Submitted by redazione on Sun, 13/04/2014 - 13:29
La sentenza del tribunale di Grosseto che ingiunge al Comune di registrare il matrimonio di Giuseppe Chigiotti e Stefano Bucci celebrato a New York è un passo avanti e naturalmente, in un paese bigotto come il nostro, sta suscitando sdegnate reazioni. Il procuratore capo di Grosseto annuncia che impugnerà la sentenza, la Cei si è già mossa con dichiarazioni forti contro la sola idea di matrimoni fra omosessuali. Strano.
Submitted by redazione on Sat, 08/03/2014 - 11:16
La frana di un pezzo della collina orientale della città ha fatto pensare a molti che su Agrigento si è davvero posata la mano di un santo protettore. E sappiamo tutti chi è, con buona pace di s. Gerlando. Poteva essere una grande tragedia ed è invece un nuovo grande dramma, che questa volta investe un luogo simbolo dell’Agrigento ‘moderna’ e borghese e coinvolge i suoi abitanti. Ai quali va naturalmente la solidarietà di tutti gli agrigentini.
Il territorio cittadino sta presentando ai suoi abitanti il conto del saccheggio perpetrato ai suoi danni dal secondo dopoguerra, diciamo dall’abbattimento di Villa Garibaldi.
Ha perfettamente ragione Stefano Vivacqua nel suo romanzo quando sostiene che non ha alcun senso addebitare a responsabilità per quello che è successo soltanto alle classi dirigenti, al ceto politico o imprenditoriale, a un partito, a questo o a quell’altro sindaco.
Arrivava la modernità, e tutti, amministratori, vescovi, giornalisti, intellettuali, semplici cittadini di tutti i ceti festeggiavano l’abbandono dei catoi bui e maleodoranti della città in tufo e l’avvento della verticalità in cemento armato, accessoriata da ascensori, bidè, strade asfaltate per le automobili, vedute a volo d’uccello sulla valle e sul mare.
C’è voluta la frana del ’66 per rendersi conto che la festa era finita, ma già uno dei territori più affascinanti del Mediterraneo si era trasformato in un paradigma di urbanizzazione scellerata, che aveva definitivamente compromesso un futuro possibile, quello di una città di arte, di cultura, di bellezza, e quindi anche di grande turismo internazionale.
Submitted by redazione on Tue, 04/03/2014 - 17:57
Matteo Renzi alla guida del governo italiano non è il risultato di un colpo di mano, ma di un doppio voto popolare: il primo, quello delle elezioni di un anno fa che hanno dato al Pd la maggioranza assoluta alla camera, relegato il centro destra ad un ruolo del tutto marginale e dato alla forze antimoderate quasi due terzi della rappresentanza; il secondo voto, le primarie del Pd di dicembre, che hanno visto il trionfo di Renzi.
Dopo la sentenza della corte costituzionale sul 'Porcellum' e dopo il rifiuto di Napolitano di andare subito al voto dopo l'approvazione dell'Italicum, Renzi ha deciso di accelerare i tempi e di assumersi la piena responsabilità della guida del governo.
Il corpaccione del Pd, quello parlamentare e quello degli apparati locali, vive questo approdo come se un estraneo si fosse impossessato delle loro attese, del loro linguaggio, della loro storia e identità: l'ovazione riservata all'abbraccio Bersani-Letta, ossia ai due principali responsabili della mancata vittoria del Pd e di otto mesi di governo impastoiato nelle mediazioni interminabili, rappresenta plasticamente questo smarrimento che spinge i parlamentari a vivere con orgoglio le sconfitte e con timore e riluttanza le possibili vittorie.
Sfugge ai più, o forse, al contrario, è terribilmente presente, il fatto che il pd arriva a guidare il governo col suo segretario forte di una delega popolare inedita e fragorosa e di una popolarità senza precedenti.
Basterebbe vedere la goffa manovra di aggiramento che Forza Italia sta tentando con appropriazioni indebite del leader fiorentino per capire la marginalità in cui è relegata l'opposizione di destra in questo momento e le potenzialità di sviluppo dell'azione di governo.
Submitted by redazione on Thu, 27/02/2014 - 13:40
Caro Pepi,
la tua è esattamente la risposta che mi aspettavo: severa, a volte forse anche involontariamente cattedratica, com'è giusto che sia. La tua cattedra poggia non solo sulla tua superiore competenza musicale ma, come implacabilmente ribadisci, su quell' appuntamento generazionale che tu hai vissuto e al quale io non mi sono presentato. Solo un inciso: io sono davvero ignorante, cioè non so di cosa parli quando fai riferimento alla 'sociologia della musica' di cui non so assolutamente nulla. Mi sono espresso sicuramente alla buona con le frasi che hai virgolettato, ma non sono per me espressioni convenzionali, casomai di comodo: 'musica etnica' per me è quella che ho sentito in Tanzania quando un gruppo di Masai ha improvvisato una danza: una musica solo vocale, ogni voce un suono diverso, e quella loro danza necessaria che era tutt'uno con le loro voci, con la musica che i loro stessi corpi producevano. Ma anche l'' abbanniata' è musica etnica, certo elementare. Però avrei capito trenta anni dopo che l'abbanniata della 'marsigliana' che ascoltavo da bambino, quel sintagma di canto, veniva da lontano, dall'altra parte del mare. Su un paio di questioni tuttavia vorrei precisare alcune cose.
