Submitted by redazione on Mon, 09/05/2022 - 09:55
Fedeli alla metafora hegeliana della nottola di Minerva, per cui la qualità intellettuale degli uomini si esplica in una riflessione che interviene soltanto quando un processo si è già compiuto, e in accordo a quanti sostengono che sulla guerra in corso è possibile l'incrinarsi di consolidati rapporti, riferiamo del ragionamento svolto un secolo fa da Sigmund Freud sul tema della guerra.
Perché la guerra? è il titolo dato al carteggio Einstein-Freud del 1932, contenente anche un breve scritto di Freud del 1915, Caducità, in cui con ispirata finezza letteraria il medico viennese coglie nella caducità del bello non un suo svilimento, quanto piuttosto quella "limitazione della possibilità di godimento che ne aumenta la preziosità"; e infine un importante saggio del 1915, Considerazioni attuali sulla guerra e la morte, del quale diremo successivamente.
Submitted by redazione on Thu, 07/04/2022 - 19:12
La strada di Bucha dove poveri corpi per sempre assopiti impongono pietose traiettorie, Lev non potrà dimenticarla. Dentro gli strugge qualcosa, come un tremore che ignora la quiete, turba le viscere, piega le palpebre e flette le labbra. Gli allegri ricordi prima trattenuti rivelano l'orgoglio per la sua brigata, la 64ª di artiglieria motorizzata giunta fin lì da Chabarovsk che è quasi Cina; e il contagioso sorriso dei compagni con l'entusiasmo dei ventenni siberiani, resi immortali da un magnifico scatto che in nulla sa di morte.
Submitted by redazione on Thu, 10/02/2022 - 17:34
Leggo voracemente, quasi con piacere famelico Altre concupiscenze, il libro appena pubblicato da Adelphi, prosecuzione di Concupiscenza libraria, con il quale vengono riproposte alcune recensioni letterarie di Giorgio Manganelli concepite nell’arco del trentennio ’60-’80 per i giornali e le riviste che ne hanno ospitato la smisurata genialità. Manganelli, più che Arbasino più che Landolfi è uno di quegli autori la cui scrittura funambolica dovrebbe indurre a desistere da ogni disinvoltura nella comunicazione scritta, ammenoché non rivesta carattere di assoluta impellenza. Ma si sa, la vanità degli uomini si avvale di fondamenti ineluttabili.
Submitted by redazione on Mon, 20/12/2021 - 09:41
Racconta il risvolto di copertina di Sogno ed esistenza, breve saggio del 1930 di Ludwig Binswanger, a quel tempo ancora un poco noto psichiatra svizzero, che quando nel 1954 si presentò all’editore uno sconosciuto ventottenne di nome Michel Foucault proponendogli la pubblicazione dello scritto di Binswanger preceduto da una sua introduzione, l’iniziale impatto per l’editore fu pressappoco sconvolgente. Un anonimo giovane intellettuale si candidava per un saggio introduttivo ad un’opera di Binswanger, ribaltando per giunta la canonica relazione quantitativa che disciplina il rapporto tra un saggio e la sua introduzione. In sostanza le trenta pagine dello snello scritto di Binswanger sarebbero state precedute, come poi in realtà avvenne, dalle ponderose settanta del saggio introduttivo di Foucault. Da allora Sogno ed esistenza pare debba la sua fortuna presso gli studiosi e in genere i lettori alla introduzione geniale del giovane francese. Di recente Umberto Galimberti ha ricordato che le prime opere del filosofo recano una marcata connotazione fenomenologica, che disporrà Foucault verso una ricerca archeologica dei principi originari, ovvero della individuazione degli a-priori inconsci che rendono possibile l’organizzazione del sapere.
Submitted by redazione on Sun, 07/11/2021 - 08:54
Giorgia al telefono mi chiede: “gigioneggia, che vuol dire?”. Prima che abbozzi una risposta impegnativa mi anticipa: “che Galimberti un pò se la tira, insomma?”. Sì, sì, solo un pò, rispondo. E mi sento rinfrancato. Di se la tira non ho mai compreso appieno l’accezione.
Ho da poco scoperto un video di un paio di anni fa, è una conversazione di Umberto Galimberti, filosofo e psicoterapeuta molto noto e prestigioso, e Eugenio Borgna, psichiatra, primario emerito dell’Ospedale Maggiore di Novara, autore di importanti pubblicazioni per Feltrinelli, nonché uno dei maestri di Galimberti. Il pretesto di questo lungo e affascinante confronto è offerto dall’ultima pubblicazione di Borgna, Il fiume della vita. Una storia interiore.
