L’inferno sono gli altri, sosteneva Sartre, quando non aveva ancora incrociato le rotte di un umanesimo marxista che, come un fiume carsico, scorreva sotto la crosta del marxismo ufficiale. L'inferno: l’altro, la sua soggettività che fin dallo sguardo disgrega e nega la mia soggettività. Fa pensare al filosofo francese il film di Spranga Deshapriya Katugambala, ’Per un figlio’, a Sartre e al neorealismo, al ribaltamento di prospettive e gerarchie, di orizzonti culturali, avvenuto in questo mezzo secolo. L’inferno è il silenzio degli altri, sembra sostenere il regista dello Sri Lanka, che ha 28 anni e da venti vive in Italia. L'inferno: l’altro che negando le parole, attua una strategia di annientamento della mia soggettività. Non sono questi i riferimenti culturali e cinematografici del giovane regista: ‘I miei riferimenti iniziano da Bresson a arrivano a Ozu e ai Dardenne. Il cinema deve avere un'impronta sociale. 'Per un figlio' è un film orgogliosamente clandestino, spesso girato anche senza permessi, nato dall'urgenza di raccontare ’.
Recentemente è finito al centro di una polemica, ridicola e feroce, per un commento pubblicato su Facebook e successivamente da Facebook rimosso per inadeguatezza del contenuto.
Non se l'aspettava, Vittorio Alessandro, il contrammiraglio in pensione (tecnicamente, nella riserva) del corpo delle Capitanerie di Porto, attualmente al vertice del parco naturale delle Cinque Terre.
Villa Bonfiglio dal balcone di casa mia è un bagliore lontano, acceso dal vento di tramontana. Spesso, anche in città sconosciute, ci si lascia guidare dalle luci. Di giorno dalla luce del sole. E' pressoché inevitabile camminare verso la luce del tramonto, la luce calda che accende i colori e brilla sull’asfalto come acciaio fuso, profilando nel controluce i passanti.
I tamburi annunciano in questi giorni l'approssimarsi della processione di san Calò e con la processione tornano le preoccupazioni, i timori, i ricorrenti propositi di normalizzarla.
Se fotografare significa appropriarsi della cosa che si fotografa, stabilendo con il mondo una relazione particolare di conoscenza, ciò è accaduto in queste ore proprio guardando alcune immagini scattate intorno al cantiere del progetto Terravecchia, nel cuore del centro storico, a pochi passi da Santa Maria dei Greci, in quel segmento di Agrigento che si è dato alla storia come uno dei più antichi e straordinariamente fecondi di bellezza.
Il randagismo di cani e gatti nella nostra città sedimenta fra gli umani una sua storia orale, che tramanda le gesta di personaggi più o meno illustri, qualcuno, come il Cane Nero, quasi leggendario.
Più conosciuti ovviamente i randagi di specie canina, data la spiccata sedentarietà dei gatti e la loro notorietà solamente rionale. Sulla quale andrebbe comunque condotta una indagine che riserverebbe non poche sorprese, essendovi fra i gatti randagi personalità di spicco, eccentriche, a volte misteriosamente propense a stabilire problematiche ma affascinanti amicizie con gli umani.
I cani randagi hanno invece un territorio assai più vasto (un grosso cane, di pelo lungo, dopo avere fatto il pendolare fra s. Leone e Agrigento ha da qualche anno stabilito la sua residenza nella località balneare). Li conoscono tutti, e se qualcuno di loro manifesta una spiccata familiarità con i bipedi è inevitabile che prima o poi fra di loro si faccia degli amici, che se ne parli in giro, che lo si riconosca e gli si dia un nome. A volte, proprio perché il territorio è vasto, finisce che gli sia diano nomi diversi nelle diverse zone della città.
E’ accaduto anche con il Cane Nero, e perciò l’ho sempre chiamato così. Il suo territorio era molto vasto, da via Dante al centro storico, anche se aveva vissuto a quanto pare la prima parte della sua esistenza dalle parti del Quadrivio Spinasanta.
Era comunque un frequentatore assiduo di via Atenea, quando ancora era il frequentato palcoscenico della città e dove con equanime interesse assisteva ai comizi di Sammaritano a Porta di Ponte oppure si associava ai capannelli attorno al sindaco Sodano.
Pubblicato il 16 aprile su Youtube dal sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, un invito agli "amici cinesi" ad invadere la Valle dei templi. Rivolto per caldeggiare i viaggi ad Agrigento dei turisti asiatici, è stato ripreso dai mass media nazionali. Ed eccolo anche su Suddovest. Marco Zambuto è candidato alle elezioni europee per il partito democratico.
“E’ possibile che finalmente la discussione sulla città e sul suo futuro, sulle scelte da fare, esca fuori dalle segrete e riservate stanze dei soliti noti?” – si chiede Tano Siracusa dalle colonne di Suddovest. La città di cui parla è Agrigento.
“Il PD è diventato il partito del sindaco ed assieme dobbiamo discutere l’architettura della intera giunta ma sopratutto […] dobbiamo discutere delle quattro cinque priorità della città e come risolverle” … “E il primo punto è il centro storico e la sua salvaguardia…Il prossimo step è una assemblea pubblica come auspicato nelle nota di Tano” … “l’opportunità vera per il Pd è quella di dimostrare capacità amministrative e assieme al sindaco cambiarlo il corso delle cose”, commenta Mimmo Ferraro, sempre su Suddovest.
Tano da per scontato, oppure sa, oppure pensa di sapere che in realtà una discussione sulla città e sul suo futuro c’è stata in passato e c’è tuttora e che questa discussione sia rimasta nascosta ai più, celata dalle mura ben isolate di soliti noti. Tano, nel suo pessimismo è un inguaribile ottimista. La discussione sulla città e sul suo futuro, penso io, non ci è nota non già perché, per motivi oscuri o anche chiari o anche chiaroscuri, non ci viene
comunicata; lui, Tano, non è invitato a parteciparvi, a dire la sua, non perché i soliti noti lo vogliono escludere, ma semplicemente perché i soliti noti non la fanno, questa discussione. Sono certo che non lo coinvolgerebbero, se la facessero, ma sono altrettanto certo che nessuno la fa, né noti, né ignoti, soliti o insoliti.
Questa discussione, io credo, non s’è mai fatta. Si è navigato a vista e si sono assunte decisione e si sono operate scelte sempre secondo la contingenza del momento, secondo l’utile di questo o quell’altro noto, senza un minimo di futuro.
La BBC ha dedicato una trasmissione del programma di BBC Radio 4, 'The Food Programme', al tema 'Il cibo e l'Unità d'Italia'. La città di Agrigento è stata una tappa, il 17 marzo scorso, del programma della nota presentatrice Sheila Dillon; quest'ultima è una professionista che da quattro lustri cura questo settore con approfondimenti giornalistici.
Le celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia ad Agrigento sono state filmate da una troupe dell'emittente pubblica britannica.
Succederà anche qua, ne sono convinta. È solo questione di tempo. Anzi, faccio una previsione: prima o poi ci sarà un’emergenza rifiuti che si risolverà con la miracolosa intercessione del presidente del consiglio il quale verrà proclamato santo subito dalla popolazione. Proprio per scongiurare rischio di un processo di beatificazione del primo ministro, che lo distoglierebbe ulteriormente dalla sua attività di governo, ho salutato con gioia l’arrivo delle isole ecologiche.