Submitted by redazione on Wed, 26/02/2014 - 11:11
*PER GENTILE CONCESSIONE DELL'AUTORE PUBBLICHIAMO UN BRANO DEL LIBRO 'IL COMPLESSO DI ATLANTE', TORRI DEL VENTO EDIZIONI
Submitted by redazione on Tue, 25/02/2014 - 15:52
Carissimo Tano,
mi sento lusingato nell’apprendere che alcune mie affermazioni, sia pure perché radicalmente contrastate, contribuiscono alla realizzazione dei tuoi video. Ma veniamo al dunque. Non mi sogno nemmeno di mettere in discussione la complessa articolazione dei tuoi convincimenti, perché so bene con quanta profondità e rigore sei solito osservare ciò che ti circonda. Ma intendo sottrarmi all’ordine del giorno che d’imperio stabilisci, inondandomi di considerazioni sociologiche, ideologiche, delle quali faccio in genere volentieri a meno quando mi riferisco alla musica. E intendo sottrarmi anche alle parole che usi, quasi mai innocenti, come “ricerche autoriali”, “musica d’autore”, “musica etnica”, che fanno tanto “Istituto di Sociologia della Musica”.
Reputo velleitario ogni tentativo di schiodarti dai tuoi ferrei convincimenti, in quanto il tuo rapporto con la musica rimane fondamentalmente di tipo concettuale, mediato, “pensato”. Ricordo che una volta, dopo averti fatto ascoltare un brano di Bob Dylan (Simple twist of fate), mi hai chiesto, con aria perplessa e severa ad un tempo, del “testo”.
Richiesta legittima, se nel tono della tua voce ed in un’altra serie copiosa di indizi espressivi, non avessi ancora una volta colto l’improbabilità di intendersi.
Submitted by redazione on Tue, 11/02/2014 - 08:17
Esiste oggi una sinistra? Non si tratta di una domanda retorica. Se infatti ci atteniamo alla definizione di Norberto Bobbio che identificava la sinistra con la questione dell’eguaglianza, la risposta è secca: no! In Italia ci sono due o più destre (ma anche l’Europa non scherza, con in più il crescere in Francia, in Germania e nel nord di una destra fascista aggressiva e pericolosa) che si contrappongono facendo il gioco delle parti per cui l’una è la destra riconosciuta e l’altra è una destra con le vesti di una sinistra. Troppo schematico?
Submitted by redazione on Sun, 08/12/2013 - 17:23
La cittadinanza agli immigrati che vivono e lavorano nel nostro paese è il minimo che si possa e si debba fare. Ma il problema non è soltanto l’integrazione, il problema è il lavoro e, diamo il giusto nome, è lo sfruttamento del lavoro. Che siano i cinesi a sfruttare i cinesi, o gli italiani a sfruttare gli albanesi, o i cinesi a sfruttare i senegalesi, o gli italiani a sfruttare gli italiani, la questione non cambia.
Submitted by redazione on Mon, 18/11/2013 - 14:59
Inutile, tardiva, inconcludente, sfogatoio, passerella: con parole simili i più hanno giudicato l'assemblea pubblica organizzata dal nuovo assessore al Centro storico Maurizio Masone sul progetto Terravecchia.
E invece penso che l'iniziativa fosse giusta, dovuta, tardiva certo rispetto a Zambuto, ma non a Masone. E' stata molto reticente, questo sì, sul punto decisivo del progetto: la parte privata, sia quella che a Sant'Antonio moltiplica i piani di un vecchio edificio modificandone radicalmente il prospetto e i carichi urbanistici sia che quella, incredibile, di via Gioeni che regala graziosamente il completamento di un rudere senza connessione alcuna col resto del progetto.
Quasi tutti gli interventi si sono espressi contro il progetto. Una nota curiosa: sia negli interventi che lo hanno difeso che in molti di quelli che lo hanno avversato è stato usato un ragionamento che per i primi motiva l'avvio dei lavori e per i secondi l'impossibilità di fermarli: ossia la fase ormai avanzata del suo iter burocratico.
Submitted by redazione on Fri, 15/11/2013 - 20:55
Caro Maurizio, non mi pare che l'incontro di ieri sia servito a fare qualche
passo avanti, neppure nella conoscenza del progetto Terravecchia.
Mi pare ci siano due questioni che sarebbe sbagliato separare, essendo l'una
in una certa misura la conseguenza dell'altra, come i tecnici del
Comune hanno spiegato: la questione Terravecchia e quella del Piano
particolareggiato per il centro storico che la rende possibile, salvo
(sembra di capire) eventuali accertamenti della presenza di strutture
ipogeiche o di interesse archeologico che renderebbero necessarie delle
varianti.
Sul progetto Terravecchia l'attuale Amministrazione si dichiara disponibile a
sostenere tutte le modifiche migliorative che saranno attuabili.
Ma il punto di discussione, tuttora irrisolto, è se delle modifiche siano
possibili e a quale progetto, visto che soprattutto la sua parte privata
rimane sconosciuta ai non addetti ai lavori.
Ma è la seconda questione quella più importante: dare subito inizio alle
procedure necessarie per avviare la definizione di un nuovo strumento
urbanistico per il nostro centro storico che scongiuri il moltiplicarsi di progetti come questo e che
assuma come obiettivo la salvaguardia e la riqualificazione dei
volumi architettonici esistenti e la reinvenzione urbanistica degli spazi
lasciati vuoti dai crolli.
Un nuovo piano particolareggiato per il centro storico e un piano complessivo
della mobilità riduca drasticamente il traffico veicolare privato nel
recinto della città medievale e che attivi le metropolitane di supeficie con Aragona
e Porto Empedocle.
Sono molte le città italiane i cui centri storici sono abitati, le strade
pedonalizzate, i pianiterra utilizzati per esercizi commerciali e artigianali
(tradizionali e nuovi), gli spazi culturali sostenuti dal Comune e fruiti dagli abitanti e dai turisti. Questo
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