Chissà perché, però miseria e povertà non sono esattamente sinonimi. La prima imbarbarisce, acceca, la seconda è sopportabile, dispone all’essenziale, impegna severamente la ricerca della misura, può educare a molte virtù. Pasolini negli “Scritti corsari” ha scritto: Ormai da
Quando salgo sul treno e vado verso sud, mi siedo sulla destra rispetto alla direzione del convoglio. Così, quando passo Livorno, posso vedere dal finestrino Calafuria, Cala di Leone, la Baia del Sorriso.
Cosa doveva essere passare e guardare quando i treni erano più lenti e lasciavano il tempo di assaporare il caldo dei colori che vengono quasi bruciati dalla luce. Spiagge gialle, rocce rosse, macchie di verde e poi quell’Hotel tutto color rosso che un tempo mi sembrava roba da ricchi e invece forse non lo era. Un Hotel che ha la sua piccola spiaggia, là dove capisci cos’è il Tirreno rispetto all’Adriatico, dal sapore meraviglioso quanto quello dello Ionio, ma così piatto, così uniforme, così uguale a se stesso, tranne che in due posti, a ridosso del monte Conero e giù giù dove l’oriente si fa sentire tra le rocce del Salento.
Il tema della cultura dell'accoglienza è un tema particolarmente caro ed è stato e rimane uno dei pilastri del programma di celebrazioni dei nostri 2600 anni di storia. E' uno dei motivi che ci distingue da sempre e che ci ha reso un simbolo nel Mediterraneo: è stato uno dei nostri punti di forza nella candidatura e resterà un punto fermo nel cammino che abbiamo intrapreso e che ci porterà al 2020. Ricordiamo le parole di Papa Francesco il 4 febbraio scorso, nel giorno prima dell'audizione: "Grazie, grazie Agrigento per quello che fate". Allo stesso modo è importante per noi il tema dell'Accoglienza della Cultura: una
Federico Bastiani, giornalista freelance residente a Bologna, dice: “Qualcuno potrà pensare che abbia scoperto l'acqua calda. A me piace pensare di aver scoperto un tè”. In effetti, l'ideatore della prima Social Street del mondo non ha tutti i torti. La sua idea di vicinato 2.0, che ha preso vita nel 2013 con la creazione del gruppo chiuso facebook “Residenti in Via Fondazza – Bologna” è, per forza di cose, qualcosa di diverso dalla semplice acqua calda.
Poco importa, infatti, se l'acqua l'abbia messa a bollire uno che ha adottato il metodo dell'atteggiamento “memore-affettivo” per raggiungere il suo obiettivo. Ma andiamo per gradi. Federico, sentiva l'esigenza di socializzare con i propri vicini di casa per uno specifico motivo: trovare dei compagni di gioco al suo piccolo Matteo.
Insieme alla moglie, individua nel social network per eccellenza, ovvero facebook, lo strumento più idoneo ad instaurare un primo contatto con gli streeters (leggasi, in alternativa, tizi della porta accanto), sovvertendo la logica che vuole i social come mezzo di connessione tra soggetti fisicamente lontani
Carissimo Tano,
accade spesso anche a me di essere tentato dal dubbio che l’evidenza della realtà sia un sogno. In parte perché lo si desidera, in parte perché talvolta lo è davvero, come di certo per il Borges che giustamente nomini. Ma accade altrettanto che nelle incrinature che danno sostanza ai sogni, il principio di ragione si configuri come una circostanza concreta di realtà. La lunga lettera del sindaco Firetto, di cui citi per sineddoche solamente alcuni brani, dà conto in modo esaustivo e circostanziato di un nuovo racconto di Agrigento in cui alcuni percorsi inclusivi di partecipazione orizzontale hanno significativamente concorso alla candidatura di Agrigento a Capitale Italiana della Cultura per il 2020, quasi sfiorando il traguardo a ricompensa di chi per un certo periodo si è quasi burlato dell’annuncio di questa scelta dell’Amministrazione Comunale. Eppure il risultato è giunto, con l’ingresso della città nella short list delle prime dieci città candidate, e di certo non è stato fortuito o accidentale, esitato per buona parte sul più ampio coinvolgimento di un ricco orizzonte di associazioni culturali e di enti del terzo settore.
Il barone di Munchhausen si tirò fuori dalla pozza afferrandosi per i capelli. È tutto qui. Le amministrazioni locali sono a zero. La politica è solo tagli di spesa. Ad Agrigento i condizionatori rotti delle scuole primarie vengono sostituiti con condizionatori nuovi comprati col denaro personale dell’assessore. In certe scuole la mano di vernice la passano i genitori. Di che stiamo parlando?
Se sei bravo ti industri per intercettare finanziamenti e investimenti e con quelli provi a soddisfare la domanda di beni e servizi che ogni amministrazione comunale deve assicurare. E provi pure a creare un meccanismo virtuoso che attragga visitatori e occasioni di spesa.
