LA MAFIA, I MAGISTRATI, I MATTI E LA SAGGEZZA DI CICCIO di Onofrio Dispenza

Ricordate Franco Franchi e Ciccio Ingrassia? Ciccio era quello alto, magro e dinoccolato. Non era uno storico, non era un mafiologo, ma con Franco aveva battuto mille piazze, attraversato tanti paesi, incontrato tanta gente. Conosceva la sua Sicilia, conosceva il valore dei segni, il peso dei messaggi.
Ebbene, nel bel mezzo della vicenda giudiziaria che vedeva Andreotti nel ruolo di chi deve difendersi dall'accusa di aver baciato Totò Riina, Ciccio Ingrassia disse la sua. "Se Andreotti e Riina si sono incontrati, il bacio c'è stato".
Il bacio c'era stato - scenario disegnato da Ciccio - e se c'era stato a darlo non era stato Andreotti a Riina, ma Riina ad Andreotti - azzardavano, entrando nei dettagli della ricostruzione, in molti proseguendo il ragionamento di Ciccio . Dettagli? No, essenza dell'evento. Se bacio doveva esserci quel giorno - era il senso"logico"della ricostruzione (o costruzione) -  doveva essere il capo dei capi di Cosa Nostra a  dimostrare di poter entrare da ospite d'onore in una lussuosa casa dell'alta borghesia finanziaria di Palermo, attraversare il salone, avvicinarsi al Presidente e baciarlo. Ed essere visto da chi gli era alle spalle e lo accompagnava, perché raccontasse. Segni, messaggi. Pesanti come blocchi di granito.
Perchè richiamo quell'episodio ancora controverso e sempre negato dal Presidente, che nel frattempo è uscito quasi indenne dalla vicenda giudiziaria? Perché in queste ore il confronto elettorale si impenna, cambia passo ed offre  spunti di riflessione sul tema. Riepiloghiamoli.
Veltroni fa le liste, in Sicilia c'è indignazione per l'esclusione di Beppe Lumia, il politico che fa venire il mal di testa alle cosche, Veltroni corregge l'errore e mette Lumia capolista al Senato. Un segnale inequivocabile. Per la Regione ci sono, in tandem, la Finocchiaro e la Borsellino. Altri segnali. Poi, inizia la campagna elettorale, e Veltroni dice e ripete con una forza che non si ricorda nella storia della politica italiana, che il Partito Democratico disprezza il voto della mafia e che il Partito Democratico vuole cancellare dalla terra le mafie. Si arriva così al martedì che precede il voto. Berlusconi, senza che la cronaca offra il minimo spunto, sferra un affondo contro i magistrati, indicando nella testa dei PM una pericolosa instabilità, capace, dunque,  di orchestrare inique sentenze e complotti ad personam.
Curiosamente, nello stesso giorno, Dell'Utri (uomo colto, ma anche grande conoscitore del valore dei segni nella sua Sicilia), oltre a promettere di riscrivere la storia, soprattutto negli anni della Liberazione dal fascismo, archivia come pazzi i pentiti di mafia e elegge ad eroe quel Mangano che fu stalliere di Arcore, ''mafioso e assassino col bollo'', e che la mafia la conosceva bene dal di dentro, senza mai pentirsi. Eroe per Dell'Utri ieri, eroe per Berlusconi oggi, che riprende e motiva l'amico Marcello. Se vogliamo, poi, completare - come dire - la cronaca politica della giornata, sui giornali c'è la frase di Lombardo, candidato del PdL contro la Finocchiaro e la Borsellino, che parla di fucili, come Bossi. E parlare di fucili in Sicilia non è proprio richiamarsi alla storia e al presente migliori dell'Isola. Cronaca di segnali, alla vigilia del voto.
 
Onofrio Dispenza

 

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