CENTRO STORICO. LE PAROLE NON CI BASTANO, ASPETTIAMO ATTI di Melo Pace

  •  Come un’araba fenice, il dibattito cittadino sul Centro storico di Agrigento riaffiora dalle ceneri del desolante scenario della politica nostrana che lo aveva rimosso, per tutta la durata della trascorsa fase amministrativa, dalla sua agenda .
    Ci è voluto la grande forza d’urto del dramma del palazzo Loiacono- Maraventano per reinserirlo nella scaletta degli impegni della nostra casta politica nostrana, in altre faccende affaccendata.
    Apprezziamo il nobile proposito di questo gruppo di valenti amici che vuole intestarsi una così apprezzabile azione di stimolo etico ed intellettuale verso i soggetti politici e sociali, comprese le coalizioni e le forze politiche impegnate nell’attuale campagna elettorale.
    Ma ci si conceda la libertà di esprimere, sin dall’inizio, tutto il nostro doloroso scetticismo considerato l’immane degrado in cui versa il nostro amato centro storico,il grande impegno di spesa che richiederebbe la sua rinascita, l’assenza di un gruppo politico dirigente all’altezza del compito ma soprattutto il momento di grave crisi economica recessiva che sta travolgendo drammaticamente gli ultimi argini dello Stato Sociale che,sottraendo fondi e risorse finanziarie agli Enti Locali, renderà ancora più ardua la realizzazione di un siffatto ambizioso progetto di riqualificazione urbana.
    Ma è la mancanza di una idea organica di “ Centro Storico”, in un momento così difficile di assolutismo cognitivo che giustifica interventi di destabilizzazione di imponenti equilibri territoriali,quali quelli in opera nella Val di Susa, che complica ancor più le cose.
    Immaginiamo cosa può significare, in un contesto così destabilizzato,come il nostro,realizzare un’opera come Terra vecchia di Girgenti, in termini di sicurezza e qualità della vita per gli abitanti; che impatto devastatorio potrebbe avere sui già precari e delicati equilibri geo-ambientali di quella importante area urbana.
    Da circa 3 anni ci stiamo battendo,con tutte le forze, all’interno di un’area limitrofa al progetto Terra Vecchia, la via Saponara ,contro un notabile locale e politico dell’ultima ora, neo paladino di una crociata di eticizzazione del costume politico, proprietario di un ampio complesso di immobili fatiscenti, abbandonati all’incuria, che costituiscono un’attentato alla pubblica e privata incolumità.
    Il tutto nell’assenza più assoluta dei pubblici poteri che, con fare azzeccacarbugliesco, si sono sottratti ai loro doveri di sorveglianza e nell’indifferenza di un ceto politico dirigente preoccupato soltanto ad impinguare i suoi loschi traffici; propaggine di un ceto politico dominante, ancor più determinato di loro a colpire ciò che rimane in piedi dello Stato Sociale.
    E allora, se vogliamo affrontare seriamente il problema della rinascita del Centro storico,dobbiamo anzitutto sottrarci al furbesco gioco del “vogliamoci bene tutti, appassionatamente”:
    Incominciare,ovvero, a parlare, una volta per tutte, il linguaggio della verità che rende liberi gli uomini e non nasconderci dietro la facile demagogia e la loquela degli innovatori dell’ultima ora.
    Ci aspettiamo atti.
    Fatti e non parole o programmi futuristi da inserire in una agenda politica di impegni che saranno, come al solito, disattesi quando si saranno consolidati i nuovi equilibri politico-affaristici post-elezioni amministrative,sulla pelle della città e del suo Centro Storico.
    Siamo altresì fermamente consapevoli che la battaglia per la rinascita del Centro storico di Agrigento sarà combattuta sulla pelle della povera gente, che già sta pagando un prezzo troppo alto solo per abitarvi.
    Immaginiamoci se questa gente uscisse per un attimo dal suo piccolo particolare ed estendesse lucidamente lo sguardo alle dinamiche politico-affaristiche che stanno determinando la loro morte sociale e civile e dunque il loro mancato riscatto dalla poverta’, dalla emarginazione e da ormai sempre più probabili tragedie, come quella di Favara dove hanno perso la vita due piccole innocenti creature e una famiglia si è sbriciolata sotto le macerie di una delle innumerevoli palazzine fatiscenti che costellano i nostri degradati centri storici.
    Immaginiamocelo per un attimo cosa potrebbe succedere se la gente diventasse, a partire dalle dure contraddizioni della vita sociale, consapevole di tutto ciò.
    Invece,siamo costretti ad ascoltare il rullio assordante dei tamburi di guerra della casta che nell’attuale agone politico è tutta protesa narcisisticamente all’affermazione elettorale di sé, i suoi programmi avveniristici,le sue ridicole promesse di rinascita.
    Non sentiamo più, da troppo tempo, la voce sommessa della Chiesa locale e del suo Vescovo:
    Non è certamente un segnale di speranza.
    Vuol dire che le cose e gli eventi hanno preso un corso che prelude a scenari ancora più preoccupanti dell’attuale e che non ci sono in atto, nel corpo vivo della società agrigentina,gli anticorpi ovvero le forze morali, economiche e politiche per arginare questa immane slavina di fango?
     
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