Submitted by redazione on Wed, 01/06/2022 - 09:54
Cento anni fa nasceva a Ravanusa Giovanni Vivacqua. Il preside Vivacqua, il nostro indimenticato e indimenticabile preside. Ha guidato il liceo classico ‘Empedocle’ per 27 anni, ha lasciato impronte riconoscibili e incancellabili nei profili umani e culturali di molte generazioni di liceali che ne coltivano il ricordo soprattutto quando una particolare complessità ingarbuglia i concetti richiamando un di più di capacità analitiche o quando presunzioni di apodittiche verità ingigantiscono approdi conoscitivi da ridimensionare con ironia sottile. Sono uno dei privilegiati ad averlo avuto preside sia come studente sia, qualche anno dopo, come insegnante alle primissime prove professionali. Il mio debito nei suoi confronti è incalcolabile. Ha avuto fiducia nei giovani e nella ragione, nell’autogoverno delle coscienze e nel dialogo. Suo figlio Giandomenico ci aiuta a ricordare il padre con questo racconto che ripubblichiamo in cui si tratteggia l’atmosfera di Casa Professa e i caratteri di alcuni dei suoi padri gesuiti. Gesuiti che per un marginale e trascurabile e tuttavia miracoloso motivo furono risparmiati al piccolo Giovanni che invece a loro era destinato. Un papa nero mancato, un preside luminoso a noi donato. (Giovanni Taglialavoro)
Mio padre bambino, portato agli studi, compreso e mistico, secondo l’autorevole opinione del reverendissimo padre Di Rosa era naturalmente destinato alla Compagnia di Gesù. Terminata nel ‘32 la scuola elementare a Ravanusa, lo attendeva il collegio di Bagheria, ma mio nonno, faccia totemica ma cuore tenero, giudicando eccessivamente severa la regola che imponeva la sveglia alle cinque, inadatta per quel figliolo - tanto bravo, ma delicato - scrisse al padre rettore, impetrando una deroga: che lo togliessero al sonno almeno alle sei, l’innocente. Dura lex, sed lex, se ne ebbe risposta.
Submitted by redazione on Sat, 17/04/2021 - 15:21
I ricordi, per complesse alchimie, talvolta conducono a corrispondenze distorte, piegate dagli svolazzi della fantasia e dall’insulto impietoso del tempo.
I ricordi che affollano i nostri pensieri, disputano all’oblio le di-menticanze. Infatti, l’atto del ri-cordare, che ha a che fare col cuore, un tempo ritenuto sede della memoria, è in tensione speculare col suo contrario: non si può cioè richiamare alla mente se non ciò che ordinariamente è confinato nella dimenticanza. Dice appunto Plotino, “il ricordo è per quelli che hanno dimenticato”.
E allora, al nostro caro Fabio, a due anni dalla sua partenza, una dedica: alcuni ritagli dall’Henry Brulard di Stendhal, poiché dimenticarlo oggi proprio non possiamo. Fra cent’anni, chissà. Ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.
Submitted by Suddovest on Wed, 20/05/2020 - 18:18
Memoria, impegno civile e lotta alle mafie sono i temi di una diretta streaming della «Strada degli Scrittori» che alle ore 16 di giovedì 21 mette a confronto il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, la giornalista Marcelle Padovani, autrice del libro scritto con Giovanni Falcone «Cose di Cosa nostra», e Rosaria Costa, la vedova di Vito Schifani uno degli agenti dilaniati nella strage di Capaci, il 23 maggio del 1992, con i colleghi Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro.
A 28 anni dall'eccidio sulla pagina Facebook della «Strada» tutti potranno seguire e porre domande in diretta live partecipando alla conversazione dal titolo «Capaci, per non dimenticare», coordinata da Felice Cavallaro.
Submitted by redazione on Sat, 18/04/2020 - 21:39
A un caro amico, partito in fretta un anno fa per una meta avvolta nel mistero, alcuni versi, forse non alti ma schietti assai, per cattivarci il suo perdono. Il nostro, è presto, oggi non viene: la sua presenza esuberante troppo ci duole.
Un bel giorno me ne vado
sono stanco e stufo
lascio le stanze
i gradini della scala
briciole e cenere
e tutto il resto avanzato
in pacchi e pacchetti
che qualcun altro aprirà.
