Finalmente la parola eguaglianza entra in scena dopo molti, molti anni. La sinistra unita che oggi fa capo a Pietro Grasso come leader e punto di riferimento, si chiama liberi e eguali. Quasi tutta la sinistra internazionale, a eccezione oggi dei laburisti di Corbyn in Gran Bretagna e dei democratici di Sanders in USA e di non molti altri nel mondo, aveva abdicato a un punto fermo della sua identità, l’eguaglianza. Non sto parlando dell’eguaglianza delle opportunità o dell’eguaglianza formale di fronte alla legge. In questi tipi di eguaglianza si riconoscono tutti, a cominciare dai neoliberisti. Il problema sorge quando l’eguaglianza delle opportunità o quella della legge che dovrebbe essere eguale per tutti non si realizza perché esse sono frenate o vanificate da altre diseguaglianze, quella economica, per esempio, o quella di genere oppure quella ambientale.
"Le uniche promesse di Berlusconi mantenute - dall'IMU all'IRAP - gliele abbiamo realizzate noi. Io non contesto a Berlusconi quello che ha fatto: contesto ciò che non ha fatto". (Matteo Renzi su Repubblica del 10 dicembre)
Certo lo stile di comando, una certa dose di arroganza, o la pretesa di rottamare persone, avranno avuto un loro peso nella scissione e nella formazione del nuovo movimento 'Liberi e Uguali'. Ma il nucleo decisivo sta in quello che Renzi ha detto nell'intervista a Tommaso Cerro, condirettore di Repubblica: in quelle due righe si condensa il senso della sua linea: siamo quelli che realizzano veramente il programma di Berlusconi, che non va contestato nelle sue premesse e impostazioni, ma solo realizzato in modo vero ed efficace laddove con Berlusconi al comando restava una semplice promessa.
Siamo davanti alla esplicita conferma di un'accusa sempre respinta, quella del renzusconismo, alla rivendicazione orgogliosa di una identità politico-culturale da parte del segretario del Pd che marca una distanza davvero incolmabile con una parte significativa di quello che fu il gruppo fondativo del partito non solo di provenienza Ds, ma anche dal cattolicesimo sociale.
Renzi si conferma ai loro occhi essenzialmente come una versione giovanile e non impastoiata dai mille paralizzanti conflitti di interessi del liberalismo di massa teorizzato da Berlusconi.
Capita talvolta di leggere qualcosa che sembra scritto apposta per alimentare suggestioni particolari. Oggi, un paio di magnifiche pagine di un romanzo della Ortese, Alonso e i visionari, mi hanno spinto a spendere qualche parola sul riproporsi di iniziative di alcune popolazioni della provincia, ostili ad accogliere i migranti.
A noi, che nascondiamo o cancelliamo senza vergogna la grazia dell’uomo, Anna Maria Ortese ricorda che essa non risiede nella forza ma nell’amicizia modesta, benevola, operante, continua verso tutti i viventi della Terra, giungessero anche dalla Parte Esterna dell’Universo. E apparissero maledetti della Vita.
Giorni fa Siculiana ha dichiarato, con una manifestazione molto partecipata, l’indisponibilità ad ospitare altri migranti oltre quelli già presenti da tempo in paese. Le motivazioni sono quelle solite, per giunta sostenute dal pronunciamento solenne di un Consiglio comunale aperto alla cittadinanza e, a quanto riferiscono le cronache, affollato e vivace.
I pieni, i volumi delle case sbrecciate, diroccate dal semplice trascorrere del tempo e dell’abbandono, e accanto i vuoti dei crolli. La luce e le ombre, le pietre e la vegetazione spontanea. Qualche gatto, il silenzio delle cose. A poche centinaia di metri dal Municipio della città, Santa Croce si offre così al viaggiatore, cioè a chiunque la visiti.
A distanza di alcuni anni dalla sua ultima pubblicazione, Massimo Recalcati ha dato alle stampe un nuovo saggio, “I tabù del mondo”, al solito ben scritto, molto chiaro, molto interessante.
I primi nordafricani sono apparsi ad Agrigento negli anni ’80 e un po’ per tutti erano i ‘vu cumprà’. L’espressione, coniata in una trasmissione di Renzo Arbore, circolava in un paese appena uscito dall’incubo del terrorismo brigatista e che relegava la mattanza mafiosa in Sicilia nel repertorio delle eccentricità criminali dei suoi abitanti.
Cronaca di un respingimento. Porto Empedocle, sabato mattina. Sul corso principale alle 10 i numerosi caffè sono pieni. Via Roma è stata chiusa al traffico dalla precedente amministrazione e si può godere quel silenzio che sembra rallentare il trascorrere del tempo, attraversato da rumori minimi, discreti. Saluti, voci, passi. Oggi però non è una tranquilla mattinata di settembre come tante. Basta infatti percorrere duecento metri e all’inizio di via Roma c’è un assembramento di un centinaio di persone che tranquille non sembrano. Sono preoccupate, arrabbiate, forse anche un po’ confuse. Di sicuro concordano nella richiesta di definitiva chiusura del centro che aveva ospitato per una ventina di giorni 44 minori non accompagnati. In realtà hanno vinto. Il centro è infatti stato chiuso perché non a norma con alcune misure di sicurezza. I ragazzi sono stati provvisoriamente collocati in altri centri del territorio. Ci sono alcuni amici su fb fra i manifestanti, che immagino come me siano venuti per capire, non perché condividano le ragioni della manifestazione. Invece no. Discutiamo un poco, mentre il corteo si avvia. Non è vero che sono tutti ragazzi, spiega Paolo, e poi la Scala dei Turchi è diventata una importante meta turistica, Porto Empedocle ne sta beneficiando. La presenza di quaranta ragazzi che non hanno nulla da fare, senza soldi, non aiuta, anzi è evidente che danneggia i commercianti. Metterli in una palazzina qua dietro: è questa l’accoglienza? Dovrebbero offrire servizi, occuparli, organizzare corsi di lingua italiana.
Sono ormai trascorsi diversi anni da quando, durante un talk show di successo, Carmelo Bene, solo contro tutti, gridava ai giornalisti presenti al Teatro Parioli, una verità tanto scontata quanto misconosciuta: spesso le notizie che gli organi di stampa propongono, informano i fatti piuttosto che informare sui fatti.
A poco meno di due mesi dall’introduzione ad Agrigento della tassa di soggiorno, si apre il dibattito sull’utilizzo dei relativi proventi e si fanno più forti i dubbi che già s’avanzavano ancora prima dell’introduzione stessa sul possibile sviamento dal fine dichiarato, che è l’utilizzo a fini turistici.
Il razzismo avanza e si diffonde. Sta diventando senso comune. Attraversa partiti come il PD e persino la Chiesa con i suoi vescovi sta cambiando tono. Non c’è bisogno di dichiararsi razzisti per diventare ragionevolmente conniventi con la destra aggressiva. Si può essere moderatamente antirazzisti e poi rifugiarsi nel realismo politico e nella legalità che spesso sta dalla parte dei più forti.