VIZI PRIVATI E PUBBLICHE VIRTU'. UN INVITO ALLA LETTURA: ''L'ITALIA IN PRESA DIRETTA'' DI RICCARDO IACONA di Zar

Vizi privati e pubbliche virtù

''Di certo il mondo sta cambiando, anzi siamo nel bel mezzo di un cambiamento e quello che possiamo fare è parteciparvi attivamente con un maggiore impegno sociale e politico.'' Con queste parole terminavo il mio primo intervento su Sudovest concludendo che gli italiani però pensano solo al Win for Life e, aggiungo adesso, al Grande Fratello. Ma è davvero cosi? E' possibile che l'italiano medio sia interessato soltanto a quanto ci propinano i media e, quindi, solo al vuoto di trasmissioni come ''I soliti ignoti'' o ''I Pacchi''? Amiamo davvero queste trasmissioni o sono i media che cercano di portarci a tale livello culturale ipnotizzandoci e annullando il desiderio di conoscenza che portò Ulisse a dire che siamo stati creati non ''per viver come bruti ma per seguire virtute e conoscenza''?
Oggi i vizi privati si confondono sempre di più con quelli pubblici e i media fanno a gara per abbassare il livello ''culturale'' delle trasmissioni; gli unici esperti che troviamo in tv sono gli pseudo-psicologi che fanno i processi ''porta a porta''. ''Ma che palle'' direbbe la Litizzetto, non se ne può più. Una volta la domenica pomeriggio serviva per seguire lo sport o per distrarsi in famiglia con l'intrattenimento leggero dei programmi per la famiglia. Adesso ci propinano i talk show sull'ultimo delitto del momento. Per fortuna non possiamo fare di tutta un'erba un fascio e per questo mi piace allegare al mio intervento il grido ironico e divertente della ''Lucianina'' Litizzetto che dice basta a tutto questo NULLA in tv. Vogliamo riaccendere il cervello.

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Un invito alla lettura: ''L'Italia in presa diretta'' di Riccardo Iacona.

Un modo per riaccendere il cervello è spegnere la tv e iniziare a leggere.
Ho affermato nel mio intervento precedente che l'uomo è ''stupido'' perché ancora ragiona come l'uomo della caverna quando si trova davanti a scelte complesse in cui deve decidere sulla base di poche informazioni disponibili. Se abbassiamo il livello di complessità ecco però che è possibile riacquistare la fiducia nell'istinto di sopravvivenza dell'uomo, istinto capace di portarlo ad evolversi fino a diventare homo sapiens prima e homo avidus dopo (ma questa è un'altra storia). Avete mai provato a toglier il cibo ad un uomo? La necessità aguzza l'ingegno si dice. Allora provate a togliergli l'acqua e vedrete che è possibile affermare che la ''sete migliora il senso civico e l'impegno sociale''.
L'ho scoperto leggendo l'ultimo libro di Riccardo Iacona, lettura che suggerisco a tutti perché, a mio modesto parere, credo che siano pagine paragonabili come forza dirompente alle denunce degli scritti di Saviano. Purtroppo, la fortuna di un libro, cosi come quella nella vita, dipende da variabili imponderabili tra le quali non ultima una dote indispensabile per avere successo: il ''culo''. Il lettore mi scuserà della volgarità e spero di potermi spiegare meglio in un prossimo intervento se avremo modo di parlare di un ''pensatore'' dei nostri tempi che ha scritto una trilogia molto istruttiva sul ruolo del ''caso'' (meglio utilizzare un termine tecnico!) e su quello della ''capacità'' per ottenere determinati obiettivi nella vita. Per gli interessati l'autore di cui parlo si chiama Nassim Nicholas Taleb.
In queste righe mi interessa, invece, tornare al capitolo in cui Iacona parla dell'ACQUA e dei tentativi di privatizzazione del servizio di distribuzione in Italia. E' l'unico capitolo che si chiude con una ''speranza'' che le cose in Italia possano migliorare, con la fiducia che ''se si vuole si può ancora fare utilmente politica dal basso, a patto che si faccia qualcosa, che ci si impegni in prima persona, che ci si metta in gioco''. Iacona descrive in modo dettagliato e documentato come i primi tentativi di privatizzare la distribuzione dell'acqua in Italia (Agrigento ed Arezzo) siano stati fallimentari non avendo raggiunto gli obiettivi che si erano proposti in termini di riduzione degli sprechi e abbassamento delle tariffe pagate dall'utente finale. Il decreto Ronchi prevedeva, nelle intenzioni del suo autore, che ''il fine ultimo di tale provvedimento è quello di rendere più aperto e competitivo il settore dei servizi pubblici locali, vera cartina di tornasole della qualità della vita dei cittadini.'' Più competitivo? Iacona ci ricorda che ad Agrigento la Girgenti Acque SpA è stata l'UNICA società a presentarsi alla gara d'appalto e in Toscana è dovuto intervenire persino l'ANTITRUST che ha sanzionato la multinazionale francese Lyonnaise des Eaux. Pensate davvero che una Multinazionale abbia come finalità primaria quella di garantire a tutti il diritto ad avere accesso a una risorsa fondamentale e vitale come l'acqua e nello stesso tempo minimizzare i costi per l'utente finale? L'obiettivo primario di un azienda privata è quello di fare PROFITTI, soprattutto se è quotata in borsa e deve rendere conto agli azionisti; l'obiettivo di massimizzare i profitti è in pieno ed evidente conflitto con quello di minimizzare i costi (ricavi per l'azienda) di distribuzione dell'acqua, conflitto ancora più evidente nel momento in cui l'azienda opera in regime di monopolio! Non c'è quindi da stupirsi se ad Arezzo le bollette in dieci anni si sono triplicate senza che la Nuove Acque SpA sia riuscita a chiudere il bilancio in positivo visto che ha dovuto contrarre 55 milioni di debiti dalle banche. ''L'esperienza aretina ha dimostrato che il Servizio Idrico Integrato deve restare pubblico. Onore a chi l'aveva capito prima, e speriamo almeno che serva a qualcun altro'' ha dichiarato l'ingegner Carlo Schiatti che si è dimesso dalla presidenza dell'autorità pubblica che doveva controllare l'operato dei nuovi soggetti privati (l'A.T.O.), dopo aver denunciato ''gravi mancanze nella gestione della nuova società,…costi di gestione molto elevati, con remunerazioni sproporzionate ai consiglieri d'amministrazione''. E' questo un tipico caso di ''FALLIMENTO DEL MERCATO'' che in economia si verifica quando i mercati, cioè l'iniziativa privata, non sono in grado di organizzare la produzione in maniera efficiente rendendo opportuno l'intervento dello Stato. E' pur vero che esistono anche i FALLIMENTI DEL PUBBLICO, come ci insegnano decenni di mala gestione della rete pubblica idrica in Sicilia. Iacona ci ricorda però esempi concreti di gestione pubblica ''virtuosa'', come quella del comune di Milano dove le tariffe sono le più basse d'Italia. In Sicilia in molti hanno capito che esiste una via virtuosa ''pubblica'' alla gestione dell'acqua e per questo motivo circa 100 Comuni hanno approvato una mozione che chiede il ritorno alla gestione pubblica dell'acqua. Forse perché ci avviciniamo al 2015 e alla profezia di Leonardo Sciascia che ha scritto un articolo dal titolo LA GRANDE SETE IN SICILIA FINIRA' NEL 2015. Lungi da me fare previsioni; prendo semplicemente atto che probabilmente la gente comune come Chiara, dopo aver letto l'articolo di Sciascia, si è CHIESTA come mai ''le fonti di Santo Stefano Quisquina sono sfruttate per l'imbottigliamento da una grande MULTINAZIONALE e gli abitanti, che avrebbero il diritto di bere quella stessa acqua aprendo le valvole dei rubinetti della propria casa, si ritrovano a dover comperare, nel fornito Reparto bevande dei supermercati siciliani, la MEDESIMA ACQUA confezionata in bottiglie''.


