I SOCIAL NETWORK E LA TELEVISIONE: QUANDO L'INFORMAZIONE LIBERA E UNISCE. STORIA DI UN PREGIUDIZIO di Zar

Di recente sono stato in Kenya in vacanza premio aziendale. Ho alloggiato in un bellissimo resort a 5 stelle, pieno di tanti confort, che contrastavano con la realtà delle capanne di paglia e creta dei villaggi circostanti. Devo confessare che questo contrasto così forte, che metteva ancora di più in risalto la povertà assoluta di quei posti, mi ha colpito ma non in modo così profondo. Quasi non mi ha fatto impressione vedere ragazzi andare in giro scalzi per le strade impolverate, vestiti con indumenti regalati dal turista indifferente di passaggio e diventati ormai così sporchi da nascondere il marchio occidentale, così importante per noi ed evidentemente meno per chi pensa soprattutto a soddisfare un bisogno primario: coprirsi. Avevo già visto tutto questo in TELEVISIONE, nelle tante foto di amici che erano già stati in Kenya o nei tanti posti simili che il pianeta, purtroppo, ci offre ancora nel terzo millennio.
Non mi ha particolarmente colpito, come esperienza unica e particolare, da portare con me in Italia, neanche il bellissimo safari di due giorni passato nel secondo parko nazionale più grande dell’Africa, a scattare foto agli animali indifferenti al mio passaggio, quasi fossero abituati a me come io lo ero ''quasi'' a loro, avendoli visti così tante volte in televisione. Posti belli, bellissimi ma dove le emozioni sono state quasi sfuocate dal ''già visto'', anche se in TELEVISIONE.
In Kenya molte persone, giovani perlopiù, cercano di tirare avanti vendendoti i souvenir del posto: giraffe, elefanti di legno e anche, con la stessa innaturale disinvoltura imposta dalla povertà, sesso e magliette. Ricordo in particolare un ''vu cumprà'', come diremmo noi, che voleva vendermi una bella maglietta che, qualche giorno prima, avevo visto a un mio collega. Questo ragazzo però non aveva con sé la maglia e doveva andarla a prendere a Malindi, a 10 km dal resort in cui alloggiavo e, per questo, voleva che gli anticipassi i soldi affinché potesse andarla a prendere tornando da me nel pomeriggio. Inizialmente non mi fidavo di lui: il giorno dopo dovevo ripartire per l’Italia e pensavo che il ragazzo potesse benissimo sparire con i miei soldi. Alla fine ho pensato che al massimo avrei perso soltanto 8 euro e ho dato i soldi a questo ragazzo keniano di nome FRANCESCO.
Insomma, ho cambiato idea! Ho fatto bene a cambiare idea? Per saperlo invito il lettore ad arrivare alla fine di quanto ho da dire nelle prossime righe.

Vi capita mai di cambiare idea? Solo gli idioti non cambiano idea! Non chi è invece consapevole di vivere in una società aperta dove ''il futuro incerto è ancora da venire, con tutta la sua possibile varietà''. A me, ad esempio, nel recente passato è capitato di giudicare male l’utilizzo dei SOCIAL NETWORK! Tutti abbiamo però visto il potere di aggregazione che Facebook ha avuto nelle proteste in Nord Africa portando, con un tam tam inarrestabile e dirompente, la gente in piazza. Chi l’avrebbe mai detto?

