ARTE ED ECONOMIA, IRRAZIONALE E RAZIONALE: L’UOMO, IL “SALE DELLA TERRA” di Rosario Zammuto

Dal titolo di questo articolo è chiaro il mio intento “ambizioso” di riconciliare l’Economia e l’Arte, di superare i pregiudizi dovuti all’ignoranza a cui ci costringe il sistema consumistico che ci fa pensare che la prima è utile per vivere e la seconda non è utile, non serve a nulla. L’Uomo è fatto sia di Razionalità, di cui la Tecnoscienza e anche l’Economia sono la massima espressione, sia di Irrazionalità, come i sentimenti di Amore, Bellezza, Gioia, Odio, Invidia, Paura, che l’Arte sa esprimere meglio di ogni sistema di comunicazione che sia mai esistito.
Per questo motivo sono davvero contento che gli artisti e artigiani aragonesi hanno aderito numerosi all’iniziativa “Aragonesi - Galleria d’arte Continua” di Peppe Cumbo, artista aragonese, conosciuto per le sue bellissime realizzazioni fotografiche in cui mette in risalto la bellezza del paesaggio siciliano e aragonese e i suoi disegni applicati ad arte alle maioliche e a capi di abbigliamento che nulla hanno da invidiare ai migliori stilisti italiani. Peppe Cumbo, a mio modesto parere, ha sufficiente talento per decidere di lasciare la Sicilia e andare a cercare fortuna altrove grazie alla sua arte e alla sua rete di conoscenze sparse per il mondo intero. Ha deciso però di restare in Sicilia e apprezzare la bellezza di quest’Isola che per lui è ancora simbolo di genuinità, di bellezza e di ritorno a un modo di vivere che non esiste più o che sta scomparendo. Non sapete quanto sia vera questa “sensazione” di Peppe Cumbo e per questo motivo quanto sia importante la sua iniziativa che spero davvero possa avere tanto seguito e tutto il successo che merita. 

La Bellezza si esprime nell’arte e nell’artigianato, nella fantasia e nella maestria di persone che non hanno ancora perso il piacere di cercare il bello e di usare la creatività per cercare la bellezza per la bellezza, al di fuori della standardizzazione dei mezzi di comunicazione attuali dove ci si esprime ormai solo con immagini e scatti veloci che servono soltanto a “cercare di esserci” con selfie privi di significato che mirano soltanto all’apparenza e che portano, al contrario, a “non esserci” nella vita reale e a …. perdersi nell’etere del web. 
Chi scrive è lontano dal vivere la bellezza e la Sicilia come la vive e la racconta Peppe Cumbo, perché ho deciso di intraprendere un’altra strada che è quella dell’economia e degli investimenti che apparentemente non hanno nulla a che fare con il mondo dell’Arte che sembra poco “utile” alla vita di tutti i giorni. L’arte e la bellezza per definizione non servono a procurarsi da vivere, un vivere come lo concepiamo oggi che ci dia la possibilità di soddisfare tutti i bisogni creati dal consumismo e per cui lavoriamo diverse ore al giorno in una rincorsa continua. 
In verità tutte le cose sono collegate e anche la Bellezza può oggi essere utile all’Umanità “economica” e non solo a quella spirituale. Il fatto è che in seguito alla crisi economica del 2008 gli economisti si sono accorti che qualcosa non andava nell’attuale sistema di consumo e di lavoro perché la sola logica del profitto ha creato esternalità negative come l’inquinamento e il cambiamento climatico. Questo ha portato a movimenti spontanei di protesta contro l’attuale sistema capitalistico e di creazione di ricchezza materiale. Tutti conosciamo Greta e le sue lotte contro il cambiamento climatico ma lei è solo la punta di un iceberg che ha portato e sta portando tutto il sistema economico a riflettere su sé stesso. Persino gli Stati più potenti del mondo hanno preso consapevolezza del problema e della necessità di cambiare il sistema economico attuale. Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le Persone, il Pianeta e la Prosperità attraverso il perseguimento di 17 obiettivi (SDGs Sustainable Development Goals) che riguardano la povertà, la fame nel mondo, la salute e il benessere, l’istruzione di qualità, l’uguaglianza di genere, garantire a tutti la gestione sostenibile dell’acqua, i perseguimento dell’energia pulita per tutti, lavoro dignitoso e crescita economica, promuovere l’innovazione e l’industrializzazione equa e sostenibile, ridurre le disuguaglianze, avere città e comunità sostenibili, garantire modelli di consumo e di produzione sostenibili, lottare contro il cambiamento climatico, garantire la vita negli oceani, garantire la vita sulla terra e la biodiversità, promuovere società pacifiche e l’accesso alla giustizia per tutti, rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile. Sono obiettivi ambiziosi, presi seriamente in conto dagli Stati e anche dalla Finanza. Sono obiettivi che riguardano molteplici settori e non solo il cambiamento climatico. Sono obiettivi che richiedono conoscenze multidisciplinari che non appartengono solo all’economia e alla scienza ma che hanno coinvolto e coinvolgeranno sempre di più anche “artisti” che vogliono esprimere il disagio del vivere “moderno” dell’uomo di oggi. A questo riguardo è emblematico il documentario “Il Sale della Terra” di Sebastiao Salgado previsto nella rassegna cinematografica ad Aragona, perché in maniera “artistica” arriva diretto al cuore dell’uomo per mettere in evidenza le storture della società moderna che vanno dalla guerra alla depredazione delle risorse della Terra. 
