Submitted by redazione on Fri, 08/03/2024 - 11:17
Di notte, “quando la notte si denuda” e consegna “al silenzio le buriane della mente”, la poetessa veglia sulla pagina bianca; e ignara si strugge perché Orfeo le allunghi qualche grazia. Poi, “nel dolce incanto di mezzanotte, cerchio silente di forze nascoste”, alla maniera del passero solitario, canta la “vita senza viverla”. E dice: mentre di giorno “non c’è nulla che non mi dia turbamento”, la notte, “quando cadono gli ultimi spaventi e l’anima si getta all’avventura”, “coltivo l’orto della esistenza cercando un lampo di fede in umili lavacri di parole”.
Margherita Biondo, che a dispetto del fulgore cui allude la propria identità anagrafica, rivela una sensibilità umbratile, malinconica, consapevole del mistero che rende problematico l’accesso ad alcuni suoi versi e improbabile il disvelamento del travaglio della propria personalità, ha presentato la sua nuova raccolta di poesie, Nuances (Chiaroscuri dell’immaginario), ed. Medinova, al Museo Archeologico Regionale di Agrigento pochi giorni fa. In una sua poesia, silloge dei motivi che più l’assillano, si dice di uno spirito che colleziona i dubbi e “non ha mai riposo”; e delle “chiavi d’armonia” invano agognate da una ricerca in cui “l’affanno non si placa”.
Submitted by redazione on Thu, 29/02/2024 - 11:20
Nel 2017 si apre l’inchiesta Juventa: ventuno persone accusate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per aver soccorso migranti, e una nave, la Juventa appunto, posta sotto sequestro nel porto di Trapani. Si tratta dell’inchiesta più importante tra quelle sul soccorso civile nel canale di Sicilia, avviata sotto il governo Gentiloni, quando il ministro dell’interno Minniti per la prima volta apre il conflitto dello Stato contro le Ong, stringendo accordi con le milizie libiche per il diritto di inseguimento dei migranti e la loro detenzione a terra.
Una inchiesta che qualcuno ha definito, per questo, un giro di boa nella strategia dei soccorsi e della stessa cultura marittima italiana. Per il suo buon esito gli inquirenti non badano a spese: intercettazioni a strascico su avvocati e giornalisti, accertamenti tecnici, ingaggio di interpreti e testimoni, la nave lasciata a marcire in banchina. Per non parlare delle vite che avrebbero potuto essere salvate e invece rimaste in mare. Sette anni di indagini, cavalcate da Salvini come la prova regina dell’attività illecita del soccorso civile.
Submitted by redazione on Sat, 24/02/2024 - 17:26
Con spirito indagatore e senso di giustizia Leonardo Sciascia si è adoprato a rintracciare storie e a percorrere biografie dimenticate, risultanze processuali già liquidate in Cassazione, documenti letterari, giornalistici o di archivio. Pervasività di comportamenti e “codici d’onore” evidenziano il tema di fondo delle inchieste nelle quali lo scrittore di Regalpetra assume come penoso travaglio vicende esistenziali che sfociano nella responsabilità e nelle scelte che ciascun cittadino compie nei confronti delle Istituzioni, della collettività e della propria coscienza.
Nella realtà del suo tempo Sciascia vede l’Italia come paese “senza verità” e indirizza la struttura narrativa dei propri scritti a un’analisi critica e severa della cultura e della società siciliana in un’epoca in cui il malcontento non riusciva ad assumere una direzione politica e le sue caotiche evoluzioni convergevano nella sfera della polizia giudiziaria che spesso si collocava nella più complessa sfera del privilegio e della corruzione.
Submitted by redazione on Thu, 22/02/2024 - 18:07
Qualcosa già sapevo, altre non era difficile intuirle, ma una copiosa teoria di informazioni l’ho trovata in un libro pubblicato da Feltrinelli nel 2022: Luchino, di Giovanni Testori, a cura di Giovanni Agosti. Scritto nel 1972, Luchino è una bella e importante pubblicazione poiché aggiunge alla grazia della prosa di Testori le preziose “note” di Agosti che impegnano gran parte del libro, svolte agevolmente nonostante la mole della ricognizione filologica. Il pretesto per la lettura di Luchino mi è stato offerto dalla conversazione con un amico qualche settimana fa a proposito di Rocco e i suoi fratelli, film proposto dalla televisione e da entrambi rivisto.
Submitted by redazione on Thu, 22/02/2024 - 06:34
L'estenuante 'quando, quando, quando...', portato da Annalisa a Sanremo nel brano "Sinceramente", era il titolo della canzone con cui Tony Renis si aggiudicò la stagione 1962 di Canzonissima. Una stagione tempestosa: i presentatori Dario Fo e Franca Rame furono censurati per uno sketch sugli edili, che allora chiamavamo "muratori". Spiegava Dario Fo che, cadendo dall'altezza di quindici o sedici metri, non è vero che gli operai si schiantano al suolo: giunti a pochi metri da terra, essi aprono le braccia e planano felici, ritornando su.
Fo e Rame furono allontanati dalla Rai e, al loro posto, si rifiutò di andare Walter Chiari, così alla fine furono chiamati Sandra Mondaini e Tino Buazzelli, Corrado per la serata conclusiva.