Sull’uscio una luce
rade il cielo
lo fa calvo concavo orrendo
mi chiudo nel guscio delle palpebre
cammino e incespico
in un pacco in un braccio teso
in un lamento che dice
Non pestarmi col piede
Submitted by redazione on Sun, 01/07/2018 - 16:40
Da borghese non sono e non sono mai stato devoto di San Calogero, e però da agrigentino sono più che interessato a lui, alla sua storia, alla sua festa e vorrei che tutti quanti riflettessimo di più su questo nostro pezzo di vita. Mi piacerebbe avere la capacità di saper evocare con le parole quelli che sono i colori, i rumori, i frastuoni e perfino gli odori di quella che passa come una festa, ma che in realtà festa non è; non ho la minima capacità in questo senso e dovrete cercare di sforzarvi a rivedere quello che nelle prime due domeniche di luglio succede ad Agrigento, quelli fra voi che una volta nella vita avete avuto il
Submitted by Suddovest on Fri, 29/06/2018 - 23:28
Conferenza presso il Museo dello Sbarco di Catania su un progetto di recupero di un bombardiere Fiat BR.20M che ammarò nelle acque di San Leone nel 1943 nel corso della Seconda guerra mondiale. Attualmente il velivolo è insabbiato sul fondale agrigentino. Dopo aver recuperato con la Marina 6 pezzi, i reperti sono stati restaurati ed esposti a Catania. Sono stati impiegati strumenti di ultima generazione per mappare quanto affiora sul fondale marino. Ma rimane da eseguire una campagna di scavi. E' stato redatto un progetto di recupero, per sollevare il BR20 senza rischiare di romperlo, curato dall'ingegnere Salvatore Careca. Da parte del Gruppo Amici Velivoli storici di Torino sono stati trovati 1.600 disegni progettuali originali del B.R.20, a metà degli anni 30 del '900 considerato uno degli aerei più moderni, pietra miliare nella storia aeronautica. Quindi rimane da fare uno scavo archeologico subacqueo con studenti di archeologia e mezzi anche dei carabinieri.
Submitted by Suddovest on Wed, 25/04/2018 - 10:52
Venerdì 11 maggio alle ore 16,30, presso il Museo archeologico regionale (Santo Spirito) di Caltanissetta, verrà presentato da Ferdinando Maurici il libro di Luigi Santagati sui Ponti antichi di Sicilia dai Greci al 1778 edito dalla Lussografica, di 566 pagine.
Il volume, oltre a riportare notizie su oltre 500 ponti antichi, acquedotti e traghetti, per la prima volta riporta la datazione di diversi manufatti e segna una tappa fondamentale per lo studio e la conoscenza della viabilità della Sicilia antica sia romana che medievale.
All'evento prevista la presenza, tra gli altri, di Oscar Belvedere e Aurelio Burgio.
Submitted by redazione on Sat, 09/12/2017 - 13:54
Preg.mo Dott. Parello, sfortunatamente impreviste urgenze di natura personale mi costringono in questo momento fuori dalla Sicilia. Mi duole e mi rincresce non poter partecipare ai lavori del convegno, ai quali avevo assicurato la mia presenza, e non solo per l'importanza del tema della valorizzazione dell'inestimabile sito archeologico akragantino. In realtà, la ricorrenza che il convegno si accinge a celebrare, il ventennale della c. d. "Dichiarazione UNESCO", mi coinvolge personalmente e richiama alla mia memoria quella notte di ventuno anni fa nella quale, davanti al tempio illuminato, decisi che bisognava fare qualcosa. Uno dei luoghi più suggestivi del mondo, l'area archeologica più estesa e meglio conservata del mediterraneo, questo incredibile concentrato di bellezza naturale e storica, anziché essere il vanto e il tesoro della città, era diventato il campo di una battaglia senza esclusioni di colpi, un luogo e un argomento oggi si direbbe "divisivi", tema di scontro tra le diverse sensibilità e interessenze di una municipalità che non vedeva oltre l'orizzonte dei propri confini, come se quella cosa, la Valle dei Templi, non fosse che un affare locale, un problema nostrano, e non invece un patrimonio di tutta l'umanità.
Submitted by redazione on Wed, 29/11/2017 - 07:20
Era meglio prendere un treno per Roma e poi, una volta arrivati alla Stazione Termini, cercare un posto sul Roma-Palermo e poi, una volta lì, scendere a Termini Imerese e aspettare la coincidenza per Agrigento. Il viaggio era lungo, circa 24 (ventiquattro) ore, se andava bene, se non c’erano ritardi e se si azzeccavano i treni di corrispondenza. Le stazioni sono luoghi d’Italia, o forse lo erano prima che diventassero dei supermercati. I viaggi in treno attraversavano paesaggi i più disparati, da Torino e Milano a Napoli e da Napoli a Reggio Calabria e da Reggio Calabria a Palermo, Catania, Siracusa, Agrigento, Ragusa, Trapani.
Submitted by redazione on Fri, 19/05/2017 - 12:26
La mia prima, fondamentale esperienza di viaggio, mezzo secolo fa, sono state le trasferte da Agrigento a Ravanusa, a bordo di una Lancia Appia, quando venivano le feste comandate e mio padre sentiva il bisogno morale di ricongiungersi con la famiglia d’origine. L’automobile, una berlina affusolata dai malinconici fanali rotondi, mio padre l’aveva acquistata alla fine degli anni ’50, dopo lunghe riflessioni e alcune ruvide ma efficaci lezioni di guida, impartitegli da un cugino acquisito in fama di essere un discreto pilota. L’Appia aveva portiere che si spalancavano al modo delle ante degli
armoire, tanto spesse che quando si chiudevano emettevano un tonfo sordo e perentorio, come fossero le aperture di un caveaux della Banca d’Italia. Il sedile anteriore era un voluttuoso divano; la leva del cambio, posta orizzontalmente all’altezza dello sterzo, conferiva alla vettura, uscita di produzione nel 1963, un irresistibile aspetto retrò.
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