Submitted by Suddovest on Thu, 10/04/2008 - 12:13
Ricordate Franco Franchi e Ciccio Ingrassia? Ciccio era quello alto, magro e dinoccolato. Non era uno storico, non era un mafiologo, ma con Franco aveva battuto mille piazze, attraversato tanti paesi, incontrato tanta gente. Conosceva la sua Sicilia, conosceva il valore dei segni, il peso dei messaggi.
Ebbene, nel bel mezzo della vicenda giudiziaria che vedeva Andreotti nel ruolo di chi deve difendersi dall'accusa di aver baciato Totò Riina, Ciccio Ingrassia disse la sua. "Se Andreotti e Riina si sono incontrati, il bacio c'è stato".
Il bacio c'era stato - scenario disegnato da Ciccio - e se c'era stato a darlo non era stato Andreotti a Riina, ma Riina ad Andreotti - azzardavano, entrando nei dettagli della ricostruzione, in molti proseguendo il ragionamento di Ciccio . Dettagli? No, essenza dell'evento.
Submitted by Suddovest on Tue, 22/01/2008 - 22:22
C'ero anch'io tra le migliaia di persone in festa per l'elezione di Marco a sindaco di Agrigento. C'ero a Porta di ponte e a viale Cannatello, nella sede del suo comitato elettorale, insieme ad un popolo felice e commosso, un popolo che non credeva ancora al miracolo politico di avere tolto ai partiti e ai boss del centrodestra il monopolio del potere. Ho visto Marco abbracciarsi con Capodicasa, con Adragna, con Cusumano, con Miccichè con la Passarello, candidata fino a due settimane prima di Rifondazione e dei Comunisti a sindaco. Ho visto Marco ricevere e dare abbracci e baci da un'infinità di persone senza etichetta politica che hanno per una volta provato l'ebbrezza di un voto libero, sottratto ai doveri e alle complicità delle tribù di appartenenza.
Ho creduto subito nella candidatura di Zambuto, ho preso molto sul serio i suoi discorsi e le sue denunce sul malgoverno locale, sul sistema di potere messo in piedi dai giovani rampanti del centro destra. L'ho detto pubblicamente e l'ho scritto. Non mi interessava una ricollocazione politica di Marco: la sua candidatura, per il modo con cui avveniva e per i contenuti che esprimeva, era già un rottura politica di grandi proporzioni. Mi ricordo i discorsi infuocati anche del suo vice, il dottor Luparello, non lasciavano spazio a nessun equivoco: una storia nuova per Agrigento. Apertura a tutti gli uomini e le donne che volessero contribuire al riscatto della città, qualunque fosse la loro coloritura nel passato, alla sola condizione che condividessero la necessità di voltare pagina.
Un sindaco oltre i partiti, non sopra o contro, un sindaco che si dichiarava consapevole di dover trovare nei partiti e oltre i partiti che lo appoggiavano, quelle idee e quelle energie che erano indispensabili ad un'opera poderosa di riscatto e rinascita.
Submitted by Suddovest on Sat, 29/12/2007 - 22:33
Vorrei non si disperdesse o peggio tradisse l'entusiasmo popolare che ha portato Marco Zambuto a guidare la nostra città. Vorrei che emergesse un ceto politico di larghe vedute, capace di pensare alla città nel suo complesso, finalmente consapevole che la valle e il parco costituiscono la risorsa principale della città. Un ceto politico consapevole delle ferite urbane e sociali da curare e rimarginare. Un ceto politico sensibile alla missione dei nuovi tempi della globalizzazione e pronto a dare un ruolo ad Agrigento coerente con la sua collocazione geografica e con la sua anima solidaristica. Un ceto politico infine che metta la produzione culturale a fondamento della sua pratica amministrativa attraverso il pieno coinvolgimento e la valorizzazione delle istituzioni che sono presenti nel territorio ( Parco archeologico, Università, Centro cinema narrativa, Accademia studi mediterranei, Centro studi pirandelliani, Teatro Pirandello, Centro Pasolini ecc. ecc.) e sollecitando l’intervento critico e creativo delle migliori espressioni culturali del nostro paese e dei paesi del mediterraneo. In questi ultimi anni ad Agrigento sono emerse energie, individuali e di gruppo che hanno espresso nelle sedi istituzionali, nei partiti, nella comunicazione sociale, nelle attività culturali professionali ed imprenditoriali ( penso alla miriade di Bad and Breakfast), ampie capacità di governo della città.
