AGRIGENTO, IL PARCO E L'OFFERTA CULTURALE di Giovanni Taglialavoro
E’ ormai un dato acquisito: l’identità, l’economia, il futuro di Agrigento sono legati strettamente al parco archeologico della Valle dei templi. Questa è la principale risorsa della città. Doveva essere scontato, ma non lo è stato per molti decenni. Anzi si è arrivati a sostenere che la città antica fosse un ostacolo allo sviluppo di quella moderna. Per fortuna questa follia è consegnata agli archivi dei deliri.
I visitatori del Parco sono a quota 1 milione. Si tratta di un grande risultato. Può ancora crescere.
E’ facile capire allora che il problema nostro non è trovare il modo di fare arrivare le persone ( con aeroporti e simili…) ma dare loro motivi per restare qualche giorno.
E qui si apre il capitolo doloroso del risanamento della nostra città e del suo territorio devastati nei decenni scorsi.
Proviamo a guardare la città con gli occhi di una famiglia di turisti europei o anche italiani che arrivano attratti dalla bellezza della Valle dei Templi e si trovano in un albergo del villaggio Mosè o in un B&B del centro storico. Nel primo caso crederanno si trovarsi a Beirut, nel secondo in un territorio da Day After. Se poi si spingono, in periodo estivo a cercare un posto di mare, c’è da augurarsi che non vadano a San Leone dove tutto sembra ispirarsi alla casualità confusionaria dei luoghi senza regole e senza bellezza.
E allora a questa famiglia non resta che visitare i templi e scappare.
Ecco dove dobbiamo agire: da un lato pianificare con gradualità, realismo e radicalità una gigantesca opera di risanamento urbano fatto essenzialmente di decostruzione e di ricucitura e dall’altro garantire un’offerta culturale varia, articolata, ma che abbia al centro un paio di iniziative ‘magnete’, cioè fortemente attrattive, strettamente legate alla unicità del parco, e alla specificità della città, capaci per questo di stimolare flussi significativi di presenze e pernottamenti, attorno alle quali pensare anche proposte di contorno ad ampio raggio.
Dico subito che queste proposte ‘magnete’ non ci sono, mentre si è arricchita negli ultimi anni un’offerta eclettica, buona per molti gusti, ma che, come tale, non attira presenze aggiuntive, ma sano intrattenimento per gli Agrigentini.
Tra queste proposte in quest’ultima estate le più riuscite mi sembrano le proiezioni di film al chiostro di san Nicola, la presentazione di libri nei cortili del centro storico e le degustazioni enogastronomiche a casa Barbadoro.
Sotto il tempio di Giunone molti spettacoli, ma senza un filo narrativo comune e in condizioni organizzative non sempre all’altezza del Parco.
Bravo il direttore del parco Roberto Sciarratta, bravi gli artisti che si sono alternati, ma non riesco a vedere nulla che sia paragonabile a quello che succede a Siracusa ogni anno con le rappresentazioni classiche.
E’ quella la sfida che dobbiamo accettare: pensare a qualcosa che solo al nostro parco si può seguire, a qualcosa che solo nella nostra città può ritrovarsi, per ragioni intrinseche, per la sua storia, per suoi luoghi per il suo ‘genius loci’.
E qui lancio tre proposte che affido agli operatori culturali della città, ai suoi gruppi dirigenti, alle istituzioni culturali.
- La prima è semplice, collaudata e di sicuro impatto: ripristinare la Settimana Pirandelliana. Un appuntamento con le opere del nostro drammaturgo, cui è dedicato il teatro comunale, che possa garantire in un periodo dell’estate i migliori allestimenti delle sue opere in stretta collaborazione tra Fondazione del teatro e Centro Studi Pirandelliani.
- Un convegno annuale di Filosofia antica, di almeno 4 giorni, sul modello dei convegni pirandelliani, in nome di Empedocle. Lo abbiamo sperimentato un quarto di secolo fa con ‘Sphairos, incontri filosofici nella terra di Empedocle’ con un grande successo di relatori e partecipanti prima ancora che in altri luoghi italiani si scoprisse la filosofia tra le piazze e le città.
- ‘Odissea della parola’, l’oratoria tra persuasione e inganno: un appuntamento annuale sui testi dei grandi oratori antichi e moderni per capire le tecniche usate e la loro evoluzione fino ai linguaggi dei social, portando al Parco e in città ogni anno i maggiori studiosi europei del tema, con il coinvolgimento dei licei e delle università europei, per 3 giorni di convegni e seminari e con la drammatizzazione di due testi scelti ogni anno e messi in scena da grandi registi per una ventina di giorni di rappresentazione in un luogo da individuare nel Parco.
Non è questa la sede per un approfondimento delle proposte. Adesso ci limitiamo ad una enunciazione di massima su cui spero si possa aprire un confronto sereno e costruttivo.
Queste 3 proposte, lo ripeto, non sono alternative alle decine di spettacoli che possono e debbono arricchire le serate estive della città, sono iniziativa magnete che si pensano legate al territorio, alla sua storia e al suo spirito. La grandiosità del parco e la storia della città non meritano di meno.