NOTE A MARGINE DI UN FINE SETTIMANA IN UNA CITTA' D'ARTE di Tano Siracusa

Che Agrigento sia una città d'arte è un logoro slogan elettorale, un sincero auspicio per molti, un’utopia per alcuni, un dato di fatto per altri, pochi: gli artisti e quelli che li frequentano. Ne conosco tanti, ci si incontra alle mostre, nei loro studi, da Francesco Siracusa. E poi il nostro è un territorio sconsideratamente vasto, che lambisce Aragona e, attraverso Villa Seta e Monserrato, si congiunge alla periferia di Porto Empedocle. Con il nuovo centro commerciale che sembra proporsi come ombelico di un nuovo territorio metropolitano.
Così è facile, senza averlo programmato, trascorrere ad Agrigento un fine settimana di arte, incontrare un pittore, visitare la mostra di uno scultore.
Ad Aragona, nell'atelier di Giuseppe Rizzo, in arte Crizzo, la luce entra da una porta che si apre sul terrazzo. Le piante grasse che lo ornano sono altrettante sculture vegetali che con le loro forme bizzarre, austere o sfarzose, fanno da contrappunto ai modelli scultorei all’interno dello studio, alla pittura apollinea di Crizzo. Con Francesco Siracusa, come altre volte, discutono d’arte. Il pittore sta lavorando a dei ritratti di piccolo formato per una mostra imminente. E ad un ritratto su commissione. E' il primo novembre, un sabato, la naturale penombra della stanza sembra assecondare il gusto per le tessiture monocromatiche che modellano i volti, i corpi, sembra evocare la luce di un interno conventuale, dove in silenzio il pittore da forma al mito, lo rinnova e attualizza. Su un tavolo un grosso volume con tutti i racconti di Cortàzar. Si può capire che l’autore di Bestiario, dello scrittore che innestava nel tessuto della quotidianità l’irruzione dell’assurdo, possa piacere molto al pittore aragonese.
Il giorno successivo a Porto Empedocle una passeggiata con Luigi Gangarossa ci conduce alla Torre Carlo V. Non l'avevo ancora visitata dopo il restauro e non avevo avuto modo di vedere la mostra di Giuseppe Agnello. La struttura è magnifica, malgrado pezzi di intonaco già scrostati e alcune sculture, quelle scure soprattutto, mostrino uno strato di polvere spesso abbastanza da alterarne il cromatismo. Un segno di trascuratezza se non di abbandono che contrasta non solo con la magnificenza della struttura ma anche con la qualità del materiale che ospita.
Anche qui la figura umana si metamorfizza, come in alcuni dipinti di Crizzo, e il motivo arboreo, vegetale, sia pure rinsecchito, bruciato, storto, ricorda le forme astratte di alcune ramificazioni delle piante viste il giorno prima ad Aragona. Stupenda la sala bianca, l'omaggio alle barche dei disperati, ai loro viaggi disperati. Ma tutta la mostra è un viaggio oltre il confine, dove la natura sembra riassorbire la carne umana nella materia inerte; e chi guarda apprende che c’è una colpa dei viventi.
Una mostra importante di un altro importante artista del nostro territorio, che rimane anche lui ancorato alla figura umana. Come Juan Esperanza, come Rosario Bruno. Ma anche come Marilina Marchia, Giovanni Scifo, Jianfranz, Gaetano Vella, per citare i pittori più giovani. O la stessa Olga Bruccoleri, che dissemina e nasconde nei suoi intarsi di colori accesi, di bruni terrosi, nell'apparente caos, figurine, profili, tracce della figura umana; e Giovanni Proietto con l'eruzione materica e il colorismo delirante delle sue figure femminili, con il suo dionisiaco omaggio a Courbet. E naturalmente la figura umana è presente in Gianni Provenzano e centrale in Giuseppe Agozzino.
C'è, insomma, nel panorama artistico del nostro territorio, un orientamento diffuso, sparso, che proviene da contesti e percorsi culturali diversi, che utilizza tecniche diverse, ma che curiosamente converge sulla figura umana. E più in generale sul rifiuto dell'arte astratta e concettuale. In questo contesto rientra anche Luca Sclafani, con la sua pittura evocativa, colta, che accosta anche raffinate ibridazioni di tecniche e superfici diverse. Mentre il percorso di Franco Fasulo, che sembra procedere verso una progressiva, rarefatta astrazione, è però frutto di un progressivo avvicinamento ottico alla superficie delle sue navi. E oltrepassata una soglia si aprono nuove, visionarie figurazioni paesaggistiche.
Si tratta di artisti colti e informati, che si confrontano anche con il mercato, che conoscono le tendenze dell'arte contemporanea. Inutile precisare che ci sono nel nostro territorio anche artisti che seguono orientamenti diversi, soprattutto giovani che sperimentano con le nuove tecnologie. E tuttavia la tendenza dominante sembra quella orientata al recupero non soltanto della dimensione 'rappresentativa' della creazione artistica, ma anche di un oltrepassamento del gioco postmoderno, del citazionismo sgorbiato, ludico. Sarebbe interessante indagarne le ragioni.
Considerazioni a margine di un fine settimana in una città d'arte. Potrebbe essere il titolo di un articolo, se non fosse troppo lungo.

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