Santo Stefano Quisquina Pubblicato Suddovest Ven, 01/05/2009 - 15:00

Un altro modo di accendere il cervello: ricordare i nostri diritti e le cose belle che ci hanno tolto

Ricordo con un misto di rabbia e nostalgia quando da ragazzi andavamo a riempire l'acqua alla ''brivatura'', le fontana di cui i nostri paesi e le nostre campagne erano pieni, dove scorreva ininterrottamente un'acqua freschissima e buonissima. Ricordo la fila di persone in attesa del proprio turno, che con la pazienza tipica del siciliano, che spesso purtroppo, rasenta la rassegnazione, attendeva il proprio turno per riempine decine di bidoni da utilizzare per bere o per gli altri servizi di casa. Questo rituale era indispensabile per rifornire i recipienti d'acqua delle case di campagna ma anche per rifornire d'acqua le case di molte città ''assetate'' da una politica di distribuzione il più delle volte volutamente carente. E la gente siciliana ''rassegnata'' era disposta a fare sacrifici inimmaginabili ad un ITALIANO di Milano abituato ad aprire il rubinetto di casa ed avere disponibile l'acqua 24 ore al giorno. Ricordo i miei poveri genitori che si svegliavano alle 2 di notte, all'improvviso, perché sentivano l'agognato ''scroscio'' dell'acqua nella cisterna e allora occorreva ''attaccare'' il rumorosissimo autoclave, svegliando tutto il vicinato, me compreso, per riempire il più in fretta possibile i recipienti che mio padre aveva posto sul tetto. Bisognava fare immediatamente il ''pieno'' perché il razionamento era ''aleatorio'': chi lo sa quando sarebbe stata distribuita la prossima volta Pensavo che tutti questi miei ricordi fossero tali e pertanto appartenessero al passato remoto, un passato che oggi ricordo quasi con nostalgia perché quei sacrifici erano un segno dell'amore dei miei genitori per la famiglia. Credevo che fossero cose ormai superate e, invece, Iacona racconta che ancora oggi, purtroppo, la situazione di molti paesi è molto simile a quanto presente nei miei ricordi. Spero che la lettura del libro di Iacona smuova in voi non solo ricordi, tutto sommato piacevoli come è successo nel mio caso, ma spinga tutti a fare come quei 100 Comuni che sono passati all'azione in modo da smentire il noto detto gattopardiano che in Sicilia, e non solo in Sicilia, ''si cambia tutto per non cambiare niente''. Il mondo sta cambiando, è lecito sognare di influire sul futuro, per noi e per i nostri figli, ''a patto che si faccia qualcosa, che ci si impegni in prima persona, che ci si metta in gioco''. Buona lettura!

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