RICORDARE A TUTTI, CREDENTI E NON CREDENTI, CHE LORO, GLI IMMIGRATI, SONO GLI ULTIMI? di Tano Siracusa

Caro Giovanni,
ho chiesto a un amico di procurarmi qualche ritaglio di stampa sulle perquisizioni avvenute qualche giorno fa, all’alba, nelle abitazioni dei senegalesi alla ricerca di prove di vari reati, dallo spaccio di stupefacenti, alla vendita di prodotti contraffatti, alla loro eventuale condizione di ‘clandestini’. Non leggo i giornali locali e non vedo le televisioni locali, vivo ad Agrigento ma non sono molto informato su quello che succede in città. Ho letto così solo ora qualche articolo sulla vicenda, qualche commento. Avverto solo il bisogno di esprimere pubblicamente la mia solidarietà alla comunità locale dei senegalesi.

Mi sembra inutile cercare di convincere chi la pensa diversamente, chi non condivide questo bisogno. Come? Ricordando a tutti gli agrigentini che la nostra è una città costruita nell’ultimo mezzo secolo in gran parte in maniera illegale, abusiva? Che soprattutto di piccoli abusi, di piccole illegalità (ma anche di grandi, macroscopiche) è intessuta la nostra quotidianità? Oppure che il reato di ‘clandestinità’ è un reato assurdo, abnorme, che sanziona non un’azione, un comportamento illecito, un’offesa alle persone fisiche o alla loro proprietà, ma una condizione sociale?  Ricordare a tutti, credenti e non credenti, che loro, gli immigrati, sono gli ‘ultimi’?

Immagino che altri queste cose le abbiano pensate, dette, forse anche scritte in questi giorni. Ho letto un bell’articolo di Fabio Russello in questa chiave. Ma francamente il coro di consensi che mi pare l’operazione della Questura abbia suscitato in città mi sembra imperforabile. Mi pare ci sia spazio solo per la testimonianza.

Perciò ti chiedo di pubblicare questa mail.

Un abbraccio

Tano

 

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