Adesso si tratta di unire e valorizzare tutte le espressioni significative di questa area senza escludere nessuno e senza pretesa alcuna di primogenitura.
Submitted by Suddovest on Thu, 22/11/2007 - 22:10
Stupore: quello che tutti pensavano, e solo alcuni denunciavano, adesso ha prove documentali, si impone per tabulas: con Berlusconi al governo, con l'attuale sistema televisivo, si crea un monopolio informativo e comunicativo mortale per la democrazia.
I verbali della Guardia di Finanza valgono da soli come e più di 100 libri e di 100 interventi parlamentari sul conflitto di interessi e sul sistema radiotelevisivo italiano.
Le Bergamini, i Del Noce e i Cattaneo i Minun erano stati messi in quei posti di comando per tutelare gli interessi politici, e non solo, di Berlusconi.
Assolutamente semplice. E naturale aggiungerei: chiunque, al posto di Berlusconi, avrebbe fatto esattamente quelle scelte. Non stiamo parlando della rapacità di un uomo, Berlusconi, stiamo indicando un limite strutturale della nostra democrazia che con Berlusconi assume proporzioni mostruose e uniche al mondo ma che non si riduce alla sua persona.
E' utile che gli scandali esplodano: in questa fase di rimodulazione del quadro politico può e deve tornare centrale la questione della disciplina democratica degli spazi della informazione e della comunicazione.
C'è un fatto nuovo: non è solo la sinistra cocciuta e irriducibile a dover porre la questione.
Casini prima e adesso Fini hanno provato direttamente cosa vuol dire scostarsi dalla cieca ubbidienza a Berlusconi: attacchi diretti e senza limiti etici e di buon gusto da parte del sistema comunicativo berlusconiano.
E come nel sistema mafioso non sempre i killer aspettano ordini dai politici di riferimento per eliminare chi dà fastidio, ( si avverte nell'aria) nello stesso modo a Mediaset o nella stampa berlusconiana non è strettamente necessario che arrivi un comando dall'alto per dare fuoco alle batterie della derisione o dell'oltraggio, se ne annusa l'aria.
Dunque Fini e Casini e non solo il centro sinistra.
Submitted by Suddovest on Fri, 13/04/2007 - 11:10
Io so chi ha distrutto le mura medievali, le torri chiaramontane e le antiche porte negli anni venti; io so chi ha avviato negli anni cinquanta l’assalto alla valle dei templi spingendo la città verso sud auspicando case attorno ai templi, come Roma e Siracusa, opifici industriali nella piana di San Gregorio; io so chi ha costruito, e perché, gli orrendi palazzi sulla collina, deturpando in modo atroce la ‘forma urbis’, cresciuta attorno al nucleo arabo, consegnataci da mille e cento anni di storia; io so, chi ha fatto sparire il mare dalla vista dei sanleonini, per miserabili tangenti negl
Submitted by Suddovest on Wed, 15/11/2006 - 00:00
Ma siamo sicuri che la satira degli anni sessanta contro la sicilitudine e i suoi arcaismi, al cinema, in tv, ovunque si sia espressa, abbia avuto una qualità progressiva? Abbia aiutato cioè i siciliani a liberarsi dei fardelli oppressivi del familismo e del maschilismo?
Submitted by Suddovest on Mon, 27/02/2006 - 00:00
Submitted by Suddovest on Thu, 06/10/2005 - 00:00
Submitted by Suddovest on Wed, 28/09/2005 - 00:00
SPUNTI PER UNA INIZIATIVA POLITICO-CULTURALE AD AGRIGENTO
Submitted by Suddovest on Wed, 08/06/2005 - 00:00
La disciplina del referendum abrogativo va rivista. L’obbligo del quorum, misurato sul numero degli elettori iscritti nelle liste elettorali, di fatto rende impossibile la vittoria di chi sostiene il sì all’abrogazione. Il gioco è truccato poiché l’astensionismo attivo va a sommarsi con una quota di astensionismo ormai fisiologico per cui basta l’astensione di un 25% di elettori favorevoli alle leggi da abrogare per vanificare qualsiasi referendum.
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