IL PAPA A LAMPEDUSA. LA 'FOLLIA' CRISTIANA CONTRO LO SPIRITO DEL TEMPO di Tano Siracusa

La vista di Papa Francesco a Lampedusa è stata due volte straordinaria: perché in questa occasione il capo della principale chiesa cristiana ha pronunciato delle parole semplicemente cristiane, ispirate al nucleo centrale del messaggio cristiano, e perché ciò è sembrato a tutti straordinario.
Non siamo più da tempo abituati, almeno in Europa, a manifestazioni clamorose, anche soltanto sul piano mediatico, di testimonianza cristiana della carità. L’ultimo e più grande esempio è stato forse quello di Madre Teresa.
Scriveva s. Paolo nella prima lettera ai Corinti: ‘E se avessi anche il dono della profezia e conoscessi i misteri di tutta la scienza; e anche se possedessi una pienezza di fede da trasportare le montagne ma non avessi la carità, sarei un nulla.’
Non c’è stata carità in questi anni nei confronti delle vittime africane dell’egoismo europeo, come nei confronti delle vittime latinoamericane che premono alle frontiere degli Stati Uniti, e nei confronti di tutte le vittime di una distribuzione enormemente squilibrata e ingiusta delle risorse esistenti e della ricchezza prodotta fra gli abitanti del pianeta.
Lampedusa in Europa, e adesso in tutto il mondo, è diventata il simbolo dello scandalo della disperazione delle moltitudini e dell’indifferenza ‘globalizzata’ che la circonda. Un’indifferenza che papa Francesco mette in relazione al ruolo del benessere individuale e competitivo, della sua ricerca, quale perno economico e ideale della contemporaneità, di un sistema ormai unificato.
La critica della modernità ha sempre attraversato la chiesa romana e nell’ultimo mezzo secolo con analisi penetranti anche da parte di alcuni pontefici, ma forse mai, come oggi a Lampedusa, è emersa la frontalità della contrapposizione della ‘follia’ cristiana al tempo della storia o allo spirito del tempo. Che in Italia è stato quello annunciato una ventina di anni fa dall’irruzione nel linguaggio dei politici del termine ‘buonismo’: un neologismo che traduceva un nietzshianesimo da osteria leghista, banalizzando un’inversione di valori che ha avuto il suo coronamento nella legge Bossi-Fini e nei provvedimenti voluti da Maroni sui respingimenti. Soltanto Pannella fra i politici italiani ha apertamente denunciato questo misfatto dell’attuale capo della Lega Nord e governatore della Lombardia.
L’impressione è che questo papa possa davvero cambiare qualcosa dentro e fuori la Chiesa. Che la sua testimonianza, grazie anche alla amplificazione mediatica di cui dispone, possa gettare dei semi, contribuire ad invertire una tendenza nichilista che a molti sembra incontrastabile.
Intanto a Lampedusa non c’erano politici, autorità civili o religiose ad accogliere il papa argentino. C’erano solo quelli che dovevano esserci: il sindaco Giusy Nicolini e l’arcivescovo di Agrigento don Franco Montenegro. Due persone di cui tutta la nostra comunità deve andare orgogliosa, due autorevolissime voci che assieme a poche altre in questi anni e in questi mesi non hanno smesso di segnalare e denunciare la tragedia che si consumava nel Mediterraneo.
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