Submitted by Anonymous on Sun, 21/03/2010 - 23:31
Ancora non l'ho visto, non so se è stato ultimato, però me ne ha parlato Alessandra la sceneggiatrice, la quale mi ha contagiato un certo entusiasmo. E' il cortometraggio di animazione '
Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi' che verrà proiettato in anteprima il 15 aprile 2010 alle 9:15, a Rapallo, per un pubblico di studenti, il primo giorno di '
Cartoons on the bay'.
Submitted by Anonymous on Mon, 12/10/2009 - 15:10
I
baarioti applaudono con poca convinzione. Una donna azzarda un commento:
è la nostra storia ma non è da oscar. Se diamo al tempo una dimensione circolare siamo in fila all'ingresso, i miei amici e io, biglietti alla mano a farci largo nella ressa. Ancora non so che il Supercinema è lo stesso Littorio/Vittoria che vedrò sullo schermo.
Submitted by Suddovest on Wed, 29/10/2008 - 21:20
''L’amore è il soggetto dei soggetti, soprattutto al cinema''. Così si difendeva Truffaut quando, negli anni intorno al Sessantotto, gli intellettuali
engagés lo accusavano di disertare i temi sociali e politici per continuare a fare film su un tema futile come i rapporti tra uomini e donne. Avrebbe anche potuto aggiungere che niente come lo stato delle relazioni sentimentali dà conto dello stato di salute e di crescita civile di una comunità, e che niente, quindi, e più
politico dell’amore.
Mi piace immaginare che Maria Sole Tognazzi (figlia del grande Ugo, un attore che non ha ancora ricevuto la valutazione critica che merita) sia partita da questo assunto nel momento in cui con Ivan Cotroneo si è seduta al tavolino per scrivere la storia del suo secondo lungometraggio dopo il buon esordio di
Passato prossimo, che risale ormai a quattro - cinque anni fa.
Submitted by Suddovest on Mon, 20/10/2008 - 19:55
Sul Woody Allen degli ultimi anni si sono consolidate almeno tre scuole di pensiero. La prima sostiene che non ha più nulla da dire ed è quindi meglio non perdere tempo andando a vedere i suoi film, che sforna con una regolarità annuale chiaramente rivelatrice di furbizia commerciale e nevrotica coazione a ripetere. La seconda è invece animata da quelli che li vanno a vedere per dirne puntualmente male, variando ogni volta un abusato ritornello che nella versione standard suona più o meno così: Woody Allen è un autore finito e questa è l'ultima volta che mi faccio fregare i soldi del biglietto. La terza, detta anche della
ragionevolezza, alla quale mi vanto di appartenere, afferma che Allen qualcosa da dire ce l'ha ancora, ed è questo qualcosa che, volta per volta, va giudicato. Francamente, non ci pare di chiedere troppo. L'autore di
Manhattan se lo merita.
Fedele alla linea, anche stavolta mi sono presentato all'appuntamento pieno di aspettative e felici ricordi. Confesso di dovere all'umorista americano le mie migliori risate cinematografiche; posso dire, parafrasando Stendhal: il suo umorismo ebraico ha formato il mio carattere. E dunque per nulla al mondo sarei disposto a perdermi un suo film, anche se questo non significa che la mia valutazione critica possa essere condizionata dalla riconoscente memoria del divertimento e dei capitoli più riusciti di una carriera lunga e variegata, che va dalla affettuosa parodia al dramma familiare bergmaniano.
Submitted by redazione on Mon, 13/10/2008 - 17:54
Dal 18 al 23 novembre al teatro Verga e dal 25 novembre al 9 dicembre al teatro Ambasciatori, sempre di Catania, per la regia di Mario Missiroli, andrà in scena 'Un bellissimo novembre' dal romanzo di Ercole Patti, riduzione e adattamento di Gaetano Savatteri e Luigi Galluzzo. Si tratta dell'apertura della nuova stagione teatrale dello Stabile. Per Luigi Galluzzo, giornalista e conduttore di Studio Aperto e collaboratore di questo sito, è l'esordio nella scrittura teatrale. Gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza.
Ridurre per il teatro “Un bellissimo novembre” di Ercole Patti? La cosa più difficile è stato cominciare. Perché ci siamo trovati di fronte ad un romanzo che non ha dialoghi. Quando qualche settimana dopo abbiamo sentito per la prima volta il maestro Missiroli che era stato nel frattempo contattato per la regia è stato lui a dircelo schiettamente
La riduzione teatrale di questo testo è impossibile –
Noi in realtà l’idea ce l’avevamo già avuta. E gliela abbiamo spedita
-Così si può fare –
È stata la risposta del maestro dopo aver letto. E non ci siamo fermati più. L’idea è stata di inventarci un dopo. Ecco perché più che di riduzione è giusto parlare di “liberamente ispirato a”
Submitted by Suddovest on Mon, 06/10/2008 - 21:57
Burn after reading. Spie come noi è il titolo dell'operetta irriverente con cui Ethan e Joel Coen tornano sugli schermi italiani, a quasi un anno da Non è un paese per veccchi, crudo referto sulle follie criminali in un'America che non ricosce più se stessa. Qui mettono mano alla spy story di ben collaudata tradizione e la mutano in una commedia degli errori e della stupidità; fanno irruzione nel meccanismo classico del film di spie e lo svuotano dall'interno, utilizzando gli ingranaggi per mettere in moto la loro ritmata satira politica con tocchi surreali.
La trama è un garbuglio di equivoci inverosimili che gira intorno a un floppy disk che dovrebbe contenere segreti scottanti ma nasconde solo futilità private di un ex agente della CIA con i nervi a pezzi (Malkovic) e una moglie fedifraga (T. Swinton). Le due spie per caso credono però di aver trovato un tesoro e, dopo un falllimentare tentativo di ricatto ai danni del legittimo proprietario, vanno all'ambasciata russa a proporre l'affare. Ovviamente, gli va male anche coi russi. Poi gli eventi precipitano e ci scappa il primo morto: il segreto è ridicolo, ma le pallottole sono vere.
Submitted by Suddovest on Thu, 31/07/2008 - 17:56
La “macchina dei sogni” hollywoodiana sforna in gran numero prodotti spettacolari che hanno per protagonisti eroi più o meno super, quasi sempre impegnati nella strenua difesa di un mondo (il nostro) minacciato da forze oscure o aliene. Può però capitare che uno di questi escape movie, pur rimando dentro le convenzioni del genere, si distingua per la qualità della messinscena e una certa complessità di scrittura, la quale mostra in trasparenza i lineamenti di un intrigante racconto morale.
Submitted by redazione on Mon, 09/06/2008 - 21:54
[img:1 align=center title=none]Si può rappresentare con gli strumenti del cinema la natura oscura e imperscrutabile del Potere, quello che scriviamo con la maiuscola e immaginiamo misterioso e carico di peccati?
Submitted by redazione on Mon, 02/06/2008 - 10:12
I film Gomorra e Il Divo, dopo il successo di Cannes, hanno suscitato un coro di appassionate analisi sulla rinascita del grande cinema italiano.
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