FINI PERCHE' NON CI STUPISCI? di Giovanni di Girgenti
Submitted by Suddovest on Thu, 22/11/2007 - 22:10
Stupore: quello che tutti pensavano, e solo alcuni denunciavano, adesso ha prove documentali, si impone per tabulas: con Berlusconi al governo, con l'attuale sistema televisivo, si crea un monopolio informativo e comunicativo mortale per la democrazia.
I verbali della Guardia di Finanza valgono da soli come e più di 100 libri e di 100 interventi parlamentari sul conflitto di interessi e sul sistema radiotelevisivo italiano.
Le Bergamini, i Del Noce e i Cattaneo i Minun erano stati messi in quei posti di comando per tutelare gli interessi politici, e non solo, di Berlusconi.
Assolutamente semplice. E naturale aggiungerei: chiunque, al posto di Berlusconi, avrebbe fatto esattamente quelle scelte. Non stiamo parlando della rapacità di un uomo, Berlusconi, stiamo indicando un limite strutturale della nostra democrazia che con Berlusconi assume proporzioni mostruose e uniche al mondo ma che non si riduce alla sua persona.
E' utile che gli scandali esplodano: in questa fase di rimodulazione del quadro politico può e deve tornare centrale la questione della disciplina democratica degli spazi della informazione e della comunicazione.
C'è un fatto nuovo: non è solo la sinistra cocciuta e irriducibile a dover porre la questione.
Casini prima e adesso Fini hanno provato direttamente cosa vuol dire scostarsi dalla cieca ubbidienza a Berlusconi: attacchi diretti e senza limiti etici e di buon gusto da parte del sistema comunicativo berlusconiano.
E come nel sistema mafioso non sempre i killer aspettano ordini dai politici di riferimento per eliminare chi dà fastidio, ( si avverte nell'aria) nello stesso modo a Mediaset o nella stampa berlusconiana non è strettamente necessario che arrivi un comando dall'alto per dare fuoco alle batterie della derisione o dell'oltraggio, se ne annusa l'aria.
Dunque Fini e Casini e non solo il centro sinistra.
Fini e Casini possono pensare di tornare al proporzionale, ossia ad un modello concorrenziale anche nel proprio schieramento, senza una disciplina rigorosa dei sistemi di comunicazione, lasciando ad un solo competitore gran parte degli strumenti comunicativi?
Non stiamo parlando di principi, stiamo ricordando a Fini e Casini come potrebbe non essere più di alcuna utilità chiudere gli occhi davanti allo strapotere di un uomo politico, Berlusconi, che ha in mano metà degli strumenti di comunicazione e una buona influenza sulla restante metà.
Se col sistema maggioritario alla fine ne potevano trovare, e ne hanno trovato, parziale giovamento anche loro arrivando al potere e partecipando alla spartizione di settori della Rai, col proporzionale questa utilità inconfessabile viene meno e forse potrebbe suggerire in diverso approccio alla questione.
Ma poiché siamo in una fase paracostituente ( nuovo sistema elettorale, parziali riforme costituzionali e fine del bipolarismo coatto) è forse opportuno chiedere a Fini e Casini di volare alto e pensare ai valori, come dicono loro, ai principi fondativi di una sana democrazia.
Vorrei ricordare che il sistema liberal-democratico occidentale è il risultato, anche, di almeno due secoli di discussioni e di lotte sul tema della regolamentazione della piazza: nel settecento e nell'ottocento uno dei punti centrali della lotta tra 'ancien regime' e liberali era l'uso dello spazio pubblico: manifestazioni in piazza, pubblicazioni di giornali, libere associazioni, libertà di comizi...
E chi allora aveva il monopolio di queste dimensioni comunicative fu costretto a liberalizzarle dalle lotte che pretesero la solenne proclamazione nelle carte costituzionali e negli statuti di quelle libertà. Ebbene oggi la 'piazza' da liberalizzare, le associazioni da garantire sono quelle che si esprimono e si formano attraverso l'agorà elettronica che non può, come succede in Italia, essere appannaggio di uno solo. Fini e Casini non possono pensare di fare il gioco della sinistra se limitano il potere mediatico di un uomo politico come Berlusconi: semplicemente contribuirebbero a rendere il nostro paese un normale paese occidentale e libererebbero la loro legittima ambizione di leadership dall'handicap di un sistema comunicativo squilibrato.
Fini ci ha abituato nel passato a mosse del cavallo sorprendenti: dal voto agli immigrati, alla fecondazione artificiale, al giudizio sul fascismo, ha saputo smarcarsi da cliché scontati, spiazzando osservatori pigri che l'avrebbero voluto schiacciato nell'angolo di una destra sempre uguale a se stessa, dinamizzando il quadro politico e la collocazione di una destra moderna. Perché non prova a stupirci anche questa volta assumendo lui un'iniziativa spiazzante sulla necessità di una ridefinizione delle regole che disciplinano le nuove piazze elettroniche?
