BIAGIO CONTE. LA SUA STORIA ALDIQUA DEL MIRACOLO di Tano Siracusa
Serata speciale al cinema Mezzano domenica sera. Pasquale Scimeca ha presentato il suo film su Biagio Conte, intrattenendosi con il pubblico dopo la proiezione. Non sono un critico cinematografico, ma uno spettatore che ritiene il cinema capace di altissime espressioni artistiche e comunque, ancora oggi, un formidabile strumento di comunicazione. Anche di informazione.
‘Biagio’ non è un ‘docufilm’, è un film, è finzione dichiarata. Ma è anche la biografia di un uomo immerso nella sua vita fuori dal comune, che il film neppure lo ha visto.
Nel lavoro di Scimeca la storia di Biagio Conte si ferma a prima della sua guarigione, di cui non si da notizia neppure in una didascalia finale. Angelo Capodicasa, presente in sala, della guarigione a Lourdes di Biagio Conte non sapeva nulla. Lui, Biagio Conte, non ne vuol parlare. I media tacciono. Nino Fasullo, sacerdote, direttore di Segno, ha commentato privatamente che si trattava di un semplice, banale miracolo.
E’ vero che che c’è una profonda incomprensione dei credenti nei confronti dei non credenti, ma è vero anche il contrario. Forse alla guarigione di Biagio Conte potrebbero ispirarsi i vignettisti alla Charlie, ma sarebbe una specie di esorcismo alla rovescia. La verità è che la cultura laica in questi casi semplicemente ammutolisce, o trova le parole degli psichiatri, di ipotesi estremamente interessanti che si inoltrano negli scenari del rapporto fra mente e cervello, delle neuroscienze. Ma ammutolisce la grande informazione, sia laica che cattolica, anche quella cattolica.
Parlare della guarigione di Biagio Conte sembra quasi sconveniente. Imbarazzante. Certo, poi si può cercare di addomesticare nella finzione cinematografica l’eccesso che la realtà, la biografia propone, si può dire, come mi pare faccia Scimeca, che Biagio Conte è comunque un uomo straordinario, anche senza le guarigioni miracolose (con o senza virgolette, a piacere), che indica una strada, un’utopia forse ( che non è nuovissima come diceva il regista l’altra sera, risale a duemila anni fa). Ma rimane la sensazione di una soglia non varcata, anche sul piano della semplice informazione, di un buio in fondo paradossale per un non credente.
‘Biagio’ è un film onesto, di un uomo sincero, ma che misura anche la barriera che separa un’esperienza di fede come quella di Biagio Conte da tutti noi che stiamo dall’altra parte, che quella barriera vorremmo scalarla o attraversarla, oppure semplicemente ignorarla perché non ce ne frega niente, perché siamo tutti figli di Voltaire e di un cristianesimo che si è completamente smarrito nel secolo, nella storia.