Submitted by redazione on Sat, 17/02/2024 - 16:55
“Tutti gli uomini hanno una segreta attrazione per le rovine”
(Francois-René de Chateaubriand)
Un mistero si aggira nello splendore della Valle dei templi di Agrigento: cosa erano e a cosa servivano esattamente quei giganti di pietra che si vanno trovando tra i ruderi del maestoso tempio di Zeus? Intanto come chiamarli? Telamoni, Atlanti o semplicemente giganti?
Fino a ieri ce n’erano due ricomposti: uno in verticale dentro una sala del Museo regionale di San Nicola e l’altro supino nell’area interna del tempio o di ciò che ne resta. Adesso ce ne sarà un terzo ricostruito in verticale, alto 8 metri e posto a guardia dei ruderi dell’Olympieion, per dare ai visitatori una percezione più realistica, dicono al Parco, delle dimensioni del tempio e che sarà inaugurato il 24 prossimo.
Quest’ultimo è stato riassemblato e messo in piedi. Operazione ardita che ha alimentato polemiche molto accese, suscitato interrogazioni parlamentari all’Ars.
Submitted by Suddovest on Mon, 12/02/2024 - 20:33
Perché siete in silenzio?
Per diversi motivi, il noto effetto di ri-popolamento dei paesi del Sud nei periodi di vacanze (tipicamente estivi) avviene con minore intensità rispetto al passato. Famiglie e amicizie nuove, impegni lavorativi e, non ultimo per importanza, motivazioni economiche, hanno ridotto il tasso di rientro nei paesi natali. In questo modo le case costruite con il sudore e i sacrifici dei genitori vengono lasciate al degrado graduale e, nella migliore delle ipotesi, svendute a chi resta o a qualche straniero che vuole trasferirsi dalle fredde terre nordiche in un “posto al sole”. Sono però casi piuttosto isolati.
Eppure, c’è chi ancora resiste e resta! Lo scrittore antropologo Vito Teti ha coniato il termine RESTANZA, entrato nel vocabolario dell’Accademia della Crusca, per riferirsi “all’atteggiamento di chi, nonostante le difficoltà e sulla spinta del desiderio, resta nella propria terra d’origine, con intenti propositivi e iniziative di rinnovamento”.
Submitted by redazione on Sat, 10/02/2024 - 13:40
Racconta Corrado Alvaro nel diario-memoire-raccolta di appunti dal 1927 al 1947, pubblicato nel 1950 da Bompiani col titolo Quasi una vita. Giornale di uno scrittore, con il quale l’anno successivo avrebbe vinto lo “Strega”, che nei confronti di un tale, intento ad asportare l’asfalto da una strada di Napoli e caricarlo su di un carretto per farne poi commercio, si era levata la timida protesta di un cittadino. Altri era intervenuto più saggiamente in difesa del primo con un argomento che gli sarà parso inoppugnabile: “Tanto, non è roba nostra”. Il tema dei difetti dei meridionali è uno dei più frequentati dall’autore, che qua e là suggerisce a se stesso episodi, aneddoti, materiale vario da convertire in riflessioni comunque amare. In un appunto d’esordio del 1938, Alvaro afferma che i meridionali hanno ereditato dalla dominazione greca la tendenza alla mitomania, all’invenzione di favole su una vita “che in realtà è disadorna”. Alvaro, calabrese di San Luca, che in questi suoi ponderosi quaderni di appunti non sembra ancora lambito dagli studi antropologici ed etnografici, anticipando il metodo ricostruttivo utilizzato da Sciascia in qualche occasione, recupera uno scritto di Jean Baptiste Dupaty.
Submitted by redazione on Thu, 08/02/2024 - 11:07
A Sanremo forse andranno i trattori, certamente non i carcerati in questo che si preannuncia come l'anno record dei suicidi in cella, compresi quelli nei cosiddetti centri di permanenza per i rimpatri.
L'altro giorno si è impiccato Ousmane Sylla, ventunenne guineano che, prima di uccidersi, ha scritto sul muro col mozzicone di sigaretta: "Vorrei che il mio corpo fosse portato in Africa, mia madre ne sarebbe lieta. Mi manca molto la mia Africa e anche mia madre. Non c’è bisogno di piangere su di me, la pace sia con la mia anima e che io possa riposare in pace".
Submitted by redazione on Tue, 06/02/2024 - 17:04
Nel 2016 non avevo ancora intrapreso gli studi antropologici. Ricordo l’invito a cena da amici e di essermi ritrovata accanto a uno degli eredi di millenaria dinastia friulana. Nell’ultimo quarto del XIX secolo il prozio era stato un esploratore che col Winchester in mano e visionarie attrezzature da campeggio ideate dai F.lli Vuitton si era addentrato nel Congo sconosciuto, portando la pace tra le tribù del medio Congo e libertà per gli schiavi. La fierezza che il pronipote cadetto manifestava per l’avo Pietro Savorgnan di Brazzà restava discreta, affabulatoria, avvolta di filantropia umanista.
Nel racconto l’erede aggiungeva di essersi recato a Brazzaville, non disse per quale motivo, ma colpiva il fatto che i cittadini di Brazzaville ci tenessero a farsi foto con i discendenti, quasi lo ricordassero come un pacificatore, un profeta, un santo e non il francese che aprì la strada alla colonizzazione dell’Africa equatoriale.
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