Virginia Bellomo se n'è andata, vinta da un nemico privo di riguardo e di gentilezza. Ci eravamo frequentati per un periodo della nostra giovinezza, quando entrambi, affascinati dal teatro, cercavamo, all'interno della compagnia del Piccolo Teatro Pirandelliano, di dare una forma alle nostre inquietudini intellettuali. Di alcuni anni più grande di me, Virginia spiccava per il carattere e per l'intelligenza. L'ho incontrata non molto tempo fa, a casa di amici, insieme al marito, lo stimato dottore Lillo Calcullo, il compagno affettuosissimo di tutta la vita. Insieme abbiamo ricordato gli anni del Piccolo, le profumate rappresentazioni estive del Caos, la fede di tutti gli attori, le inoffensive polemiche che caratterizzano la vita di ogni comunità. Sono ritornato a casa rinfrancato, perché nello specchio di Virginia ho visto nitidamente la bellezza di quella nostra comune formazione umana, il valore di un'esperienza nobilmente provinciale, autenticamente artistica. Sapevo del suo male e alcuni giorni fa l'ho sognata. Come il mago Cotrone, anche Virginia si è dimessa da tutto, ma come la contessa Ilse tornerà a recitare i suoi drammi al cospetto di spiriti più elevati.
I pieni, i volumi delle case sbrecciate, diroccate dal semplice trascorrere del tempo e dell’abbandono, e accanto i vuoti dei crolli. La luce e le ombre, le pietre e la vegetazione spontanea. Qualche gatto, il silenzio delle cose. A poche centinaia di metri dal Municipio della città, Santa Croce si offre così al viaggiatore, cioè a chiunque la visiti.
A distanza di alcuni anni dalla sua ultima pubblicazione, Massimo Recalcati ha dato alle stampe un nuovo saggio, “I tabù del mondo”, al solito ben scritto, molto chiaro, molto interessante.
I primi nordafricani sono apparsi ad Agrigento negli anni ’80 e un po’ per tutti erano i ‘vu cumprà’. L’espressione, coniata in una trasmissione di Renzo Arbore, circolava in un paese appena uscito dall’incubo del terrorismo brigatista e che relegava la mattanza mafiosa in Sicilia nel repertorio delle eccentricità criminali dei suoi abitanti.
Cronaca di un respingimento. Porto Empedocle, sabato mattina. Sul corso principale alle 10 i numerosi caffè sono pieni. Via Roma è stata chiusa al traffico dalla precedente amministrazione e si può godere quel silenzio che sembra rallentare il trascorrere del tempo, attraversato da rumori minimi, discreti. Saluti, voci, passi. Oggi però non è una tranquilla mattinata di settembre come tante. Basta infatti percorrere duecento metri e all’inizio di via Roma c’è un assembramento di un centinaio di persone che tranquille non sembrano. Sono preoccupate, arrabbiate, forse anche un po’ confuse. Di sicuro concordano nella richiesta di definitiva chiusura del centro che aveva ospitato per una ventina di giorni 44 minori non accompagnati. In realtà hanno vinto. Il centro è infatti stato chiuso perché non a norma con alcune misure di sicurezza. I ragazzi sono stati provvisoriamente collocati in altri centri del territorio. Ci sono alcuni amici su fb fra i manifestanti, che immagino come me siano venuti per capire, non perché condividano le ragioni della manifestazione. Invece no. Discutiamo un poco, mentre il corteo si avvia. Non è vero che sono tutti ragazzi, spiega Paolo, e poi la Scala dei Turchi è diventata una importante meta turistica, Porto Empedocle ne sta beneficiando. La presenza di quaranta ragazzi che non hanno nulla da fare, senza soldi, non aiuta, anzi è evidente che danneggia i commercianti. Metterli in una palazzina qua dietro: è questa l’accoglienza? Dovrebbero offrire servizi, occuparli, organizzare corsi di lingua italiana.
Sono ormai trascorsi diversi anni da quando, durante un talk show di successo, Carmelo Bene, solo contro tutti, gridava ai giornalisti presenti al Teatro Parioli, una verità tanto scontata quanto misconosciuta: spesso le notizie che gli organi di stampa propongono, informano i fatti piuttosto che informare sui fatti.
A poco meno di due mesi dall’introduzione ad Agrigento della tassa di soggiorno, si apre il dibattito sull’utilizzo dei relativi proventi e si fanno più forti i dubbi che già s’avanzavano ancora prima dell’introduzione stessa sul possibile sviamento dal fine dichiarato, che è l’utilizzo a fini turistici.
Il razzismo avanza e si diffonde. Sta diventando senso comune. Attraversa partiti come il PD e persino la Chiesa con i suoi vescovi sta cambiando tono. Non c’è bisogno di dichiararsi razzisti per diventare ragionevolmente conniventi con la destra aggressiva. Si può essere moderatamente antirazzisti e poi rifugiarsi nel realismo politico e nella legalità che spesso sta dalla parte dei più forti.
Carissimo Tano, oggi, poco prima di pranzo, ho letto il tuo bell’articolo sui migranti, fedele, realistica descrizione di una realtà per nulla incandescente, a meno che tale aggettivo, copiosamente adoperato in questi giorni da alcuni prestigiosi commentatori della querelle, senza che io lo sappia sia divenuto, intanto, sinonimo di mortificante.
Negli ultimi cento metri prima dell’imbocco della galleria i bordi della carreggiata sono una discarica di sacchetti della spazzatura, indesiderata conseguenza dell’avvio della raccolta differenziata avviata dal Comune. Poi, uscendo dalla galleria si può osservare sulla destra il gigantesco cavalcavia che interrompe il suo slancio a cinquanta metri dalla collina, bucata da un misterioso tunnel. Involontario, visionario monumento alllo spreco.