DALLA VIA DELLE ARTI A UNA PROPOSTA PER IL CENTRO STORICO DI AGRIGENTO di Emanuele Enrico Mariani
Submitted by Suddovest on Sun, 28/07/2013 - 21:39
Quella che sta ormai trascorrendo è un’estate per molti versi diversa dalle altre. Al pullulare di iniziative di diverso carattere si aggiunge sempre più l’esigenza di tirare le fila della ormai annosa questione del recupero del centro storico di Agrigento.
In tal senso la nascita della nuova associazione Onlus Culturart ha dato lo spunto fattivo per una prima riflessione. Già strategicamente la Via Neve, all’altezza di Piazza Caratozzolo, offre la sensazione di un volere entrare, attraverso le più svariate capacità individuali e di gruppo, nel troppo spesso dimenticato centro storico della città.
Così Culturart quest’anno ha dato vita, e sta continuando a farlo, ad una serie di iniziative che mirano, attraverso l’impegno e l’intrattenimento vario, a favorire un addentrarsi nei luoghi ormai dimenticati. Tre settimane or sono l’associazione di Via neve ha messo in scena una serata dal titolo “I colori incontrano la musica: policromie e polifonie” nella quale al risuonare delle note musicali di artisti locali si è aggiunta una ampia esposizione di pittura. Le scale di questa parte di Via Neve sono state colorate riprendendo i temi festosi e vivaci di una città che dà il proprio benvenuto ai turisti. La composizione stratificata, nella parte alta della scala, di un fico d’India ricorda a chiare lettere una delle principali caratteristiche del nostro sud.
La mirabile partecipazione della gente del luogo e non si è arrestata anche in occasione della prima del Cineforum “La commedia all’italiana” accompagnato da uno spuntino di prodotti locali e panini facilmente accessibile con una semplice offerta libera.
Anche per la festa del sempre più celebrato San Calogero l’associazione ha detto la sua, organizzando un pomeriggio e una serata a tema con musica sotto la direzione del maestro Alessandro Bruccoleri che ha guidato un gruppo di ragazzi nell’esecuzione di alcuni brani Blues e diversi motivi famosi, mentre al centro della piazza campeggiava un dipinto “olio su tela” di uno splendido San Calogero.
Nei giorni scorsi infine un gemellaggio con degli artisti Russi è stato al centro anche dello sguardo delle tv locali, con iniziative sia in Piazza Purgatorio che ai piedi della scalinata.
Da qui la sensazione che l’esperienza delle Via Neve possa, senza alcun dubbio, rappresentare solo un primo introdursi nell’ormai parte più fragile del nostro centro storico. E se ai piedi della scalinata con ogni probabilità sorgerà un Bed & Breakfast per i turisti, la Onlus si propone di acquisire in gestione i locali dell’Ex Cinema Odeon per farne un luogo di incontro multifunzionale.
Si tratterebbe, a buon diritto, di un luogo con diversa gestione rispetto a quelli che siamo abituati normalmente a frequentare. Un luogo pensato per l’allestimento di mostre e la realizzazione di convegni in inverno, con la sua sala lettura, la sua sala da the ed i suoi locali per diversi laboratori e quant’altro.
Significherebbe, in altri termini, iniziare a dare vita a vettori di aggregazione altri rispetto ai canoni correnti, ma anche dare spazio ad una cultura della libera immaginazione e creatività.
Allora, da un punto di vista ben più ampio, perché non pensare ad un piano di recupero concertato tra le diverse istituzioni e realtà associative locali che coinvolga dall’Università ai gruppi associativi più svariati per iniziare a pensare in concreto ad azioni dirompenti in tal senso? Quando dico questo penso ad esempio ad un progetto nel quale una volta recuperati alcuni degli edifici più prestigiosi della città (penso a quelli che si affacciano più o meno direttamente sulla via Atenea), se ne possa fare la sede di un Dipartimento di Ingegneria ove l’immediato progetto e breve e lungo termine, con tutte le attività didattiche che questo comporterebbe, possa essere l’organizzazione ed il recupero delle altre strutture ed edifici secondo criteri veramente moderni e avanzati.
Ciò significherebbe, in prima istanza, fuoriuscire dalla logica del grande esperto che come insegnava già Robert M. Pirsig nel suo Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, molto spesso conduce alla deludente constatazione, quasi sempre tardiva, del fatto che ciascuno è il migliore custode, in base quasi ad un legame primario di coappartenenza, di ciò che gli appartiene o come mezzo o come veicolo o, infine, come ‘bene’. Significherebbe donare ad Agrigento il volto di una città che, anche e soprattutto, attraverso l’ampliamento delle proprie qualifiche e della propria offerta formativa universitaria, inizi a re-investire ed auto-investire sulla sua propria rinascita.
Ciò come conseguenza ragionata anche della valorizzazione delle energie e delle competenze locali. In tal senso le modalità specifiche potrebbero essere pensate sia in base alle esigenze di volta in volta emergenti che alle capacità trasformative in atto. Penso alla creazione di piccole aree parking per piccole o medie auto ecologiche, ove le rimessa in uso degli immobili risulti con ogni evidenza non funzionale e appropriata né in termini economici né in termini culturali, pratici e via dicendo. Da questo non potrebbe che derivare la fuoriuscita da una situazione di ghettizzazione della quale soffrono coloro che ancora abitano quelle zone e in esse si muovono quotidianamente.