Per inciso devo dire, da gestore di investimenti e da economista, che la Finanza occupandosi di questi temi con gli Investimenti “Sostenibili” ha in realtà bisogno di rifarsi un po' l’immagine essendo essa stessa una delle cause del degrado sociale e ambientale; per questo motivo viene accusata di “greenwashing” che in parole semplici significa accusarla di “predicare bene e razzolare male”. Non è obiettivo di questo lungo articolo parlare di questi temi in maniera approfondita che approfondiremo in altra sede. Il nostro obiettivo adesso è di legare i temi economici alla necessità di avere una nuova “etica del lavoro e della società” che deve fare appello a nuovi valori che non siano semplicemente quelli dell’utilità e del profitto e che necessitano anche il ricorso all’Arte. Vediamo come. 
Di tutto quello che stiamo dicendo e che svilupperemo meglio anche dopo, deve prenderne atto la Scuola e, quindi, la cultura in generale perché lasciare che il cambiamento venga effettuato dal sistema economico stesso sarebbe come raccomandare la pecora al lupo. Il problema è che la scuola stessa oggi è concepita come un’azienda in cui i ragazzi devono imparare un mestiere e, secondo questa impostazione, per questa finalità non occorrono le arti, la poesia, la letteratura, la pittura, la scultura, la filosofia. Tutto questo è quello che il sistema economico e politico ci vuole far credere o comunque è quello che il sistema capitalistico così come lo conosciamo oggi impone per evidenti necessità di alimentare la “manovalanza non pensante” del sistema stesso. Per questo motivo oggi, sempre di più, proliferano le scuole “professionali” o i corsi brevi che mirano ad insegnare il mestiere a chi deve subito applicarlo meccanicamente. Niente in contrario a frequentare queste Scuole Professionali ma la Formazione della Persona oggi deve mirare “oltre”. Oggi i mestieri del futuro riguardano le materie informatiche; tutti allora corrono a imparare e approfondire l’Intelligenza Artificiale, il Machine Learning, il Data Science, i Big Data, il Marketing Digitale, tutti mestieri al servizio della Tecnica e dei suoi scopi di Progresso per il Progresso dove l’Uomo e la Natura stessa rischiano, come vedremo dopo, di rimanere esclusi: un esempio su tutti per far capire il rischio che corriamo, sono le questioni etiche che pone l’Intelligenza Artificiale in termini di posti di lavoro che verranno a mancare quando tutto potrà essere automatizzato. Come direbbe Piero Angela abbiamo bisogno di mettere insieme il sistema attuale di conoscenze e di unire tutti gli intellettuali volenterosi a servizio di questi cambiamenti culturali che riguardano tutti noi, perché parlano del modo in cui viviamo oggi la nostra vita, in un mondo che le nuove tecnologie stanno cambiando velocemente e dove abbiamo bisogno di una nuova etica al servizio dell’uomo, perché l’etica attuale era buona in un mondo che cambiava lentamente come la società contadina di un tempo. Oggi, invece, le cose cambiano velocemente e occorre una nuova “etica della tecnologia”. 
Per parlare di questa nuova Etica utilizzerò molto il lavoro del filosofo Umberto Galimberti che sostiene che oggi siamo nel “mondo” della Tecnica o della Tecnoscienza il cui unico scopo è quello di perpetuare sé stessa e non di aiutare l’Uomo a vivere meglio. Galimberti cita il filosofo Heidegger che in “Essere e Tempo” ci descrive questa “perdita” di significato per l’Uomo e della necessità di trovare un “nuovo linguaggio” che miri a rimettere veramente al centro la Natura e l’”Uomo che si muove dentro la Natura” e non “contro la Natura” come avviene purtroppo oggi. Il filosofo tedesco in un’intervista, criticando la ricerca a tutti i costi dell’efficienza del sistema capitalistico occidentale odierno, diceva “tutto funziona, questo è appunto l’inquietante, e che il funzionare spinge sempre verso un ulteriore funzionare e che la tecnica strappa e sradica l’uomo sempre di più dalla terra. Non so se sei spaventato, io lo sono stato appena ho visto le fotografie della terra scattate dalla luna, non c’è bisogno della bomba atomica, lo sradicamento dell’uomo è già fatto, tutto ciò che resta è una situazione meramente tecnica, non è più la terra quella su cui oggi l’uomo oggi vive!” Galimberti continua citando Heidegger che “ancora più inquietante è che non siamo affatto preparati a questa radicale trasformazione del mondo ma ancora più inquietante è che non abbiamo un pensiero alternativo al pensiero che sa fare solo di conto, che sa solo calcolare”. Infatti, non abbiamo un pensiero che sappia capire che cosa è il bello, che cosa è il giusto, che cosa