ZAMBUTO CREDIBILE? CAMBI UOMINI E PUNTI SUL CENTRO STORICO di Antonino Cuffaro

La scelta del sindaco di Agrigento Marco Zambuto di aderire al Partito Democratico a fianco Di Matteo Renzi non desta particolare sorpresa: l’uomo politico ci ha abituati ad un sostenuto viavai da destra a sinistra. Dall’esordio con la DC all’ UDC di Toto’ Cuffaro; dall’alleanza con il PDS e Rifondazione Comunista sei anni fa, al tentativo infruttuoso di approdare alla corte di Angelino Alfano; poi, ancora, l’accordo con gli ultimi scampoli del cuffarismo, per riconquistare la carica di sindaco appena un anno fa; ed ora, l’ingresso dalla porta principale nel Partito Democratico.
Tutti questi, come dire, diversi aspetti della maturazione politica di Zambuto non sono mai stati accompagnati da motivazioni forti, da cambiamenti nella sua pratica politica, da una diversa visione del bene comune.
Peraltro, il passato di questi ultimi sei anni di giunte comunali guidate da Zambuto si è caratterizzato per un vuoto progettuale assoluto: nessuna idea di città è stata messa in campo e tradotta in atti amministrativi.
Sono invece continuate le pratiche clientelari (si veda la gestione del teatro Pirandello), e si è fatto un continuo, irrealistico ed imbarazzante ricorso ad invocazioni di leggi speciali per Agrigento e alla richiesta di impegni campanilistici da parte dei parlamentari della provincia.
Due impegni, però, vanno riconosciuti a Zambuto:
- un parziale risanamento finanziario, ottenuto portando l’imposizione fiscale locale ai massimi livelli e tagliando i servizi (posti negli asili nidi, interventi di assistenza ai bisognosi, riduzione della manutenzione stradale e della cura del verde cittadino )
- l’appoggio fattivo al progetto di ristrutturazione dell’ area di Terravecchia che, se realizzato, rappresenterebbe un’ennesima speculazione edilizia, nella città tristemente simbolo del disordine urbanistico, e realizzerebbe una vergognosa devastazione del centro storico.
Cosa cerca il sindaco è chiaro a tutti: una posizione utile che assicuri la prosecuzione della sua carriera personale consentendogli, probabilmente, di accaparrarsi un seggio alle prossime politiche.
Ma, a parte l’ambizione personale, questa scelta può rappresentare un’opportunità di cambiamento per Agrigento ?
Può essere un punto di svolta per progettare finalmente una città diversa e migliore ?
In questi ultimi anni, grazie ad alcuni dibattiti pubblici di notevole spessore (penso, in particolare, al dibattito della scorsa estate organizzato dalla fondazione Agireinsieme a Santo Spirito), all’impegno di un gruppo di intellettuali (in primis Tano Siracusa) e all’attività di diverse associazione culturali, si è sempre più affermata in città l’idea che l’unico futuro possibile per Agrigento passi dalla rinascita dell’enorme patrimonio storico, culturale e urbanistico rappresentato dal suo centro storico.
Un centro storico che ridiventi il cuore pulsante della citta, sia dal punto di vista economico che culturale. Luogo di incontro di culture diverse (una parte rilevante degli abitanti sono immigrati).
Dimora di atelier di artisti e di artigiani.
Sede dell’università e degli universitari, con il loro portato di capacità intellettuali e di richiesta di servizi culturali: biblioteche, librerie, teatri, cinema, luoghi di incontro e di dibattito.
Residenza di palazzi storici e spazi museali che possono costituire un circuito formidabile, inserito in un reticolo viario unico, in grado di offrire, ad un turismo colto e curioso, un’ esperienza di vita di sicuro fascino .
Spazio per le vie del gusto, dove assaggiare e comprare i prodotti tipici della nostra agricoltura e della nostra cucina (in proposito esiste già un progetto di massima dell’arch. Davide Natale). Un centro storico che recuperi il decoro perduto: liberato da macerie, transenne e muri cadenti; ma anche da superfetazioni, infissi in alluminio, recipienti di plastica sui tetti, tegole di eternit, asfalto, mucchi di immondizia ed altre sconcezze.
Ristrutturato, magari con un concorso di idee internazionale, rispettando i materiali storici, le cubature, il reticolo viario, i prospetti.
Un centro storico da far rinascere, pieno di vita e di persone e affrancato dalle auto, come accade in tutti i centri storici delle città d’arte.
La città medievale non è stata pensata per le auto, assaporarne i ritmi e il gusto della vita deve comportare qualche sacrificio, se così lo si può chiamare: bisogna spostarsi preferibilmente a piedi e, dove non è possibile, pensare a mezzi di trasporto alternativi ma compatibili: biciclette, scale mobili, piccoli mezzi motorizzati a gas o elettrici.
Avviene ovunque in Europa, perché da noi non dovrebbe essere possibile ?
Proprio in questi giorni, in occasione del festino di Santa Rosalia, a Palermo sono state liberate dalle macchine e pedonalizzate Piazza San Domenico e Piazza Bologni: due luoghi che erano diventati un ammasso di lamiere, con gioia dei palermitani ridiventano due salotti pieni di vita.
Questa è la città che la sinistra dovrebbe immaginare per i prossimi decenni, cominciando sin d’ora a costruirla.
Questo sindaco vuole dare un significato alto alla sua nuova scelta di campo?
Faccia un passo in questa direzione, troverà tanti agrigentini al suo fianco.
Sia chiaro, però, che le scelte nuove camminano sulle gambe di gente nuova. Se Zambuto seguirà le logiche di sempre con il manuale cencelli (un assessore ai renziani, uno alla corrente di Capodicasa, uno alla corrente di Panepinto…), non ci sarà spazio per nessun cambiamento.
In città ci sono competenze ed intelligenze in grado di dare una svolta. Zambuto, se vuole che la sua amministrazione lasci un segno, ne tenga conto.
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