LA MUSICA DI MOZART MA ANCHE I MOTORI NEL SALOTTO DI AGRIGENTO di Vincenzo Campo

Non amo le corse di automobili e neanche di motociclette, ne' di bolidi in generale; per la verita' non amo le corse ne' le competizioni e sogno e vagheggio un mondo di uguali e solidali nel quale nessuno cerca di arrivare prima dell'altro e piuttosto aiuta ad andare avanti quello che stenta. Vagheggiamenti. Non amo neppure l'Amministrazione guidata dal sindaco delle Primavere agrigentine, che pure e' mio amico sul piano personale; non mi piace quello che fa e soprattutto non mi piace il fatto che, in realta', ''non fa'', che, io credo e' il male peggiore di Agrigento; di questa citta' che vive ancora sulla memoria di quello che disse Pindaro e pure se ne gloria senza riflettere che in realta' quel vanto e' la constatazione di un demerito: quello di avere ridotto nelle condizioni in cui e' quella che era, per il Poeta, la piu' bella citta' dei mortali.
Penso poi che non e' certamente possibile mettere a confronto la musica, la musica quale che sia, di Mozart o di Wagner, o anche dei Pink Floid o di Georges Brassens, col fracasso che fanno le automobili che corrono; non credo ci sia uno, uno solo, il piu' appassionato d'auto e moto e per di piu' stonato come una campana che preferisca il rumore dei motori alle armonie e alle melodie.
Detto questo puo' apparire contraddittorio che approvo la scelta di aver consentito che una corsa d'auto passasse attraverso al salotto buono della citta', con tutto il suo fracasso, col suo frastuono e con l'orribile odore degli oli combusti. E non solo perche' e' durato pochissimo e non ha lasciato strascichi, ma proprio per il suo valore positivo d'essere un evento.
Certo sarebbe opportuno che nell'ordinario, quando per la via Atenea non passano macchine da corsa, non passassero neanche le macchine da passeggio, quelle che, nel passeggiare, appunto, si soffermano in corrispondenza di un negozio si' e di uno no per consentire a chi le occupa di ammirare le vetrine, di valutare il colore e la foggia del paletot di cammello, o la lunghezza delle gonne dei tailleur per potersi adeguare all'ultimo grido della moda o criticare l'eccessiva scampanatura dei pantaloni che si devono portare nella stagione in corso.
Sarebbe bello che in questo o in quell'angolo, all'imbocco della via Porcello, nello slargo vicino all'Immacolata, nel piccolo marciapiedi a ridosso della via Fodera', tra Santa Rosalia e il Purgatorio, in quell'altro slargo che i piu' vecchi chiamiamo ''di Caratozzolo'', in piazza Gallo, magari sgombrata dalle auto dei privilegiati che vi possono sostare e ornata di nuovo col busto di quel tale Nicolo' del quale posta il nome, sarebbe bello, insomma, che un po' dovunque ci fossero musicisti, spontanei o organizzati ad esibirsi per il diletto loro e nostro, come nelle sere d'estate a Salisburgo o a Vienna o a anche Rouen. Vagheggiamenti.
Sarebbe bello che Agrigento diventasse citta' di eventi, spontanei o organizzati, attraverso i quali e per mezzo dei quali avesse la vita che non ha, che la facessero somigliare veramente ad una Citta', piuttosto che ad un insieme disorganico e disorganizzato di case e di persone.
E sarebbe bello anche che di tanto in tanto i musici sospendessero le loro esecuzioni per lasciare spazio per una mezza serata al passaggio di auto da corsa. Come, senza che questo crei scandalo, a Montecarlo, nel Principato di Monaco. Vagheggiamenti.
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