L’Americano è un ragazzo di Tambacounda, una grande città nel sud est di un grande paese africano, il Senegal. Tambacounda è un crocevia verso il Mali, la Mauritania, verso la Guinea, è a due passi dal Gambia e da una delle più grandi riserve naturali dell’Africa, quella di Nkolo Koba. A Nkolo Koba la foresta è rigogliosa, elefanti e rinoceronti, leoni e sciacalli sono di casa; qui, nei dintorni, vengono a pascolare le vacche i ragazzi dai villaggi satellite di Tambacounda, e anche l’Americano veniva qui da bambino; a soli nove anni si incamminava il mattino all’alba e percorreva 100 chilometri a piedi insieme alla sua ossuta mandria; gli piaceva camminare tanto, gli piaceva di più correre lontano dal suo paese. Andava sempre solo, stava tre anche quattro giorni fuori, dormiva nelle capanne che lungo il percorso gli stessi viaggiatori, i pastori, avevano avuto cura di costruire. Portava le mucche a nutrirsi, a trovare il verde, l’acqua abbondante, l’ombra, il fresco. Per lui era una festa, tranne quando le belve uscivano fuori dalla riserva per cacciare quelle facili prede; ma presto anche quel pericolo diventa per lui un piacevole diversivo: aveva imparato ad affrontare le fiere con il fuoco, con le pietre, e ai suoi amici, dei macilenti cani, aveva insegnato a non avere paura di nulla, neanche della morte. Lui la morte la conosceva bene, a 11 anni non aveva più genitori: morta la mamma mentre partoriva la sorella, morta anche lei; morto di sifilide il papà; morto il fratello più grande ucciso da ladri di bestiame. Restava con la sorella maggiore, così il capo del villaggio decide di dare lei in sposa ancora adolescente ad un cugino del padre e lui mandato ad abitare dalla zia. Lì diventa lo schiavo della famiglia, lavora i campi e pascola gli animali. Ma lui era forte, come suo padre che aveva lavorato nella miniera di Bandafossi, suo padre era forte; anche sua madre, era una grande donna. Grande. E lui era grande, molto più alto dei suoi coetanei, più robusto, sembrava già adulto. Sfidava sempre i suoi limiti, si alzava all’alba, andava a correre con gli animali: loro arrivavano stremati, lui no, e sempre capitava che se ne riportava indietro uno in spalle.