COSA FACCIAMO AL NOSTRO TERRITORIO? di Vincenzo Campo
Submitted by Suddovest on Sat, 26/04/2008 - 23:32
Non m’intendo affatto di chimica, della quale ho solo quattro nozioni scolastiche un po’ appiccicaticce [img:1 align=float_left title=none] perché imparate con quel grande spirito di prevenzione che, ai miei tempi, aveva chi, studente del classico, faceva l’apprendista umanista; direi che era vissuto come una soverchieria, lo studio della chimica. Confesso, dunque, d’essere assolutamente ignorante in materia, ma tuttavia credo di sapere per certo che l’ossigeno è un gas. Per lo meno: è un gas a pressione e temperatura ordinarie, standard, tanto che, in queste condizioni, ce lo troviamo, non so in che quantità rispetto agli altri elementi, quale componente dell’aria –lapalissianamente necessaria per la respirazione nostra e di tutti gli altri esseri viventi.
Tuttavia credo che nessuno di noi quando dice “gas” pensi all’ossigeno; la parola, il lemma “gas”, nell’uso ordinario e comune di tutti i giorni, io credo, a tutto rimanda meno che all’ossigeno; il vocabolario che ho consultato, il mio fido Garzanti, me n’ha dato conferma: dopo averlo definito come la denominazione generica eccetera, allo scopo di dare qualche esempio, cita il metano, l’elio, il neon, l’argo, il cripto e un’altra quantità d’elementi e mai una volta l’ossigeno.
Se pensiamo al gas, a un gas, mai ci viene in mente l’ossigeno, presente per fortuna ancora in quantità sufficienti e necessario per respirare e perciò per vivere.
Qualcuno si chiederà se mi sia dato di volta il cervello se mi metto a parlare, e per di più con dichiarata incompetenza, di gas nel contesto di Suddovest, che non somiglia e credo non vuole somigliare affatto all’American Scientific.
M’ha fatto pensare all’ossigeno in quanto gas una dichiarazione del Segretario della Cisl agrigentina, il quale, solo qualche giorno fa, ha dichiarato che il rigassificatore di Porto Empedocle costituirebbe “un'enorme boccata di ossigeno per l'occupazione”. Ossigeno? Ossigeno mefitico, temo.
Torno a dire: di chimica, teorica o applicata, non capisco nulla e non ho voglia di cominciare ad imparare ora che sto invecchiando; è pure probabile –qualcuno ne è certo- che i rigassificatori non ammorbano l’aria; non ho le capacità per discutere dell’eventuale pericolo che essi, i rigassificatori, costituiscono per l’ambiente, ma dire che quello di Porto Empedocle costituirebbe una boccata d’ossigeno, mi pare un vero e proprio scivolone.
Non mi chiedo neppure perché mai, cosa mai sia successo, perché il Sindacalista agrigentino, sull’argomento, abbia cambiato idea in così poco tempo dato che solo nel gennaio del 2006 pensava l’esatto contrario; solo i cretini non cambiano mai idea, diceva qualcuno autorevolmente, e io stesso rivendico, per me stesso, perfino il diritto di contraddirmi.
Ma io, sull’argomento e da perfetto ignorante, non cambio idea ed ho perfino la sfrontatezza di sperare che tutti gli agrigentini adottino il mio semplice, banale ragionamento.
Il problema, la questione nodale non è se questo o quell’altro intervento, che sia oggi il rigassificatore o che siano state ieri le pale eoliche, vada fatto o no; o per lo meno: non si può discutere sulla fattibilità, la positività, la necessarietà, l’opportunità di un’opera o di un intervento se prima non si pensa seriamente e non si decide di cosa si vuol fare della nostra Città e del nostro territorio.
Voglio dire: penso che poche, molto poche, sono le cose buone o cattive in assoluto in ogni occasione, in ogni tempo e in ogni luogo. Se ci penso mi vengono in mente solo Dio e il Diavolo e non altro.
Se è così, allora, è fuori luogo ogni discussione sul e del rigassificatore se prima non si fa una discussione seria, ragionata e veramente definitiva su Agrigento e la sua provincia.
Se questa terra è una terra qualunque, una come altre in Sicilia, in Italia e in Europa; se non ha una specificità sua che la fa diversa da tutte le altre più o meno vicine; se non costituiscono uno specifico unico e ineguagliabile quei templi e quella Valle che l’hanno fatta promuovere dall’Unesco Patrimonio dell’umanità; se dobbiamo continuare a considerare ciarpame quel reticolo di vie, cortili, scale e vanelle, insieme poetico e misterioso, che è la nostra città araba; se a nulla vale che questa è la terra di Pirandello, di Sciascia e di Camilleri.... ebbene, allora discutiamo del rigassificatore e diciamo la nostra sulla sua fattibilità.
Allora: non so e non voglio sapere se il rigassificatore è no un pericolo per l’ambiente; mi basta sapere che se ne pone il problema e che perciò potrebbe costituirlo; se così è finché non si decide veramente cosa è e cosa vuole essere Agrigento, cosa noi vogliamo farne, non si può e non si deve parlare di rigassificatore; non dobbiamo e non possiamo assumere una scelta che logicamente ne presuppone un’altra se prima non abbiamo assunto, deliberatamente, coscientemente, responsabilmente questa.
Personalmente propendo, da uomo comune e qualunque quale sono, affinché ci si muova nella direzione del mettere a frutto quel patrimonio che tutti noi, favorevoli, contrari e indifferenti rispetto alla questione rigassificatore sappiamo d’avere; e tuttavia, se la maggioranza di noi dovesse pensare e decidere che quello che abbiamo finisce col costituire un ostacolo allo sviluppo, ebbene, sarò il primo a muovermi in questa direzione; a condizione però che la scelta sulla pregiudiziale sia chiara, assunta coscientemente e voluta veramente: mai più dovremo trovarci davanti al fatto compiuto e piuttosto dovremo far in modo di compierlo come noi vogliamo.
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