DAL TRENO TUTTI I COLORI DEL MARE di Alfonso M. Iacono

Quando salgo sul treno e vado verso sud, mi siedo sulla destra rispetto alla direzione del convoglio. Così, quando passo Livorno, posso vedere dal finestrino Calafuria, Cala di Leone, la Baia del Sorriso.

Cosa doveva essere passare e guardare quando i treni erano più lenti e lasciavano il tempo di assaporare il caldo dei colori che vengono quasi bruciati dalla luce. Spiagge gialle, rocce rosse, macchie di verde e poi quell’Hotel tutto color rosso che un tempo mi sembrava roba da ricchi e invece forse non lo era. Un Hotel che ha la sua piccola spiaggia, là dove capisci cos’è il Tirreno rispetto all’Adriatico, dal sapore meraviglioso quanto quello dello Ionio, ma così piatto, così uniforme, così uguale a se stesso, tranne che in due posti, a ridosso del monte Conero e giù giù dove l’oriente si fa sentire tra le rocce del Salento.

Qui sul Tirreno tutto è scomposto, irregolare: rocce, spiagge, scogli. Pinete dove ti puoi infrattare e fare l’amore tra gli alberi immerso nell’odore del mare, oppure dove puoi mangiare e dormire. Lì sull’Adriatico tutto organizzato, piatto, rassicurante. Sulle coste della Romagna le cooperative, la cooperazione, i prezzi più popolari, il comunismo. Sulle coste della Toscana i benestanti, la borghesia, le curve di Castiglioncello e del Sorpasso, i prezzi alti, i viali di Viareggio. Romagna e Toscana accomunati dall’infinita distesa di ombrelloni. Niente spazi liberi, niente solitudine nelle spiagge, tanta folla dove ciascuno però è solo con il suo ombrellone e la sua sedia sdraia. Non proprio solo. Con la sua famiglia. Sola. La solitudine non è individuale, è familiare. Tutti pigiati, tutti indipendenti. Il mare? Così così. In Romagna come in Toscana. Potrebbe essere meglio, ma talvolta lo vedi di uno strano colore. L’Adriatico è scuro di uno strano scuro, il Tirreno in certi posti è grigio. Sì, grigio! Come può il mare essere grigio? Grigio può esserlo un burocrate, ma non il mare! Eppure lo è! Non verde, non azzurro, non blu. Grigio. Ombrellone, sdraio, spiaggia che quasi non vedi e mare grigio. Chi non si può permettere le spiagge esclusive ha il grigio, mentre chi non si può permettere nemmeno il grigio perché non ha i soldi per l’ombrellone, deve stendere il suo asciugamani su un fazzolettino di spiaggia, quella poca che è rimasta libera, quella degli sfigati, dei ragazzi, dei solitari.

Se vado in treno verso nord, allora mi siedo sulla sinistra così posso vedere gli squarci di Monterosso, Vernazza, Nervi. Il Mare Ligure, pezzo del Mediterraneo. Bello e caro. Ancora più caro che in Toscana. Spazi ristretti e affollati. Chi non ha soldi arriva in treno, cerca di entrare nelle spiaggie, si butta in acqua in un mare di corpi che sciabordano nell’acqua, mangia un panino e torna ad affollarsi nei treni che li riporta a casa. Alla fine, per godere la bellezza dei luoghi devi andarci d’inverno.

Il mondo oggi è fatto così: le famiglie in grigio guardano con ammirazione e con invidia i ricchi che se ne stanno spaparanzati sugli yacht e guardano con disprezzo gli sfigati. È il risultato ultimo del neoliberismo e dell’individualismo: ammirare i ricchi, quelli che hanno successo e disprezzare i poveri e gli sconfitti. Nei ricchi trovi ciò che vorresti essere e non sei, nei poveri trovi ciò che non vorresti essere e che forse sarai. Il Mediterraneo è diventato neoliberista e individualista come il Mare del Nord.

Laggiù al Sud, molto al Sud, da una terrazza naturale scende la terra a sbalzi, come una specie di dolce saliscendi, colorato di giallo e di verde. A metà un’onda ferma tiene in piedi i templi, gialli quando il tufo arenario di cui sono fatti non si decide a diventare rosso, soprattutto quando incontra il sole al tramonto. E poi ancora giù verso il mare, prima verde poi azzurro, poi ancora blu. Al di là del mare l’Africa. Non si vede, ma c’è come un fantasma buono, nascosto dai vapori che esalano dall’acqua e dalla lontananza. Non è solo una lontananza geografica. È mentale. Noi siamo l’Europa. Loro l’Africa. Il mare Mediterraneo è sempre stato molto indeciso. Oscilla tra l’essere un elemento di congiunzione e l’essere un elemento di divisione. Dovrebbe essere il bacino di popoli bianchi, neri, berberi, normanni, arabi, siciliani, greci, cretesi, rodiensi, ciprioti, maltesi, algerini, tunisini, marocchini, libici, egiziani, ma chi conosce chi? Quando è un mare che divide, si riempie di cadaveri che seppellisce nelle sue profondità, di bambini, donne, uomini uccisi da altri uomini in un caos in cui la vita non vale niente. Oggi fa fatica a unire i popoli e gli uomini. Come il Mare del Nord anche il Mare Nostrum fa galleggiare i ricchi e fa affondare i poveri. Si dice che il Mediterraneo sia stato la culla della civiltà. Si stenta a crederlo. È diventato il cimitero dei vinti.

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