LA BELLEZZA CI SALVERA' SE NOI LA SALVIAMO di Alfonso M. Iacono

Dopo i fatti di Genova e di Carrara, il capo della Protezione civile Gabrieli, Salvatore Settis, il presidente del parco delle Cinque Terre Vittorio Alessandro e molti altri sono concordi nel dire che i disastri ambientali si possono prevedere. E' stato inventato un concetto, il paesaggio, che non ha a che vedere con una estetizzante idea di bellezza, bensì con il governo del rapporto uomo-ambiente. Nel suo famoso scritto sulla pittura il grande umanista Leon Battista Alberti si collegò idealmente al detto del filosofo Protagora, secondo cui "l'uomo è misura di tutte le cose". Citando Protagora, Alberti voleva esaltare la capacità umana di costruire un mondo che aveva come spettatori e fruitori gli stessi uomini. Ma nel Rinascimento come nell'Antica Grecia l'uomo voleva essere misura di tutte cose in un senso del tutto diverso da quello in cui vuole esserlo ai giorni nostri. Il concetto di misura era sinonimo di equilibrio di un rapporto fra gli uomini e il loro ambiente artificiale e naturale che il mondo ritrova nella piazze, nei palazzi, nelle strade delle città rinascimentali. Ironia della sorte, quel senso della misura è diventato oggetto di ammirazione e di frequentazione turistica in un mondo globalizzato che ha perso il senso della misura. Quando si parla della vocazione turistica della Toscana e dell'Italia tutta, dobbiamo ricordarci che noi sfruttiamo cose costruite e inventate in un luminoso passato, di cui siamo gli eredi non sempre degni. Il turismo stesso è lo sfruttamento di un'eredità di cui non abbiamo alcun merito. Anzi, facciamo il contrario di quello che facevano gli umanisti nel Rinascimento. Devastiamo il territorio, lo cementifichiamo senza un criterio, distruggiamo gli ambienti fluviali e marini mentre, nello stesso tempo, additiamo con orgoglio ai turisti la dolcezza delle colline corteggiate dai cipressi, la geometrica severità dei palazzi medicei, i colori dei ponti e dei fiumi al tramonto. Non credo che oggi Leon Battista Alberti avrebbe voglia di usare il detto di Protagora. Immaginatevi cosa significhi oggi "l'uomo è misura di tutte le cose". A dover misurare le cose con il metro degli uomini di oggi ci troveremmo in una situazione imbarazzante. Nella devastazione del territorio e nella distruzione dell'ambiente non vi è stata e non vi è misura tra il mondo artificiale, urbanizzato, abitato e il mondo naturale. Un mondo fatto dagli uomini che non è alla loro misura. E' questo che stiamo facendo. Ciò che si è perso è proprio il senso del tutto e del suo equilibrio, l'idea che la costruzione di una casa, di un palazzo, di un edificio debba avvenire in un contesto ambientale ben definito, spesso delicato. Alla perdita del senso della misura si accompagna l'assenza di una cultura del paesaggio, che non può essere basata se non su una visione progettuale capace di guardare lontano nel tempo e nello spazio. Il fatto è che ciò contrasta con i tempi di una democrazia malata dove tendono a prevalere il tutto e subito, l'immediatamente visibile, la scorciatoia per il consenso, il ricambio dei favori elettorali, la corruzione, la colpevole irresponsabilità di chi lucra sull'imbroglio nell'uso dei materiali e di chi, lucrando anch'egli, chiude un occhio, anzi tutti e due.

Si possono prevedere le alluvioni e i disastri? Sì, si possono prevedere, ma il punto saliente della previsione non riguarda tanto o soltanto quel che si deve fare nell'emergenza, bensì, al contrario, quel che si deve fare per il territorio e per l'ambiente quando l'emergenza non c'è.

Trovo francamente ipocrite e arroganti frasi del tipo: "la bellezza ci salverà". La bellezza non è mai semplicemente e solamente un fatto estetico. Non ci salverà se non saremo noi a salvarla.

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