IL GOVERNO MONTI PASSERA, OVVERO UN GOVERNO GRANDE BORGHESE di Giovanni di Girgenti
Lo schema, secondo la vulgata marxiana, sarebbe il seguente: la grande borghesia ha preso in mano direttamente il controllo del governo senza la mediazione del ceto piccolo e medio borghese, proponendo un patto generoso di subalternità alla sinistra parlamentare.
Il patto potrebbe dirsi così: rinuncia alla difesa di alcuni interessi popolari e noi ti garantiamo spazi istituzionali dove allocare il tuo ceto politico nei prossimi anni.
E' una formula brutale? Allora traduciamola così: per la prima volta la grande borghesia italiana sempre timorosa di sé, amante del dietro le quinte e propensa a delegare alla media e piccola borghesia destrorsa o cattolica la gestione del potere istituzionale, per la prima volta prova a prendere nelle sue mani il destino del paese proponendo un patto nazionale al centrosinistra.
Lo stile è grande borghese, raffinato, colto, cosmopolita, religioso in senso manzoniano senza devozioni acritiche; lo stile affascina la sinistra che è stata spesso l'approdo estetico della borghesia italiana ostile al plebeismo e alle meschinità piccolo borghesi.
Un giolittismo del duemila che speriamo non ripeta nel sud il patto con i mazzieri e i malavitosi denunciato da Salvemini.
La borghesia italiana, la grande borghesia italiana, per rendere duraturo tale patto nazionale dovrà sacrificare la rapacità del grosso del ceto politico di centrodestra e degli interessi sociali da esso tutelati fin qui. Le reazioni saranno furiose fino a mettere in forse la tenuta della stessa democrazia via via che si procedesse alla razionalizzazione istituzionale, alla liberalizzazione dell'economia e alla affermazione della legalità.