La vita, l'amore, la morte, il sesso. E gli adulti che non sanno cosa fare, che non sanno cosa dire di fronte all'allentarsi d'ogni freno inibitorio, proprio ed altrui. Con ordine: occorre trovare un significato alla follia; rendere impotente ogni autorità; intimidire chiunque, specie gli adulti, fino a ridurli alla rassegnazione sorda, all'aprassia e all'afasia; (...é la mancanza di rabbia che finisce per uccidere. Mentre l'aggressività depura o guarisce.).
E quindi, come in una implacabile spirale regressiva, dare sostegno ad una cultura di ebeti, marcata dalla fierezza della propria superficialità e dalla vuotaggine, sì, però sincera: la sincerità che è peggio della falsità e l'innocenza che è peggio della corruzione. Tutta l'avidità che si nasconde sotto la sincerità. E sotto il gergo. Questo splendido linguaggio che hanno tutti - in cui sembrano credere – queste chiacchere sulla loro ‘mancanza di autovalorizzazione', quando l'unica cosa di cui sono sempre convinti, in realtà, è di avere diritto a tutto. L'impudenza la chiamano tenerezza, e la crudeltà è camuffata da ‘autostima' perduta. E gli adulti che continuano a non sapere cosa fare e cosa dire, spettatori catatonici della truffa che questi ragazzi hanno messo in piedi. L'iperdrammatizzazione delle emozioni più insignificanti.
Senza dubbio però, c'è voluto impegno per proporsi con un linguaggio che ha messo in soffitta Herbert Marcuse per preferirgli quello, sincero e immediato, of course, di Monica Lewinsky.