Dopo il progetto Terravecchia, quindi, il progetto Ravanusella. Il modello, l'idea ispiratrice sembra la stessa: si attende che il degrado delle vecchie case in tufo minacci o determini i crolli e si acquistano a bassissimo prezzo i ruderi che vengono sostituiti con fabbricati in cemento armato. Il tutto utilizzando risorse pubbliche che offrono a poche, grosse imprese, una formidabile opportunita' speculativa.
Agrigento e' stata devastata dal cemento armato. Non solo nel vasto, ipertrofico territorio della nostra periferia privo di qualsiasi cifra urbanistica (ad eccezione di Villa Seta), non solo con la quinta dei tolli immediatamente a ridosso delle vecchie mura chiaramontane, ma ben dentro la citta' medievale sono sorti negli ultimi decenni orrendi palazzoni in cemento e, qui in centro, proprio al posto delle vecchie case in tufo.
E' questo il modello di citta' che si e' perseguito e che non si vuol rigettare, anche se il prezzo pagato e' stato altissimo, per la qualita' della vita degli abitanti e per l'economia cittadina che sui flussi turistici avrebbe potuto prosperare.
I turisti vengono a vedere i templi. Poi dalla valle guardano la citta', vedono i tolli, e se ne vanno. La maggior parte. I pochi che rimangono e grazie alla diffusione dei B&B trovano alloggio nel centro storico, ne scoprono con stupore le meraviglie e gli orrori.
L'orrore delle scale trasformate in strade, delle automobili che hanno saturato tutti gli spazi di una citta' costruita per un'umanita' non motorizzata, l'orrore della Cattedrale che sta franando, della chiesa di Santa Rosalia senza facciata, come una bellissima donna alla quale abbiano strappato il volto, delle case abbandonate e pericolanti, della sporcizia. L'orrore dei palazzi di otto, dieci piani, che svettano a volo d'uccello sui tetti dove l'eternit spesso sostituisce le tegole.