LOMBARDIA: UN DISASTRO CHE VIENE DA LONTANO di Alfonso Gaglio

Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/rottonara-596655/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=4931110">rottonara</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=4931110">Pixabay</a>Da diverse settimane tutti i giorni il governatore della Lombardia Fontana e l'assessore al welfare Gallera occupano buona parte dei Tg  nazionali e regionali. Proclamano l'efficienza e l'impegno del sistema ospedaliero lombardo, lanciano accuse di inadeguatezza al governo centrale e impartiscono lezioni e richiami alla responsabilità dei cittadini lombardi. A me, che in queste settimane vivo a Milano, sembra tuttavia che questa incalzante comunicazione alla lunga non sia riuscita a nascondere il sostanziale fallimento del sistema sanitario lombardo. Una politica fondata su un massiccio investimento di risorse sul sistema ospedaliero, più privato che pubblico, e sull'impoverimento progressivo della rete di medicina territoriale.

E’ vero: nelle prime settimane di epidemia abbiamo assistito a un formidabile lavoro del personale sanitario ospedaliero soprattutto nei grandi ospedali di Milano e delle medie città lombarde. Questo formidabile impegno ha impedito che il prezzo già orribile di migliaia di morti si trasformasse in una strage ancora più feroce. Un po' diverso è stato il discorso in alcuni piccoli ospedali lombardi periferici (Codogno-Alzano) dove alcuni gravi errori diagnostici e indecisioni hanno contribuito gravemente al dilagare dell'epidemia.
Totalmente diversa è stata la capacità di risposta del sistema sanitario territoriale rispetto al dilagare dell'epidemia. Le fragili strutture sanitarie territoriali, già sottoposte a decenni di tagli di risorse, hanno collassato.
Nelle valli del Bergamasco, del Bresciano, del Lodigiano, di Cremona, Crema l'epidemia ha sfondato e si è consumato un autentico disastro.
Ascoltando le interviste ai familiari delle vittime, ai medici di base, ai rappresentanti sindacali degli infermieri, ai sindaci dei piccoli comuni, effettuate da radio popolare, dai Tg regionali della Lombardia, da Piazza Pulita, si è capito che in quei contesti sono morte migliaia di persone per mancata e inadeguata assistenza. Nelle prime settimane di epidemia i medici di base, privi di strumenti di protezione anti-contagio, a mani  nude hanno potuto fare ben poco.
In terza settimana hanno ricevuto pochi e inadeguati dispositivi di protezione. Le ambulanze sono state schiacciate dalla massiccia frequenza delle chiamate di soccorso.
E cosi' troppa gente è morta nella propria casa senza soccorsi senza cure e senza diagnosi. Questa è la realtà dei fatti.
E’ emerso un dato ormai inconfutabile testimoniato da moltissimi sindaci lombardi: il numero dei morti reali da COVID 19 non certificati perché non tamponati e non ricoverati è più  del doppio di quelli ufficiali.
Sorge spontanea una domanda: a chi dobbiamo attribuire  la responsabilità di queste morti? A chi dobbiamo attribuire la responsabilità delle morti nella vastissima rete delle case di ricovero per anziani, nelle quali un mancato corretto intervento sanitario ha prodotto una decimazione dei ricoverati e il dilagare del contagio COVID negli operatori  di assistenza?

Questa responsabilità va probabilmente cercata nella spoliazione sistematica dei presidi sanitari territoriali.
È una scelta che viene da lontano voluta ieri dalle giunte Formigoni e Maroni, e oggi dalla giunta e dal governatore Fontana che, in quello spirito, decide di convogliare munifiche  donazioni di  denaro privato nella  costruzione del grande ospedale COVID della fiera  di Milano, con il “pluridecorato” Bertolaso al comando. Questo ospedale è entrato in parziale funzione in questi giorni, probabilmente un'operazione inutile, perché intanto la pressione per la richiesta di terapie intensive si è un po' allentata. Quante vite umane si sarebbero salvate se quel denaro fosse stato speso tempestivamente per l'acquisto di ambulanze, bombole di ossigeno, strumenti di protezione anti contagio per i medici di base, per il personale sanitario dei servizi territoriali, per le associazioni di volontariato??
Non è possibile azzardare numeri, ma non è irragionevole presumere che tante persone si sarebbero salvate. In un tempo non lontano tutto lo staff dirigente della regione Lombardia sarà chiamato ad assumersi la responsabilità politica di un disastro sanitario che ha prodotto nella regione il più alto tasso di mortalità di tutto il pianeta.
Ci sarà spazio per indagini approfondite e serene relative a responsabilità individuali e collettive. E forse anche per indagini della magistratura per disastro sanitario colposo.

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