C'E' UN DIO CONTRARIO ALL'OMOSESSUALITA'? di Alfonso M. Iacono
La sentenza del tribunale di Grosseto che ingiunge al Comune di registrare il matrimonio di Giuseppe Chigiotti e Stefano Bucci celebrato a New York è un passo avanti e naturalmente, in un paese bigotto come il nostro, sta suscitando sdegnate reazioni. Il procuratore capo di Grosseto annuncia che impugnerà la sentenza, la Cei si è già mossa con dichiarazioni forti contro la sola idea di matrimoni fra omosessuali. Strano. Per qualunque cosa ci genuflettiamo di fronte all’Europa e agli U.S.A., ma rispetto alle questioni che coinvolgono i temi del rapporto fra matrimonio, amore e religione siamo sempre orgogliosamente in retroguardia. E’ passato molto tempo, ben quarant’anni, da quando il referendum sul divorzio sancì l’autonomia della Stato italiano dal volere della Chiesa in materia di indissolubilità del matrimonio, impedendo che la fede, una libera scelta del credente, si imponesse come dovere a tutti i cittadini. I più giovani non ricordano forse quella che fu una grande battaglia civile, democratica e di coscienza laica. Nonostante ciò, ancora oggi, vi sono residui negativi indiretti. Per esempio, chi non è spostato civilmente o religiosamente, ma convive, non può godere dei diritti, per esempio sanitari e fiscali, di coloro che sono coniugati. In altri paesi non è affatto così. Il matrimonio, civile o religioso che sia, è una scelta libera basata su un riconoscimento pubblico e sociale che va ben al di là del fatto giuridico. Come si è liberi di contrarre matrimonio, di farlo con rito civile o con rito religioso, di comunicare il proprio amore in modo formale, così si dovrebbe essere liberi di convivere acquisendo tutti i diritti di chi si sposa. Ma per gli omosessuali oggi è diverso. Il loro giusto desiderio è che il loro amore sia riconosciuto anche formalmente con un matrimonio. E chi o cosa può negare questo desiderio? Qualcuno direbbe: la natura che ci ha fatti maschi e femmine. Ma la natura non può essere la norma del nostri costumi. Noi siamo esseri la cui esistenza biologica è intrinsecamente determinata dal linguaggio e dalla cultura in tutte le nostre manifestazioni, anche quelle più elementari, quali il mangiare o il fare l’amore. E’ per questo che possiamo e dobbiamo distinguere fra il mangiare (soddisfazione di un bisogno) e il gustare (determinato dalla cucina che è un fatto culturale), fra il sesso e l’erotismo. Ammesso e non concesso che la natura sia e debba essere la norma per i nostri sentimenti, allora dobbiamo sapere che in natura l’omosessualità è una condizione diffusa e normale. Ma se non è la natura, può essere un Dio contrario all’omosessualità? E perché mai dovrebbe esserlo? Dovremmo pensare o che l’omosessualità non è compatibile con l’amore oppure che l’amore non sia il tratto determinante di questo dio che giudica, disprezza e condanna. Se non possono essere la natura o un Dio, allora sono gli uomini a pensare che gli omosessuali non possano e non debbano contrarre matrimonio fra loro. Ma se sono gli uomini, essi possono cambiare le loro leggi. Dunque, torniamo alla questione della libertà di amare e dell’autonomia delle scelte di chi ama. Gli omosessuali hanno lottato e stanno lottando per quella libertà e per questa autonomie. Sono lotte che ci costringono a rimettere criticamente in discussione i nostri pregiudizi e il nostro senso comune, in particolare in tema di libertà e di amore. Ha scritto Giambattista Vico: “Il senso comune è un giudizio senz'alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, da tutta una nazione o da tutto il gener umano”. Appunto, un giudizio senz’alcuna riflessione, un pregiudizio. Il desiderio d’amore e il senso della libertà possono modificare il senso comune scardinandone i pregiudizi.