Che Agrigento sia una città d'arte è un logoro slogan elettorale, un sincero auspicio per molti, un’utopia per alcuni, un dato di fatto per altri, pochi: gli artisti e quelli che li frequentano. Ne conosco tanti, ci si incontra alle mostre, nei loro studi, da Francesco Siracusa. E poi il nostro è un territorio sconsideratamente vasto, che lambisce Aragona e, attraverso Villa Seta e Monserrato, si congiunge alla periferia di Porto Empedocle. Con il nuovo centro commerciale che sembra proporsi come ombelico di un nuovo territorio metropolitano.
Così è facile, senza averlo programmato, trascorrere ad Agrigento un fine settimana di arte, incontrare un pittore, visitare la mostra di uno scultore.
Ad Aragona, nell'atelier di Giuseppe Rizzo, in arte Crizzo, la luce entra da una porta che si apre sul terrazzo. Le piante grasse che lo ornano sono altrettante sculture vegetali che con le loro forme bizzarre, austere o sfarzose, fanno da contrappunto ai modelli scultorei all’interno dello studio, alla pittura apollinea di Crizzo. Con Francesco Siracusa, come altre volte, discutono d’arte. Il pittore sta lavorando a dei ritratti di piccolo formato per una mostra imminente. E ad un ritratto su commissione. E' il primo novembre, un sabato, la naturale penombra della stanza sembra assecondare il gusto per le tessiture monocromatiche che modellano i volti, i corpi, sembra evocare la luce di un interno conventuale, dove in silenzio il pittore da forma al mito, lo rinnova e attualizza. Su un tavolo un grosso volume con tutti i racconti di Cortàzar. Si può capire che l’autore di Bestiario, dello scrittore che innestava nel tessuto della quotidianità l’irruzione dell’assurdo, possa piacere molto al pittore aragonese.