'LIBERI E UGUALI': TRA NOSTALGIA E FUTURO di Giovanni Taglialavoro
"Le uniche promesse di Berlusconi mantenute - dall'IMU all'IRAP - gliele abbiamo realizzate noi. Io non contesto a Berlusconi quello che ha fatto: contesto ciò che non ha fatto". (Matteo Renzi su Repubblica del 10 dicembre)
Certo lo stile di comando, una certa dose di arroganza, o la pretesa di rottamare persone, avranno avuto un loro peso nella scissione e nella formazione del nuovo movimento 'Liberi e Uguali'. Ma il nucleo decisivo sta in quello che Renzi ha detto nell'intervista a Tommaso Cerro, condirettore di Repubblica: in quelle due righe si condensa il senso della sua linea: siamo quelli che realizzano veramente il programma di Berlusconi, che non va contestato nelle sue premesse e impostazioni, ma solo realizzato in modo vero ed efficace laddove con Berlusconi al comando restava una semplice promessa.
Siamo davanti alla esplicita conferma di un'accusa sempre respinta, quella del renzusconismo, alla rivendicazione orgogliosa di una identità politico-culturale da parte del segretario del Pd che marca una distanza davvero incolmabile con una parte significativa di quello che fu il gruppo fondativo del partito non solo di provenienza Ds, ma anche dal cattolicesimo sociale.
Renzi si conferma ai loro occhi essenzialmente come una versione giovanile e non impastoiata dai mille paralizzanti conflitti di interessi del liberalismo di massa teorizzato da Berlusconi.
Ma Renzi non è un usurpatore, un alieno che si è intrufolato surrettiziamente in un corpo sano: ha solo consumato l'ultimo passaggio della torcitura radicale della sinistra che in questi decenni è passata dalla formula 'soviet più elettrificazione' a 'Marchionne più Cottolengo' ossia alla espressione più compiuta della celebrazione dei meriti individuali mitigata dalla compassione caritatevole.
'Liberi e Uguali' può risultare una residuale resistenza rispetto a tale deriva evolutiva oppure il nucleo di un'alternativa nuova e avanzata capace di elaborare un'idea diversa di risposta alla crisi delle società avanzate.
Come dare sintesi alla spinte, non sempre armonizzabili, del protagonismo individuale, delle pari di condizioni di partenza e di mitigazione delle diseguaglianze?
Quale ruolo dello stato in un contesto sovranazionale e con bilanci a debito?
Come alimentare l'efficienza nei Beni comuni e il loro carattere universale?
Come rispondere alla sottrazione di lavoro da parte dell'economia digitale?
Come rendere trasparenti ed efficaci i processi partecipativi possibili con l'aiuto della rete?
Mi piacerebbe che 'Liberi e Uguali' favorisse una rinnovata ricerca culturale e politica e meno nostalgiche riproposizione di miti.
Il Pd renziano è anche il risultato della non risposte a queste domande se non addirittura alla loro mancata formulazione.