IL TURISMO SPIEGATO DA UNA GUIDA di Adriana Iacono

[img:1 align=float_left title:none]È una verità universalmente riconosciuta che i luoghi comuni sono duri a morire. Meno conosciamo l'argomento di cui farnetichiamo più ci aggrappiamo ad essi come slogan roboanti di merce scaduta. L'altra sera a casa di amici ho dichiarato di essere una guida turistica. - Ma è un lavoro stagionale - fa una professoressa. - Anche insegnare se è per questo - rispondo. - E poi ad Agrigento il turismo è solo di passaggio. Ci lavora solo qualche guida – Incalza il marito ingegnere con piglio deciso. E dire che l'avevo detto di lavorare nel settore da quasi vent’anni. E in tutto questo tempo ne avrò fatte di escursioni, giri di Sicilia, visite guidate, insomma qualcosa ne dovrei sapere, no? Eppure ogni volta che ne parlo finisco per subire la sicumera dei saccenti di turno che sciorinano banalità come fossero certezze empiricamente acquisite. Persone la cui unica esperienza nel settore risale a quella volta in cui, grazie a un volantino raccolto in portineria, hanno prenotato una gita di tre giorni in autobus al santuario di Loreto - con inclusa dimostrazione di pentole senza obbligo di acquisto - sputano sentenze con la determinazione dell’illuminato che spiega la verità a un bambino riottoso e miscredente. Stanca di sentire gente che mi spiega il turismo con i luoghi comuni e sgomenta da tante inossidabili certezze, scrivo con la speranza di riuscire a farne scricchiolare qualcuna. I turisti sono di passaggio è vero, ma non nel senso che passate le strisce pedonali al posto di ristoro se ne vanno, quanto piuttosto per il fatto che non si trattengono per più di una o due notti. Questo vale per molte località della Sicilia, escluso Taormina, che fa storia sé, e i villaggi turistici. I pacchetti che vendono la Sicilia sono dei tour – veri e propri tour de force, a volte - di circa una settimana che partono da Palermo o Catania, città con aeroporti e dove si concentrano la maggior parte dei tour operator dell'isola e si spostano ogni giorno, o quasi, verso una nuova destinazione. Naturalmente l'operatore propende per fare soggiornare il gruppo più a lungo nella sua città. Ad Agrigento, inoltre, non ci sono infrastrutture come autostrade e aeroporti che renderebbero più agevole un turismo stanziale. C'è un porto, però, a cui occasionalmente attraccano navi da crociera e che potrebbe facilmente essere inserito come tappa obbligata dei circuiti del mediterraneo. In Sicilia l'industria turistica è una struttura consolidata che coinvolge diverse migliaia di persone. Tutti i tour classici includono una visita ad Agrigento con almeno un pernottamento, qualche volta anche due o tre. Ogni tour è formato da un autobus di 50 posti. In periodi di alta stagione (primavera e autunno) si può arrivare anche 60/70 autobus, senza contare chi viaggia al di fuori dei tour organizzati. Tutte queste persone, circa settecentomila all'anno, in anni buoni, hanno bisogno di servizi vari: guide, biglietterie, bar, ristorazione, alloggi, taxi, informazioni, ecc... Facciamo due conti (a naso e senza calcolatrice):
  • In città ci sono una decina di alberghi e più o meno altrettanti ristoranti che lavorano con i circuiti. Una stima approssimativa ma realistica di lavoratori nel settore della ricezione e della ristorazione dovrebbe essere intorno alle 500 persone incluso i numerosi b&b che si occupano degli individuali.
  • Un ruolo importante viene svolto anche dalle ditte di autotrasporti. In provincia ce ne sono numerose tra grandi e piccole. Le più importanti sono circa sette, otto, direi che tra autobus, noleggio auto e taxi si possono considerare almeno altre 200 persone.

A queste vanno aggiunte:

  • 120 guide turistiche (di cui, a dire il vero, solo la metà esercita attivamente la professione) e qualche decina di accompagnatori
  • un centinaio di custodi
  • i dipendenti della società che cura i servizi aggiuntivi (tra valle e museo: tre biglietterie, due bar, tre bookshop)
  • una cinquantina di persone che gravitano intorno alla area del posto di ristoro (bar e tabaccheria, bancarelle, posteggiatori, Yop, Sal e tutti i ragazzi senegalesi che vendono collanine alle turiste spagnole estasiate, autisti del trenino elettrico, Marco il cavallo attaccato al carretto siciliano che ne ricava biada fresca giornaliera e il suo isterico proprietario che guadagna sulle mance)
  • dirigenti e dipendenti della Kolimbetra
  • titolari e dipendenti dell’unico tour operator della città (o quanto meno dell’unico che si spende attivamente sul territorio)
  • funzionari e dipendenti del Palazzo dei Congressi, struttura unica in Sicilia e usata molto al di sotto delle sue reali potenzialità
  • funzionari e dipendenti delle varie amministrazioni locali preposte al turismo

E' evidente quindi che il turismo ad Agrigento (città non provincia) può essere considerata un'industria economica a tutti gli effetti che coinvolge in maniera diretta almeno un migliaio di persone. Ogni cosa fatta contro quest'industria viene fatta non solo contro il nostro enorme patrimonio artistico e culturale ma anche contro la vita di tutti i lavoratori che in questo settore hanno trovato una sana fonte di sostentamento per se stessi e le loro famiglie. Il turismo nella nostra città è riuscito a svilupparsi nonostante l'amministrazione non abbia fatto molto per incentivarlo. Se state pensando che la sagra del mandorlo sia un'occasione ricredetevi: alberghi intasati di gruppi folkloristici a spese dell'amministrazione portati in giro da ragazzi che parlano un inglese stentato, non sanno quello che fanno e lo fanno gratis a discapito degli accompagnatori professionisti sono più che altro un'occasione persa. A onor del vero c'è stata, anni fa, una promozione che ha permesso a migliaia di americani di soggiornare per una settimana nella nostra città a prezzi molto convenienti. E' durata qualche anno ha avuto molto successo ma finita la promozione si è spento il flusso. L'unico evento capace di richiamare vero turismo culturale stanziale che resiste nel tempo è il Convegno Pirandelliano che porta nella città migliaia di studenti e insegnanti da tutta Italia per una settimana. Si potrebbe dire che il turismo si è sviluppato malgrado gli agrigentini, malgrado la scarsa informazione e le inefficienze si è sviluppato semplicemente perché è inevitabile che persone da tutte il mondo subiscano il fascino del nostro territorio. Eppure per potenziare quest'industria basta poco: basta non fare investimenti nella direzione sbagliata, tipo costruire rigassificatore a poca distanza dal parco. Basta offrire ai turisti gli stessi servizi che una città sviluppata offrirebbe ai suoi cittadini: un centro storico dignitoso, acqua, pulizia, buone strade, collegamenti efficienti, strutture ricettive adeguate, spiagge pulite, mare non inquinato, prezzi decenti. Puntare sul turismo significa puntare su uno sviluppo compatibile conservando le caratteristiche peculiari del territorio. Significa semplicemente rendere fruibile e appetibile tutto quello che già esiste. Basterebbe una buona informazione e tariffe abbordabili. In definitiva, anche se è ancora molto al di sotto delle sue enormi potenzialità, il turismo nella nostra città esiste ed è una fonte di lavoro importante. Quindi la prossima volta che sentite qualcuno dire - con la pioggia di questi giorni per forza che non ci sono turisti spiegategli che il turismo non è la scampagnata fuori porta con gli amici ma è un’industria strutturata e va avanti anche quando piove.

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