I verbali della Guardia di Finanza valgono da soli come e più di 100 libri e di 100 interventi parlamentari sul conflitto di interessi e sul sistema radiotelevisivo italiano.
Le Bergamini, i Del Noce e i Cattaneo i Minun erano stati messi in quei posti di comando per tutelare gli interessi politici, e non solo, di Berlusconi.
Assolutamente semplice. E naturale aggiungerei: chiunque, al posto di Berlusconi, avrebbe fatto esattamente quelle scelte. Non stiamo parlando della rapacità di un uomo, Berlusconi, stiamo indicando un limite strutturale della nostra democrazia che con Berlusconi assume proporzioni mostruose e uniche al mondo ma che non si riduce alla sua persona.
E' utile che gli scandali esplodano: in questa fase di rimodulazione del quadro politico può e deve tornare centrale la questione della disciplina democratica degli spazi della informazione e della comunicazione.
C'è un fatto nuovo: non è solo la sinistra cocciuta e irriducibile a dover porre la questione.
Casini prima e adesso Fini hanno provato direttamente cosa vuol dire scostarsi dalla cieca ubbidienza a Berlusconi: attacchi diretti e senza limiti etici e di buon gusto da parte del sistema comunicativo berlusconiano.
E come nel sistema mafioso non sempre i killer aspettano ordini dai politici di riferimento per eliminare chi dà fastidio, ( si avverte nell'aria) nello stesso modo a Mediaset o nella stampa berlusconiana non è strettamente necessario che arrivi un comando dall'alto per dare fuoco alle batterie della derisione o dell'oltraggio, se ne annusa l'aria.
Dunque Fini e Casini e non solo il centro sinistra.
Fini e Casini possono pensare di tornare al proporzionale, ossia ad un modello concorrenziale anche nel proprio schieramento, senza una disciplina rigorosa dei sistemi di comunicazione, lasciando ad un solo competitore gran parte degli strumenti comunicativi?
Non stiamo parlando di principi, stiamo ricordando a Fini e Casini come potrebbe non essere più di alcuna utilità chiudere gli occhi davanti allo strapotere di un uomo politico, Berlusconi, che ha in mano metà degli strumenti di comunicazione e una buona influenza sulla restante metà.
Se col sistema maggioritario alla fine ne potevano trovare, e ne hanno trovato, parziale giovamento anche loro arrivando al potere e partecipando alla spartizione di settori della Rai, col proporzionale questa utilità inconfessabile viene meno e forse potrebbe suggerire in diverso approccio alla questione.
Ma poiché siamo in una fase paracostituente ( nuovo sistema elettorale, parziali riforme costituzionali e fine del bipolarismo coatto) è forse opportuno chiedere a Fini e Casini di volare alto e pensare ai valori, come dicono loro, ai principi fondativi di una sana democrazia.
Vorrei ricordare che il sistema liberal-democratico occidentale è il risultato, anche, di almeno due secoli di discussioni e di lotte sul tema della regolamentazione della piazza: nel settecento e nell'ottocento uno dei punti centrali della lotta tra 'ancien regime' e liberali era l'uso dello spazio pubblico: manifestazioni in piazza, pubblicazioni di giornali, libere associazioni, libertà di comizi...
E chi allora aveva il monopolio di queste dimensioni comunicative fu costretto a liberalizzarle dalle lotte che pretesero la solenne proclamazione nelle carte costituzionali e negli statuti di quelle libertà. Ebbene oggi la 'piazza' da liberalizzare, le associazioni da garantire sono quelle che si esprimono e si formano attraverso l'agorà elettronica che non può, come succede in Italia, essere appannaggio di uno solo. Fini e Casini non possono pensare di fare il gioco della sinistra se limitano il potere mediatico di un uomo politico come Berlusconi: semplicemente contribuirebbero a rendere il nostro paese un normale paese occidentale e libererebbero la loro legittima ambizione di leadership dall'handicap di un sistema comunicativo squilibrato.
Fini ci ha abituato nel passato a mosse del cavallo sorprendenti: dal voto agli immigrati, alla fecondazione artificiale, al giudizio sul fascismo, ha saputo smarcarsi da cliché scontati, spiazzando osservatori pigri che l'avrebbero voluto schiacciato nell'angolo di una destra sempre uguale a se stessa, dinamizzando il quadro politico e la collocazione di una destra moderna. Perché non prova a stupirci anche questa volta assumendo lui un'iniziativa spiazzante sulla necessità di una ridefinizione delle regole che disciplinano le nuove piazze elettroniche?
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