BUON ANNO AGLI AGRIGENTINI
Vorrei non si disperdesse o peggio tradisse l'entusiasmo popolare che ha portato Marco Zambuto a guidare la nostra città. Vorrei che emergesse un ceto politico di larghe vedute, capace di pensare alla città nel suo complesso, finalmente consapevole che la valle e il parco costituiscono la risorsa principale della città. Un ceto politico consapevole delle ferite urbane e sociali da curare e rimarginare. Un ceto politico sensibile alla missione dei nuovi tempi della globalizzazione e pronto a dare un ruolo ad Agrigento coerente con la sua collocazione geografica e con la sua anima solidaristica. Un ceto politico infine che metta la produzione culturale a fondamento della sua pratica amministrativa attraverso il pieno coinvolgimento e la valorizzazione delle istituzioni che sono presenti nel territorio ( Parco archeologico, Università, Centro cinema narrativa, Accademia studi mediterranei, Centro studi pirandelliani, Teatro Pirandello, Centro Pasolini ecc. ecc.) e sollecitando l’intervento critico e creativo delle migliori espressioni culturali del nostro paese e dei paesi del mediterraneo. In questi ultimi anni ad Agrigento sono emerse energie, individuali e di gruppo che hanno espresso nelle sedi istituzionali, nei partiti, nella comunicazione sociale, nelle attività culturali professionali ed imprenditoriali ( penso alla miriade di Bad and Breakfast), ampie capacità di governo della città.
Adesso si tratta di unire e valorizzare tutte le espressioni significative di questa area senza escludere nessuno e senza pretesa alcuna di primogenitura.
Il presidente del Censis ha elaborato, in riferimento al modello tosco-umbro-marchigiano, il concetto del ‘diversamente vivere’: l’idea cioè che di fronte all’inarrestabile avanzata delle produzioni a basso costo delle industrie asiatiche, laddove non si possa rispondere con un rilancio della quota di sapere incorporato nel ciclo produttivo, resta la via della ricerca delle tipicità e della qualità del vivere, il modello, appunto, tosco-umbro-marchigiano. Agrigento ha due grandissime tipicità che nessuna concorrenza potrà toglierci: un grande patrimonio archeologico e l’estrema vicinanza alla sponda africana. Potrebbero essere l’asse per una fortissima identità fondata sui saperi e sulla solidarietà. Asse attorno al quale garantire sviluppo, professionalità e qualità del vivere. Prima o poi si dovrà capire che solamente modulando tutto il resto del territorio in funzione di queste due risorse, la città potrà avere un suo riscatto.