Submitted by redazione on Wed, 15/09/2021 - 13:06
Giovanni Taglialavoro è intervenuto sulle colonne di questo giornale con un suo interessante e condivisibile articolo sulla questione del turismo ad Agrigento, sul Parco, sulla città, sulla Valle. Per la verità, stanco delle concioni sulla questione e di concionare anch'io, mi ero ripromesso di non parlarne più. Perché? Perché non c'è cosa più inutile “d'u pistari l'acqua nn'u murtaru”, come si direbbe nella nostra lingua madre. Però l'articolo di Giovanni mi stuzzica e mi sollecita, e chissà che non possa darsi corso ad un dibattito serio che, abbandonata la frittura dell'aria, ci porti alla concretezza dell'azione, a discutere seriamente della questione e a porre le basi per un serio e reale sviluppo del turismo nella nostra Città: vedo fattori positivi, come la fattiva direzione del Parco di Roberto Sciarratta e la buona volontà dell'assessore comunale al ramo, Francesco Picarella. Chissà che...
Submitted by redazione on Mon, 13/09/2021 - 20:08
E’ ormai un dato acquisito: l’identità, l’economia, il futuro di Agrigento sono legati strettamente al parco archeologico della Valle dei templi. Questa è la principale risorsa della città. Doveva essere scontato, ma non lo è stato per molti decenni. Anzi si è arrivati a sostenere che la città antica fosse un ostacolo allo sviluppo di quella moderna. Per fortuna questa follia è consegnata agli archivi dei deliri.
I visitatori del Parco sono a quota 1 milione. Si tratta di un grande risultato. Può ancora crescere.
E’ facile capire allora che il problema nostro non è trovare il modo di fare arrivare le persone ( con aeroporti e simili…) ma dare loro motivi per restare qualche giorno.
Submitted by redazione on Sun, 15/08/2021 - 09:41
Ecco di nuovo tra le mani a distanza di alcuni anni il testo della Lectio magistralis tenuta da Benedetto XVI nell’Aula Magna dell’Università di Ratisbona il 12 settembre del 2006. Il pretesto mi è offerto da un bel saggio scritto sull’argomento dal professor Francesco Bellino, docente di Filosofia morale dell’Università di Bari, raccolto assieme ad altri interessanti contributi nel volume collettaneo La provocazione del Logos cristiano - Il discorso di Ratisbona di Benedetto XVI e le sfide interculturali, pubblicato da Rubbettino nel 2017; e anche dalla distanza temporale, sono trascorsi ormai quindici anni, che ha stemperato le polemiche roventi di allora, coinvolgendo numerosi esponenti di fede islamica, risentiti da un passaggio della Lectio del papa, giudicato oltremodo offensivo. Joseph Ratzinger, forse ignorando le possibili conseguenze, o forse, ma è un mio cattivo pensiero, prevedendole, ha citato in quel discorso il dotto imperatore bizantino Manuele II Paleologo (sec. XIV), che rivolto ad un persiano colto con cui si intratteneva a dialogare, così sentenziò: “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava.” Apriti cielo.
Submitted by redazione on Sun, 21/03/2021 - 10:57
Nel vasto mare della comunicazione digitale, che col suo moto tutto frastaglia e disperde, è raro l'approdo a qualcosa che duri, a un concetto chiaro e fermo su cui riposare, per riprendere il largo, verso nuove avventure di conoscenza. Con lo spirito geometrico degli antichi cartografi, Fausto d'Alessandro scrive oggi la prima pagina di un indispensabile portolano per i naviganti smarriti e curiosi.
Submitted by redazione on Fri, 01/01/2021 - 10:53
Bernard Berenson diceva che ogni vera opera d’arte emana simboli e analogie; e quindi, a chi apprezza l’eleganza delle metafore eleganti e ne coglie la natura inventiva oltre che strumentale, credo che nulla dovrebbe risultare più attraente della lettura del Saggio sul cercatore di funghi di Peter Handke. Saggio da intendere più che altro in riferimento alla saggezza che ad una rigorosa modalità di costruzione del discorso.
Il cercatore di funghi narrato da Handke è un avvocato di grido, senza tuttavia un particolare trasporto per la professione; mentre invece non sa e non vuole sottrarsi alla potente suggestione della ricerca e della scoperta di qualcosa non oggetto di alcuna utilità e quindi di alcun commercio. Il cercatore di funghi, il fanatico, dice Handke alludendo probabilmente all’accezione etimologica del termine, sceglie il sentiero più bello, non il più facile, ma anzi il più avventuroso, quantunque, o proprio per questo, più scarso di ritrovamenti. Ricordate quei versi di Robert Frost? Due strade trovai/ nel bosco ed io scelsi/ quella meno/ battuta. Ed è per/ questo che/ sono diverso. E si inoltrerà per i boschi senza compagnia alcuna, men che meno in gruppo, rigorosamente da solo o al massimo accompagnandosi a un bambino. Al contrario, non cercheranno i funghi, ma si limiteranno a raccoglierli copiosamente in qualche rara occasione, gli abitanti delle montagne più alte, talmente prossimi ai boschi da esser divenuti essi stessi bosco.
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