ALFANO, LIQUIDATORE O FONDATORE? di Giovanni di Girgenti
Submitted by redazione on Mon, 04/07/2011 - 09:34
La scena è la seguente: Berlusconi e Alfano si alzano dal tavolo posto ai lati del palcoscenico, quello dove ci sono anche Verdini, Lupi e compagni; si spostano verso il centro per ricevere l’omaggio dell’assemblea; Berlusconi è avanti e Alfano lo segue, Berlusconi tende la mano ad Alfano, con l’intenzione di condurlo per mano verso il podio, ma Alfano lascia cadere la stretta e va avanti da solo.
Il linguaggio del corpo a volte rivela di noi più delle parole. In questo caso il corpo di Alfano ha espresso una resistenza o un’intenzione? Attenzione: il gesto è stato morbido, ma deciso: come dire grazie di tutto ma posso procedere da solo. Bersani ha sbagliato: e non solo nel bon ton: Alfano non sarà il segretario di Berlusconi, ma di un partito, del principale partito della maggioranza di governo e forse del primo partito italiano.
Nel suo discorso di insediamento, aldilà dei riconoscimenti dovuti a chi lo ha incoronato, Alfano ha tracciato l’identità di un partito molto diverso da quello che gli viene consegnato. Un partito orizzontale, aperto alle primarie, degli ‘onesti’, dei capaci e meritevoli, un partito il cui liberalismo non si esprime nel culto dell’individuo e delle possibilità di arricchimento e di successo, ma nell’autonomia della società dallo stato e nella sussidiarietà, un partito fortemente agganciato ai valori della chiesa attuale, nazionale, solidaristico.
Un partito ancorato al centro. Una neodemocrazia cristiana. Queste ovviamente sono le intenzioni, ma non è detto che diventeranno realtà. Alfano potrebbe risultare il Martinazzoli del Pdl, il suo liquidatore cioè, o lo Sturzo del 2000, il fondatore cioè di un nuovo partito. E il paradosso è che il successo del suo mandato passa attraverso il tramonto rapido del suo mentore.
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