REQUIEM PER IL REFERENDUM A FAVORE DELL'ACQUA PUBBLICA di Alfonso Leto
Consegnate le reti idriche alle società private, pena la diffida ai comuni ancora “inadempienti”! Come ai bei tempi di Cuffaro e Lombardo, ma stavolta sotto l'alto patrocinio del presidente del consiglio e la partecipazione straordinaria di Rosario Crocetta, governatore della Sicilia. Questo in pratica l’effetto-domino dell'art. 7 del decreto sbloccaitalia, da poco convertito in legge.
Il senso pratico di questo provvedimento, per i tanti comuni della provincia di Agrigento che dal 2007 si rifiutano aderire agli ATO idrici, si traduce dunque così: consegnate le chiavi del bene più prezioso che avete (l’acqua) nelle mani dell’avente diritto Girgenti Acque spa, investita a gestire per trent’anni i servizi idrici nei 43 Comuni della provincia di Agrigento, quella società creata da Angelo Lombardo (fratello di Raffaele e come lui condannato per concorso esterno in associazione mafiosa) e di cui l’imprenditore Marco Campione è azionista di maggioranza (già condannato in via definitiva, dalla Suprema Corte nel 2011 per reati contro la pubblica amministrazione).
Nel 2007, all’origine dell’istituzione degli Ato idrici, nella provincia di Agrigento, la maggioranza dei comuni contrari alla gestione privata delle reti (il 60%) venne neutralizzata dal presidente della regione Cuffaro con un atto d’imperio e carte truccate: spostando la soglia utile di maggioranza dal 50,01% al 66%, alterando criminalmente il concetto basico e aritmetico di democrazia rappresentativa, pur di consegnare l'acqua siciliana nelle mani delle SPA appaltatrici. Da allora, fino al 2012, i 25 comuni “ribelli” dovettero fronteggiare ricorrendo a massicce mobilitazioni civiche, oltre che ai ricorsi legali, le cicliche “incursioni” dei commissari regionali inviati prima da Cuffaro, nel 2009, poi da Lombardo nel 2012 e respinti puntualmente dai cittadini nel corso di massicce manifestazioni.
Frattanto, nel passaggio del testimone di due presidenti della regione, avvenuta nel chiuso delle aule di giustizia (entrambi per reati connessi al favoreggiamento mafioso), il 13 giugno 2011, il Popolo Italiano (concetto divenuto ormai mocio per pavimenti) si esprime con plebiscitaria chiarezza (94,6%) per l'abolizione della privatizzazione della gestione idrica delle risorse varata da Tremonti (dopo gli analoghi tentativi “di sinistra” della Lanzillotta). In Sicilia addirittura si raggiunge il 97%. La sinistra, PD in testa, si produce in una delle sue tipiche esplosioni di autoerotismo politico attribuendosi quella "vittoria", grazie al grande lavoro svolto contro la politica liberista di Berlusconi e dei suoi "amici industriali" che –come recitavano gli sloogans- "vuole privatizzare tutto": beni storici, spiagge, mare, suolo, sottosuolo compresa la risorsa primaria per eccellenza. Il referendum é un trionfo liberatorio anche contro il governo Lombardo, al lordo dei Lumía, dei Cracolici e del nutrito gruppo PD socio sostenitore di quel presidente così fraternamente vicino alla societá che serve L'ATO idrico catanese, l'Acoset, il cui consigliere di amministrazione dal 2004 al 2006 era proprio suo fratello Angelo (ancora lui).
Nel 2012, Lombardo, subodorando già aria di sconfitta politica, distribuisce e raschia tutto ció che puó, prima di finire sotto processo.
È il turno di Crocetta: il "ciclone antimafia" che, fra le altre sue qualitá taumaturgiche e purificatrici, si presenta ai siciliani come il naturale continuatore dei referendum popolari, ancora in attesa di un interprete legislativo, che tutti in Sicilia attendono come liberazione dal malanno degli ATO idrici. Ma oggi, a distanza di due anni dal suo roboante rodaggio, e dei flop collezionati, di quei referendum non vi é la minima traccia; non solo: sopraggiunto il decreto "sbloccaitalia" di Renzi, i sindaci dissidenti (e i cittadini, e i movimenti...) che "credevano" di aver ragione da vendere, si sentono fortemente traditi, da Montecitorio a Palazzo dei Normanni, da palazzo Chigi a Palazzo d’Orleans. Ciò che sembrava un diritto costituzionale da rivendicare é diventato con Renzi una concessione da mendicare (vista la sua totale insensibilità sull'argomento) nella completa autosparizione di tutto quel PD trionfale dei dì di festa referendari. Intanto, nella provincia di Agrigento, per fare un solo esempio siciliano, la Girgenti Acque SPA, legittimata (si fa per dire) dal decreto sblocca-affari/blocca-referendum é tornata alla carica diffidando i sindaci di quei comuni a consegnare le reti "manu militari" alla loro "famigerata" gestione, pena il commissariamento.
Questo ritorno coattivo alla gestione privata delle risorse idriche esprime un decisionismo cieco che nemmeno il Berlusconi di migliore annata è riuscito ad esercitare; questa volta con un meccanismo autoimmune che mette Renzi al riparo da quella sinistra, Pd in testa, che a suo tempo dall'opposizione sventolava compatta i vessilli colorati dell'inviolabilità della risorsa idrica dalle speculazioni del mercato.
Tutti i padrini e le madrine dell'acqua pubblica, specie quei parlamentari regionali e nazionali del PD in prima linea contro Cuffaro, Lombardo e Berlusconi, non si sentono piú nemmeno ronzare nella grande corte affollata di Matteo Renzi, o in quell'altra zattera sinistrata di Crocetta, il quale oramai a tutto pensa tranne che all'acqua pubblica e alla legge di iniziativa Popolare e dei Consigli Comunali in discussione all'ARS dal 2010. I sindaci dissidenti dell’agrigentino (oggi di 18 comuni) in questi giorni stanno provando a riorganizzarsi per fronteggiare quest'altro assedio delle SPA e le minacce di commissariamento e conseguenze giudiziarie connesse; ma non trovano più nessun referente politico disposto seriamente a perorare la causa, che un tempo era sloogan politico di tutti. Sono soli, disorientati, demoralizzati ma pronti: hanno stilato, intanto, un primo documento comune di motivatissima rivendicazione, ma che attualmente rimane senza risposta da Crocetta: riferimento istituzionale più prossimo, abilitato a bloccare i commissariamenti. Tra le loro comunità c'è una tensione strisciante e la rabbia di dover ancora fare muro, fisicamente, contro i prossimi commissari che saranno nominati a reclamare "per legge", i "diritti" che le Spa vantano sull'acqua. Ai cittadini, per dirla con Brecht, non rimarrebbe altro che "sedersi dalla parte del torto, perché tutti gli altri posti sono occupati", e si capisce sempre meglio da chi.
Del resto, questi sono i tempi in cui i senatori siciliani Marinello (NDC), Lumia (PD), Finocchiaro (PD), Mineo (PD), Bianco (PD), Mancuso (NCD), Vicari (NCD), Torrisi (NCD), Schifani (NCD), votano il provvedimento contenuto nello sbloccaffari del governo con cui si sancisce la liberalizzazione delle trivellazioni petrolifere in mare e sulla terraferma e si incoraggia il rilascio delle concessioni dei titoli minerari. Cosa vogliamo che siano, in fondo, i campieri degli acquedotti, a confronto con le multinazionali del petrolio e delle acque minerali?