FENOMENO E NOUMENO IN GIULIANO FERRARA di Giovanni di Girgenti
Submitted by redazione on Mon, 19/09/2011 - 13:05
“Fatte le sue scuse, ammessi i suoi errori, umano e vero, Berlusconi deve resistere e contrattaccare. È una missione quasi impossibile, l’unica degna” (Il giornale del 18 settembre 2011) . Giuliano Ferrara col cuore in mano lancia a Berlusconi il suo ennesimo appello. Che non sarà accolto. Berlusconi non chiederà scusa, non ammetterà i suoi errori, tanto meno in una testimonianza davanti ai pm napoletani, e soprattutto non ha modo di andare al contrattacco.
Ferrara lo sa, ma insiste con l’attribuire, oltre ogni evidenza empirica, risorse intellettuali, energie politiche e capacità miracolistiche ad un uomo che ormai si è rivelato per quello che è sempre stato: un venditore di fumo.
Ferrara ricade nello stesso errore che i suoi compagni comunisti facevano al tempo del socialismo reale: vedevano la miseria di quelle società, la loro natura dispotica, la insensatezza dei loro meccanismi economici, ma finivano col ritenerli fenomeni riduttivi di noumeni che ben altre potenzialità avrebbe dispiegato. Ferrara invece ruppe col comunismo proprio nel momento in cui capì che fenomeno e noumeno coincidevano e che l’inaccettabilità delle realtà comunista non contraddicesse ma inverasse le premesse teoriche che le fondavano.
Con Berlusconi questo modello ancora non scatta in Ferrara. Sì certamente, figurarsi se lui non è pronto ad ammetterlo, le realizzazioni di Berlusconi non sono esattamente quelle che lui aveva prospettato, ma la cosa non mette in discussione il soggetto e le sue idee ma la pochezza della realtà che ne è seguita.
Ad ogni empirica smentita delle aspettative modernizzanti e liberali riposte in Berlusconi si intrecciava la sicurezza di un altro tempo e di un’altra fase nelle quali si sarebbero dispiegate felicemente e ciò in virtù di un assioma indimostrato che fa coincidere Berlusconi con la libertà.
Non si tratta soltanto di un’illusione teorica, ma di un grave errore politico: prolungare l’agonia del governo Berlusconi, ritenendo il capo capace ancora di spinte propulsive, renderà molto più difficile ripartire con quel progetto di risanamento dell’Italia che dovrà includere certamente alcune esigenze liberali poste da Ferrara , da Berlusconi non realizzate e la cui praticabilità oggi presuppone la sua uscita di scena.
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