Una delle chiavi di volta in mano alle amministrazioni è la narrazione. Raccontare i luoghi come attraenti, affascinati, degni di visita, degni di spesa, degni, perché no, di investimenti.
È questa la logica che muove la candidatura di Agrigento a capitale della cultura. Se ci si riesce arrivano finanziamenti vitali per la città. È, dice sostanzialmente Tano Siracusa, una millanteria. Forse, anche se, va ricordato, la città è pur sempre arrivata in finale per l’assegnazione del riconoscimento. Quindi qualche risorsa, qualche qualità, qualche cosa di pertinente al bando ce l’ha.
Ma credo non sia questo il punto essenziale. Il punto essenziale è che i luoghi hanno bisogno di essere raccontati in modo diverso non solo perché c’è qualche milione messo a bando, ma anche perché, se una chance c’è di far fermentare quel che di buono c’è, è riconoscerlo e metterlo in primo piano.
Pare che se atteggiamo il volto al sorriso, anche se non siamo allegri, le cose cambiano. Dimostrato sperimentalmente: se solleciti i muscoli facciali costringendoli a farti assumere una espressione allegra (una matita afferrata coi denti, è l’espediente), i tuoi giudizi saranno più positivi. Pare assurdo, ma è davvero possibile tirarsi fuori dalle pozze afferrandosi per i capelli. Combatti la depressione se ti sforzi di ridere. Combatti il degrado se racconti la bellezza.
Mi hanno sempre affascinato quei filosofi e scrittori che sospendono le evidenze della nostra esperienza avanzando il dubbio radicale che possa essere un sogno: Cartesio, Calderon de La Barca, Borges, tanti altri. D'altra parte capita a chiunque prima o poi di essere tentato da quel dubbio.
In questi giorni, leggendo un articolo del sindaco Firetto su Suddovest, ho avuto proprio questa perturbante sensazione.
Il sindaco, annunciando la candidatura di Agrigento a capitale della cultura per il 2021, descrive infatti una città che non conosco, atraversata da un nuovo ‘senso di appartenenza e di orgoglio collettivo’ di cui non sapevo nulla.
Adesso, scrive il sindaco, c’è un ‘patto tra cittadini e amministrazione che ha visto le persone protagoniste delle scelte politico-organizzative: un modello partecipativo in cui residenti permanenti e temporanei sono protagonisti dei processi culturali; un laboratorio di idee, in cui la democrazia partecipativa e deliberativa è finalizzata alla costruzione condivisa delle politiche urbane e culturali che caratterizzeranno il futuro della città.’
Leggo alternando speranza e sgomento nel dubbio di essermi così assentato dalla città da poter giurare che non è vero, che il sindaco si sbaglia, che l’ultimo laboratorio di partecipazione e creatività, di protagonismo culturale collettivo è stato alcuni anni fa a Vallicaldi, dove erano state accese delle luci e dove il buio e l’abbandono sono tornati.
Il tema è la monnezza per strada, questo problematico inizio di raccolta differenziata dei rifiuti, e certi discorsi fatti con Francesco R..
Da qualche tempo Francesco chiede agli amici che ritiene abbiano letto il Principe di Machiavelli di tradurre in siciliano la parola ‘virtù’. Nove su dieci rispondono ‘spirtizza’.
In realtà si tratta di una traduzione che non esprime adeguatamente il concetto del segretario fiorentino: per quanto ‘lione e volpe’ nella scelta dei mezzi, il Principe ha infatti come fine l’interesse generale, la conquista e la conservazione dello Stato.
La ‘spirtizza’ invece utilizza la spregiudicatezza dei mezzi per finalità individuali o comunque particolari, riconducibili ad una cerchia di relazioni personali, familiari o di amici.
Agrigento 2020 è una realtà in continuo fermento. Chiusa la parentesi della candidatura a Capitale Italiana della Cultura - parentesi necessaria, che ha prodotto una forte spinta emozionale e una più ampia partecipazione al processo già in atto - il programma prosegue con energia. Il senso di appartenenza e di orgoglio collettivo che ha scatenato è solo un esempio evidente di ciò che la competizione è riuscita a generare. Abbiamo voluto attribuire un un peso specifico al programma di celebrazioni che stiamo portando avanti ormai con convinzione da circa tre anni e ci siamo riusciti: al di là della cronaca della nostra delusione per il titolo soffiato dalla città di Parma, quel che ci rende merito è l'ammissione di un testa a testa, peraltro anche dichiarato dalla Commissione del Mibact e, poi, sostenuto dal sindaco Pizzarotti, fiero di essere riuscito a battere una città quale Agrigento.
Una volta c’erano i comizi, anche in provincia. Berlinguer, Almirante, e migliaia di persone in piazza Stazione.
I due leader si rispettavano, ma lo scontro era durissimo: in Italia neofascisti, brigatisti, corpi deviati dello Stato, mafia assediavano la prima Repubblica. Erano forze radicate nella storia del paese, ma esterne al suo orizzonte.