è il santo, abbiamo solo un pensiero in grado di percepire solo ciò che è utile; inutile è ciò che non è utile a qualcuno o a qualche scopo specifico, inutile è l’amore, inutile è la bellezza che non è utile alla società consumistica ma è parte della Natura e dell’Uomo e quindi parte della Verità. Tutte queste dimensioni vengono trascurate dalla nostra cultura, anche l’opera d’arte diventa arte non quando esprime una qualche Bellezza in sé ma quando entra nel “mercato” e viene assoggettata al pensiero che calcola, che fa di conto, che pensa al profitto. Tutto questo era già stato denunciato da Heidegger un secolo fa. Galimberti parlando di Heidegger prosegue dicendo che per questo la Natura oggi viene guardata solo da un punto di vista del suo sfruttamento e non come “luogo di abitazione dell’uomo”. Secondo i Greci la natura è lo sfondo a cui fare riferimento come luogo immutabile al cui servizio è l’Uomo attraverso la Specie e non viceversa la Natura al totale servizio dell’Uomo; oggi, secondo Galimberti e il suo riferimento Heidegger, non abitiamo più nella Natura, noi abitiamo la Tecnica, l’Uomo è stato sradicato dalla natura e questo sradicamento è più pericoloso della bomba atomica perché è un cambiamento mentale perché riguarda il guardare la natura sotto il profilo della sua Utilità! Come dare torto a Galimberti con tutto quello che viviamo ogni giorno e con la perdita continua del “Sale della Terra”?
La Tecnica è Razionalità pura e i valori che diffonde sono solo valori di efficienza e di produttività. Se questa razionalità diventa universale avremo una progressiva esclusione dell’uomo dalla storia perché l’Uomo è anche “Irrazionale”, perché l’amore è irrazionale, è irrazionale la fantasia, è irrazionale il sogno, è irrazionale la ideazione, è irrazionale l’arte; l’arte in questo senso per la tecnica è un “disturbo” e progressivamente va abbandonata. 
L’arte, invece, attraverso la bellezza salverà davvero il mondo in un modo molto più concreto di quanto si possa pensare perché la verità è “manifestazione dell’essere” e della natura nella sua immutabilità e ciclicità, è il “Logos” dei Greci a cui il mondo occidentale ha opposto la “Ratio” intesa come “rapporto di scambio” nella sua concezione di “progresso” e accumulazione che implica un tempo lineare, tempo l’uomo ha inventato a suo uso e, come abbiamo visto purtroppo, anche a suo abuso. 
Per tutto quello che abbiamo scritto sopra un’altra intuizione di Peppe Cumbo è quella di avere coinvolto l’artista internazionale Rosa Barba che con le sue opere e il mezzo cinematografico riflette sullo spazio e sul tempo, spazio e tempo che speriamo vengano ancora abitati dall’Uomo e non dagli Algoritmi e dalla Tecnologia. Per abitare spazio e tempo Rosa Barba ha creato un “simbolo per Aragona” e per la “Galleria d’arte continua” in cui farci atterrare per andare in soccorso dell’uomo moderno: il simbolo di atterraggio dell’elicottero collocato però in un “luogo di un’altra epoca”. Questo “luogo” non è la metropoli con i suoi grattacieli tutti uguali e standardizzati in cui è possibile atterrare in uno dei tanti eliporti posti sulla cima di un qualunque grattacielo; questo luogo si trova al “centro di Aragona” in una via storica, stretta, dove si arriva attraverso un percorso “lento” guardando in faccia le persone e la loro Umanità, dove un elicottero “moderno” non potrebbe neanche atterrare, dove per andarci occorre l’elicottero della lentezza e della bellezza che l’uomo moderno ha purtroppo perso. Abbandonando l’arte abbandoniamo l’Uomo stesso a un destino incerto, per tutto quello che abbiamo detto sopra e che riguarda tutti noi da un punto di vista molto concreto, più concreto di quanto ognuno di noi possa pensare. 
Per questi motivi invito tutti a partecipare e a supportare l’iniziativa “Aragonesi - Galleria d’arte Continua” di Peppe Cumbo perché serve a far rivivere Aragona e a fare alzare le saracinesche non solo dei Negozi commerciali ma anche quelle della nostra sensibilità verso la Natura e il Bello, verso la “Bellezza che salverà il Mondo”. “Cercate di fare anche voi la vostra parte” ci ha lasciato detto Piero Angela. Solo così può sopravvivere un piccolo “borgo” appartenente a un mondo globalizzato vasto e complesso, come ci insegnano ormai i tanti esempi virtuosi portati avanti in “squadra” in diversi parti della Sicilia (uno per tutti “Il Museo a Cielo Aperto” di Sciacca). Aragonesi fate anche voi la vostra parte perché unendo i Talenti di tutti, senza divisioni e invidie: facendo veramente Rete e collaborando insieme per lo stesso obiettivo, si può far rivivere Aragona e gli Aragonesi.