I primi nordafricani sono apparsi ad Agrigento negli anni ’80 e un po’ per tutti erano i ‘vu cumprà’. L’espressione, coniata in una trasmissione di Renzo Arbore, circolava in un paese appena uscito dall’incubo del terrorismo brigatista e che relegava la mattanza mafiosa in Sicilia nel repertorio delle eccentricità criminali dei suoi abitanti.
Per contribuire agli sforzi di Medici senza Frontiere, Comitato internazionale di soccorso, Save the Children e UNHCR, su Internet è stata lanciata l'iniziativa Google per l'emergenza rifugiati e migranti.
Lampedusa continua a essere punto di sbarco di immigrati nordafricani, ed il numero delle persone straniere sull'isola agrigentina si aggira attorno ai cinquemila in questi giorni. Le strutture pensate prima delle crisi in Tunisia Egitto e Libia adesso sono insufficienti. Pertanto dei parlamentari siciliani, tra cui il Pd Angelo Capodicasa, Berretta, Russo e Cardinale, hanno chiesto al governo di Roma un piano straordinario per svuotare il centro di accoglienza, struttura che può ospitare 800 persone e che oggi ne contiene quasi tre mila. Per trasferire i migranti si suggerisce l'uso di navi o altri mezzi militari, di rendere quotidiano il ponte aereo. Inoltre dato che l'afflusso di persone che hanno affrontato ogni genere di fatiche e stress è in forte aumento a Lampedusa si dovrebbe pensare ad un piano di emergenza per coprire l'aspetto sanitario della crisi.
“L’immobilismo del Governo sulla drammatica emergenza che vive in queste ore Lampedusa è scandaloso” scrive Angelo Capodicasa, deputato del Partito Democratico, denunciando le gravi condizioni di vivibilità in cui versa l’Isola.
Li vedi far ridere una ragazza o uscire dieci euro di tasca e pensi ''non se la devono passare poi così male''. Beata ignoranza. L'unica cosa di cui possiamo essere realmente sicuri è che non sappiamo niente fino a quando non ci fermiamo a parlare con loro, finché non li guardiamo negli occhi e gli chiediamo come va. Questa intervista la immaginavo come una chiacchierata tranquilla in un bar: gli avrei offerto un caffè o quello che voleva, mi avrebbe detto da quanto tempo vive qui, da dove viene, quanto misera è la sua vita e altre cose a cui pensavo di essermi assuefatto, dato che me ne disinteresso ogni giorno con sano egoismo.
E' partita il primo ottobre da Agrigento la ''Marcia della Speranza per i diritti dei Migranti''. Essa intende percorrere il sud Italia, fermarsi in diverse città, per arrivare a Roma il 17 ottobre, dove si svolgerà la manifestazione nazionale.
La Marcia ha la speranza di cambiare la situazione dell’immigrazione nel nostro paese e, in particolare, chiede la fine immediata dei respingimenti, la messa in discussione degli accordi con la Libia, la regolarizzazione di tutti i lavoratori presenti sul suolo italiano.
FAMIGLIA COMBONIANA CAMPO DI LAVORO - AGRIGENTO 2 - 12 AGOSTO 2009
Zaher Rezei, 13 anni, afgano, nascosto sotto un TIR, aveva raggiunto il porto di Venezia, ma è scivolato ed è morto schiacciato dalle ruote nel gennaio 2009. Nelle sue tasche è stata trovata questa poesia: ...tanto ho navigato, notte e giorno, sulla barca del tuo amore, o Dio, che o riuscirò infine ad amarti, o morirò annegato... non so ancora quale sogno mi riserverà il destino, ma promettimi, Dio che non lascerai che si spenga questa mia primavera. ''Migranti: frontiere…o ponti ?'', affinché tragedie simili non abbiano più a verificarsi, perché non si aggiungano altre vite ai 9372 morti e dispersi nel Mediterraneo, alle 3308 persone di nazionalità ignota decedute nel tentativo di raggiungere il continente europeo, e sia garantita l'accoglienza, la solidarietà verso quanti fuggono dalla guerra, dalla povertà, dalla fame, dalla violenza, siano superate le barriere morali, economiche, legislative, la diffidenza che ci separa dagli ultimi, in questo modo si è voluto chiamare il Campo di Lavoro organizzato dalla famiglia comboniana che si è svolto ad Agrigento dal 2 al 12 agosto scorso.
La notizia doveva essere la manifestazione indetta dai padri comboniani contro i respingimenti degli immigrati. E contro Gheddafi, che arriva in Italia con tutti gli onori e nelle cui carceri disumane vanno a finire molti di coloro che vengono respinti. 'Io non respingo' lo slogan della manifestazione, promossa dal 10 al 20 giugno in tutte le città d'Italia, e che ad Agrigento si sarebbe svolta nel suo luogo più ombelicale, Porta di Ponte. Con i tempi che corrono, una notizia. Invece la notizia è un prologo imprevedibile dell'evento.
È un bellissimo pomeriggio, questo diciannove luglio, qui, ad Agrigento: spira un allegro ponente, che pulisce il cielo ed esalta la luce del sole. Stiamo in una polla d’ombra, sotto i pini ed i ficus, seduti ad un tavolino del bar, a sorseggiare una birra o una granita al limone. Tano è da poco giunto, con la pelle cotta dal sole ed un sorriso aperto, che fa il paio con la luce che brilla intorno all’ombra. Fra un po’ arriverà anche Davide. Francis indossa una maglietta arancione, ed un cappellino con visiera che rende più grandi i suoi occhi bruni. Siamo qui per organizzare il numero speciale, che verrà pubblicato dalle testate di Suddovest e Medeu, unite dallo stesso bisogno di indagare più approfonditamente il fenomeno dell’immigrazione, sotto diversi aspetti, e dell’integrazione nel tessuto sociale ospitante dei tanti immigrati che si riversano sulle nostre coste.
''Le decisioni del Governo per gestire il delicato problema dell'immigrazione si sono rivelate sbagliate, ma quanto è costato decidere di istituire a Lampedusa un Centro di Identificazione ed Espulsione, che adesso dovrà essere smantellato?''. Lo dice l'on. Angelo Capodicasa, deputato del Partito Democratico che ha presentato un’interpellanza al Ministro dell’Interno per conoscere i costi dei lavori di ampliamento dell’ex base Loran di Lampedusa e di quelli per il ripristino dei luoghi.
Malika sorride mentre si aggrappa al braccio dell’uomo in divisa. Sorride mentre con un salto si guadagna la terra ferma. Scruta l’orizzonte e sembra non accorgersi del buio. Butta il cuore oltre gli ostacoli che intuisce senza vedere e sorride. Un sorriso pieno di speranza che illumina il viso tondo incorniciato dal velo. Mi verrebbe voglia di abbracciarla e risarcirla preventivamente per tutte quelle volte in cui il sorriso diventerà una smorfia mentre altre mani si affretteranno a respingerla, altre voci ad umiliarla.