Come insegnava il filosofo francese Michel Foucault un progetto strutturale e architettonico è sempre e comunque un progetto sociale e relazionale, e il modo attraverso il quale gestiamo i nostri spazi urbani, pensandone l’organizzazione, denuncia troppo spesso il nostro vero sentire verso l’altro e le sue specifiche differenze.
In tal senso la nascita della nuova associazione Onlus Culturart ha dato lo spunto fattivo per una prima riflessione. Già strategicamente la Via Neve, all’altezza di Piazza Caratozzolo, offre la sensazione di un volere entrare, attraverso le più svariate capacità individuali e di gruppo, nel troppo spesso dimenticato centro storico della città.
Così Culturart quest’anno ha dato vita, e sta continuando a farlo, ad una serie di iniziative che mirano, attraverso l’impegno e l’intrattenimento vario, a favorire un addentrarsi nei luoghi ormai dimenticati. Tre settimane or sono l’associazione di Via neve ha messo in scena una serata dal titolo “I colori incontrano la musica: policromie e polifonie” nella quale al risuonare delle note musicali di artisti locali si è aggiunta una ampia esposizione di pittura. Le scale di questa parte di Via Neve sono state colorate riprendendo i temi festosi e vivaci di una città che dà il proprio benvenuto ai turisti. La composizione stratificata, nella parte alta della scala, di un fico d’India ricorda a chiare lettere una delle principali caratteristiche del nostro sud.
La mirabile partecipazione della gente del luogo e non si è arrestata anche in occasione della prima del Cineforum “La commedia all’italiana” accompagnato da uno spuntino di prodotti locali e panini facilmente accessibile con una semplice offerta libera.
Anche per la festa del sempre più celebrato San Calogero l’associazione ha detto la sua, organizzando un pomeriggio e una serata a tema con musica sotto la direzione del maestro Alessandro Bruccoleri che ha guidato un gruppo di ragazzi nell’esecuzione di alcuni brani Blues e diversi motivi famosi, mentre al centro della piazza campeggiava un dipinto “olio su tela” di uno splendido San Calogero.
Nei giorni scorsi infine un gemellaggio con degli artisti Russi è stato al centro anche dello sguardo delle tv locali, con iniziative sia in Piazza Purgatorio che ai piedi della scalinata.
Da qui la sensazione che l’esperienza delle Via Neve possa, senza alcun dubbio, rappresentare solo un primo introdursi nell’ormai parte più fragile del nostro centro storico. E se ai piedi della scalinata con ogni probabilità sorgerà un Bed & Breakfast per i turisti, la Onlus si propone di acquisire in gestione i locali dell’Ex Cinema Odeon per farne un luogo di incontro multifunzionale.
Si tratterebbe, a buon diritto, di un luogo con diversa gestione rispetto a quelli che siamo abituati normalmente a frequentare. Un luogo pensato per l’allestimento di mostre e la realizzazione di convegni in inverno, con la sua sala lettura, la sua sala da the ed i suoi locali per diversi laboratori e quant’altro.
Significherebbe, in altri termini, iniziare a dare vita a vettori di aggregazione altri rispetto ai canoni correnti, ma anche dare spazio ad una cultura della libera immaginazione e creatività.
Allora, da un punto di vista ben più ampio, perché non pensare ad un piano di recupero concertato tra le diverse istituzioni e realtà associative locali che coinvolga dall’Università ai gruppi associativi più svariati per iniziare a pensare in concreto ad azioni dirompenti in tal senso? Quando dico questo penso ad esempio ad un progetto nel quale una volta recuperati alcuni degli edifici più prestigiosi della città (penso a quelli che si affacciano più o meno direttamente sulla via Atenea), se ne possa fare la sede di un Dipartimento di Ingegneria ove l’immediato progetto e breve e lungo termine, con tutte le attività didattiche che questo comporterebbe, possa essere l’organizzazione ed il recupero delle altre strutture ed edifici secondo criteri veramente moderni e avanzati.
Ciò significherebbe, in prima istanza, fuoriuscire dalla logica del grande esperto che come insegnava già Robert M. Pirsig nel suo Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, molto spesso conduce alla deludente constatazione, quasi sempre tardiva, del fatto che ciascuno è il migliore custode, in base quasi ad un legame primario di coappartenenza, di ciò che gli appartiene o come mezzo o come veicolo o, infine, come ‘bene’. Significherebbe donare ad Agrigento il volto di una città che, anche e soprattutto, attraverso l’ampliamento delle proprie qualifiche e della propria offerta formativa universitaria, inizi a re-investire ed auto-investire sulla sua propria rinascita.
Ciò come conseguenza ragionata anche della valorizzazione delle energie e delle competenze locali. In tal senso le modalità specifiche potrebbero essere pensate sia in base alle esigenze di volta in volta emergenti che alle capacità trasformative in atto. Penso alla creazione di piccole aree parking per piccole o medie auto ecologiche, ove le rimessa in uso degli immobili risulti con ogni evidenza non funzionale e appropriata né in termini economici né in termini culturali, pratici e via dicendo. Da questo non potrebbe che derivare la fuoriuscita da una situazione di ghettizzazione della quale soffrono coloro che ancora abitano quelle zone e in esse si muovono quotidianamente.
Come insegnava il filosofo francese Michel Foucault un progetto strutturale e architettonico è sempre e comunque un progetto sociale e relazionale, e il modo attraverso il quale gestiamo i nostri spazi urbani, pensandone l’organizzazione, denuncia troppo spesso il nostro vero sentire verso l’altro e le sue specifiche differenze.
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