TERRAVECCHIA. I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI di Giovanni Taglialavoro
Inutile, tardiva, inconcludente, sfogatoio, passerella: con parole simili i più hanno giudicato l'assemblea pubblica organizzata dal nuovo assessore al Centro storico Maurizio Masone sul progetto Terravecchia.
E invece penso che l'iniziativa fosse giusta, dovuta, tardiva certo rispetto a Zambuto, ma non a Masone. E' stata molto reticente, questo sì, sul punto decisivo del progetto: la parte privata, sia quella che a Sant'Antonio moltiplica i piani di un vecchio edificio modificandone radicalmente il prospetto e i carichi urbanistici sia che quella, incredibile, di via Gioeni che regala graziosamente il completamento di un rudere senza connessione alcuna col resto del progetto.
Quasi tutti gli interventi si sono espressi contro il progetto. Una nota curiosa: sia negli interventi che lo hanno difeso che in molti di quelli che lo hanno avversato è stato usato un ragionamento che per i primi motiva l'avvio dei lavori e per i secondi l'impossibilità di fermarli: ossia la fase ormai avanzata del suo iter burocratico.
Questo ragionamento è l'unico che non può essere usato dall'amministrazione, perché è agli atti che al sindaco sin dalla fase della pubblicazione del bando siano arrivate segnalazioni e proteste per i limiti di quello che si andava a compiere. Nel corso dei quattro anni che ci separano dalla pubblicazione del bando (che dava solamente tre settimane di tempo per la presentazione delle proposte alimentando il sospetto che si trattasse di un bando fotografia) in tante occasioni sia singoli cittadini, o singoli consiglieri comunali o Lillo Micciché segretario provinciale di un partito, gruppi organizzati con appelli pubblici o partiti nella loro ufficialità, hanno chiesto al sindaco Zambuto di rivedere il progetto senza ottenere alcun risultato e di contenuto e di confronto pubblico. Dunque adesso Zambuto, o chi per lui, non può avanzare la scusa dell'iter concluso, non ne ha il diritto. In realtà ha voluto questo progetto pervicacemente, contro ogni ragionevole dubbio, per esempio quello dell'allora assessore Muglia che lo ha pregato di soprassedere. Lo difenda nel contenuto se ne è capace, non per la fase cui è giunto nel suo procedimento burocratico.
A quelli che invece lo avversano e si sentono ormai impossibilitati ad intervenire vorrei ricordare che nella storia dei movimenti o della sinistra le battaglie si sono fatte spesso in presenza di leggi o di procedure che le impedivano: gli esempi sono tutti dentro la storia del movimento operaio o dei diritti civili, oppure ai nostri tempi, senza dover fare riferimento alla lotta 'NoTav', si può pensare al ponte sullo stretto, alle villette sopra la scale dei Turchi, o alla lottizzazione di Torre Salsa e tante altre battaglie, battaglie appunto, in cui la lotta si fa senza pretendere di avere in anticipo la certezza della vittoria.
E poi c'è il fatto nuovo che dovrebbe darci una maggiore speranza di successo: assessore al centro storico è Maurizio Masone, un uomo che da sempre ha garantito linearità e impegno sui temi del centro storico di Agrigento, un uomo che certamente non scambierà mai una poltrona per la coerenza con le sue idee.
Voglio credere che la sua delega assessoriale sia il risultato di un accordo politico che gli consenta margini di manovra su un progetto che lui ha sempre pubblicamente avversato.
Allora avanti con i cambiamenti. Ora, non dopo un nuovo piano particolareggiato che se verrà, verrà tra 20 anni. Ora è possibile cambiare gli aspetti più odiosi di un progetto inutile e dannoso per la collettività e per il nostro borgo medievale.
Gli obiettivi li abbiamo individuato:
a. esplorare il sito con una trincea archeologica che punti a sondare eventuali e molto probabili resti classici e medievali e a tutelare i sottostanti ipogei;
b. valorizzazione dei resti della chiesa della Magione con uso pubblico degli spazi verdi connessi;
c. mantenimento degli attuali tre piani dell'edificio privato riducendone l'altezza
d. presenza dei tecnici della soprintendenza per tutta la durata dei lavori
e. uso dei materiali tradizionali
f. conservazione e valorizzazione dell'attuale scalinata di Sant'Antonio della casa Filippazzo e della facciata laterale del palazzo Montaperto oggi in uno stato di pietoso pericolo e abbandono
g. eliminazione della ristrutturazione del rudere di via Gioeni del tutto sconnesso con il resto del progetto.
h. Utilizzazione dei fondi che in resterebbero in esubero per coinvolgere nel progetto di risanamento i residenti della zona che volessero risanare le loro case dando la precedenza a chi oggi vi abita.
Hic Rodhus hic salta