CHI APPROFITTA DI MONTALBANO? di Giovanni Taglialavoro
Submitted by Suddovest on Thu, 06/10/2005 - 00:00
“Si è approfittato della popolarità del commissario Montalbano per lanciare un attacco al governo e alla polizia di stato.” E’ il pensiero (?) di un esponente della destra a commento dell’ultima puntata della fiction ‘Giro di boa’ ed è riferito alla rabbia del commissario Montalbano sui fatti di Genova, alla sua denuncia dei pestaggi illegali ad opera di alcuni poliziotti, delle false prove esibite alla magistratura dagli agenti, episodi che hanno portato Montalbano sulla soglia delle dimissioni dalla Polizia. Chi ha approfittato di Montalbano? Il tema è intrigante. Forse il regista o lo sceneggiatore, criptocomunisti, che hanno manipolato il testo di Camilleri, mettendo in bocca a Montalbano frasi mai pronunciate e estranee allo spirito del commissario. Una rapida verifica del testo del romanzo ci porta ad escludere la loro responsabilità: le frasi contro i poliziotti sono nel romanzo, non sono state inventate da loro. Del resto che fosse così lo aveva assicurato Saccà, responsabile di Raifiction, quando ha ricordato addirittura che le parole del romanzo sono state attenuate in virtù della saggezza di Camilleri, che certo, ricorda Saccà, passa per comunista, ma che in questa circostanza ha capito che una cosa è la televisione e un’altra il romanzo. E allora chi ha approfittato di Montalbano? Non ci sono dubbi: Andrea Camilleri. E’ lui l’autore del romanzo, è lui che ha messo in bocca al commissario le frasi incriminate, lui il profittatore della notorietà di Montalbano. Caso risolto. Ma c’è una difficoltà: a prima vista e secondo la logica più elementare, è Montalbano ad avere approfittato di Camilleri, e non il contrario: senza lo scrittore, senza la sua fantasia creativa, Montalbano non sarebbe mai esistito. Come può allora Camilleri essere accusato di aver strumentalizzato la sua creatura? Ciò non attenua la gravità delle frasi pronunciate da Montalbano solamente ne dirotta la responsabilità verso lo scrittore il quale ha approfittato della sua ( nel senso di ‘della di lui’) notorietà per lanciare veleni contro la polizia. Adesso il caso sarebbe veramente risolto se non ci ricordassimo di un altro agrigentino, Luigi Pirandello. Non ci aveva segnalato che i personaggi esistono indipendentemente del loro autore? anzi, di più, che sono loro stessi a cercare l’autore, puro strumento passivo, tramite materiale, per la loro consistenza vitale? I personaggi sono come le idee di Platone: preesistono al pensiero, il quale può solamente riconoscerle. Dunque Camilleri torna innocente e il personaggio Montalbano colpevole: Montalbano, come tutti i personaggi, preesiste all’autore che ne è il casuale e momentaneo tramite di riconoscimento. Ma si tratta di un tramite neutrale? Il siciliano con cui si esprime Montalbano non ha niente a che vedere con le origini di Camilleri? E i ‘purpiceddi’ affogati, le sarde a beccafico, il timballo di melanzane e maccheroni, che Montalbano divora nulla hanno a che fare con le trattorie frequentate a Porto Empedocle da Camilleri? Qui ritornano forse le responsabilità dello scrittore, in quanto tramite non neutrale che mette nel personaggio qualcosa di proprio, la sua proterva intenzionalità denigratoria, fino ad arrivare, caso estremo di immorale approfittamento, a riversare in lui le proprie biliose idiosincrasie antiberlusconiane! Ma si può contestare ad un autore la creatività? C’è un modo ‘corretto’ di portare in vita i personaggi? Prendiamo in considerazione un altro caso famoso, l’ispettore Derrick. Anni fa un sindacato di polizia tedesco fece un passo formale contro gli autori della fortunata serie televisiva per contestare il fatto assurdo di un ispettore, Derrick, che rimaneva tale, senza cioè uno straccio di promozione, dopo tante inchieste felicemente concluse! La cosa sembrava ingiusta e diseducativa. E vale poco, in questi casi, ricordare che si tratta di una fiction, ossia di una non realtà: ai fini della formazione dei valori, delle gerarchie comportamentali, degli ideal-tipo, la fiction conta ormai più della cosiddetta realtà! Come spiegare altrimenti che in uno stato liberal come la California venga eletto governatore uno come Arnold Schwarzenegger, uno cioè del quale sono noti solamente i caratteri e le abilità dei personaggi filmici? C’è da ritenere che siano stati proprio questi caratteri e queste abilità a convincere la gran parte degli elettori a votarlo, così come, da governatore, lo stesso Schwarzenegger non potrà che essere coerente con il personaggio dei film. Insomma la finzione e la realtà si sono capovolte, per cui la realtà diventa sempre di più prodotto del suo prodotto. Aveva ragione allora l’uomo politico di destra, magari senza saperlo non avendo alcun dovere di conoscere i tortuosi percorsi della nuova ontologia postmoderna, qualcuno ha approfittato di Montalbano. Manca solamente un passaggio per dare alle sue ragioni la forza granitica dell’apparenza: che lo stesso Montalbano, cioè in questo caso Zingaretti, si metta sul mercato elettorale. Intanto ha mandato in avanscoperta il fratello Nicola. Più avanti si vedrà.
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