Submitted by Suddovest on Sun, 22/01/2017 - 10:21
Circola da tempo un aneddoto (un apologo?) che, se non è vero, potrebbe presto o tardi diventarlo: un turista giapponese, dopo una giornata in giro per calli e campielli, sul far del crepuscolo ferma un veneziano e gli chiede: “mi scusi, a che ora chiude Venezia?”
Vera o falsa che sia, la storiella del giapponese che scambia la città lagunare per un parco a tema che a una certa ora chiude i cancelli (il tema: Venezia) dovrebbe far riflettere sul pericolo che corrono le maggiori tra le nostre città storiche, a cominciare proprio dalla più imitata, dipinta, visitata e fotografata. Quale pericolo? Diventare appunto dei parchi tematici per turisti compulsivi e viaggiatori colti; per scolaresche chiassose e disciplinati pensionati che si godono il meritato riposo periodicamente visitando “la storia”.
La questione della salvaguardia dei centri storici è una questione cruciale, ma non può essere affrontata isolatamente, staccandola dalla più generale e vitale questione dello spazio urbano nella sua interezza. Così facendo si rischia di creare due micro mondi separati dal censo, due città che non comunicano: una turistica e pedonalizzata, abitata da benestanti che potranno sostenere gli alti affitti e i prezzi di vendita degli immobili; l’altra periferica e inquinata, destinazione obbligata di tutti quelli che non saranno più in grado di sostenere l’aumento dei costi degli alloggi.
I sociologi hanno dato un nome a questo esodo involontario dal centro alla periferia: “gentrification”, che in sostanza significa modificazione a scopi speculativi del carattere sociale dei quartieri antichi ma non solo.