Che cosa hanno di così potente questi nuovi mezzi di comunicazione di massa? Qual è la loro forza?
Di sicuro hanno la capacità di mettere in contatto migliaia di persone; credo però che questa peculiarità non sia sufficiente a spiegarne il successo. A tal proposito, sarebbe interessante sentire il parere di chi qualche anno fa avvertiva sul pericolo dei nuovi mezzi di comunicazione di massa come la TELEVISIONE. Mi riferisco, ad esempio, a Pasolini che considerava ''niente di più feroce della banalissima televisione'' o, ancora di più, al filosofo K. Popper che affermava persino che la ''civiltà è messa in pericolo dalla televisione''. In particolare, Popper era preoccupato per gli effetti ''diseducativi'' della televisione perché riteneva che un bambino normale chiude gli occhi per non vedere la violenza. Il fatto che la gente si abitui (e non chiuda più gli occhi) a vedere scene di violenza, che questa diventi il suo pane quotidiano, ciò distrugge la civiltà.''. Per questi motivi Popper riteneva che la televisione andasse regolamentata senza per questo negare la libertà di espressione, di stampa e di pensiero; infatti, secondo Popper ''ogni libertà deve essere limitata. Non esiste libertà che non abbia bisogno di essere limitata. Dovunque ci sia libertà, la miglior forma di limitazione è quella che risulta dalla responsabilità dell'uomo che agisce. Se egli è un irresponsabile subirà le sanzioni previste dalla legge.'' In quest’ultimo passaggio troviamo, a mio parere, la risposta del perché i nuovi social network sono mezzi di comunicazione così potenti e aggreganti di cui non bisogna aver paura perché sono democratici: essi responsabilizzano chi li utilizza! Su un social network, infatti, chiunque faccia un’affermazione non vera può essere immediatamente contraddetto da chi non la pensa come lui e ha la possibilità di dimostrare con prove concrete il contrario. Sui social network attori e spettatori sono gli stessi; tutti possono intervenire rimanendo singoli individui, in una dialettica continua che progredisce e partorisce nuove idee. I contenuti dei social network sono per definizione prodotti dalla rete, accessibili a tutti e determinano il successo di una discussione; la rete è democratica.
Al contrario la televisione è nata come mezzo passivo, dove i contenuti vengono imposti agli SPETTATORI da pochi ATTORI. In televisione i contenuti sono predefiniti e arrivano dall'alto senza possibilità di contraddittorio. Il successo non è determinato dai contenuti ma dall’auditel che impone un certo modo di fare televisione. Parafrasando ancora Popper ''c'è una escalation nel modo di fare televisione. Le cose devono essere rappresentate sempre più forti, sempre più realistiche e orribili. Questa escalation è cominciata qualche anno fa. E dopo di allora le cose sono peggiorate continuamente''. Le cose sono di sicuro peggiorate da quando qualcuno ha utilizzato il potere della televisione per imporre ''un modo di pensare'' o, per meglio dire, di NON PENSARE. Sempre secondo Popper ''la televisione ha un immenso potere educativo e questo potere può far pendere la bilancia dal lato della vita o da quello della morte, dal lato della legge o da quello della violenza. E' evidente che si tratta di cose terribili! ... Ogni potere, e soprattutto un potere gigantesco come quello della televisione, deve essere controllato''.

A mio parere la rete e i nuovi social network hanno un potere che si auto-regolamenta! Io credo molto nella funzione di controllore della rete anche degli altri sistemi di comunicazione. Ho per questo motivo cambiato idea sull'utilizzo che i giovani fanno di facebook, perché molti di loro mettono in comune esperienze vissute VERE, tornando alla realtà delle loro ESPERIENZE e delle loro EMOZIONI, liberandosi dai modelli e dalle idee imposte da altri, dittatori o televisione che sia!
Questa possibilità offerta dai nuovi mezzi di comunicazione è in fieri, in evoluzione, oggi ne stiamo vedendo in primi frutti positivi in NORDAFRICA e tutti sappiamo di cosa stiamo parlando. Ritengo positivo il fatto che l'utilizzo dei social network si stia diffondendo sempre di più. Chi ha la mia età, e non è quindi più giovanissimo, utilizza facebook come mezzo di ricerca e di comunicazione, esattamente come qualche hanno fa si utilizzava il telefono; per i più giovani, invece, facebook è un NUOVO MEZZO di comunicazione, diverso dal telefono: è un vero prolungamento di se stessi!
Nel frattempo però la televisione continua a mietere le sue vittime, tra i più anziani e i meno informati, distorcendo la realtà, strumentalizzandola spesso a fini politici.

Penso, ad esempio, alla visione distorta del problema dell’IMMIGRAZIONE che i mezzi di comunicazione ci propinano quotidianamente: le immagini dei disperati che sbarcano a Lampedusa e invadono la tranquillità dei nostri posti di vacanza ci disturbano fino a farci DIMENTICARE che siamo stati clandestini anche noi.

PERCHE’? Credo che la motivazione vada ricercata nell’ignoranza, intesa come mancanza di informazioni corrette: ciò che non conosciamo, conosciamo poco o male, ci fa paura.
Penso, inoltre, che abbiamo paura dell'altro diverso da noi perché abbiamo perso la FIDUCIA NELL'UOMO, abbiamo dimenticato la solidarietà come valore fondamentale di una società civile. Perché fidarsi dell'altro quando vediamo in continuazione truffe, omicidi, violenza, guerre, inganno, tutti disvalori che vengono continuamente ''passati'' in tv in dosi che ci hanno intossicato l’anima e ci hanno cambiato, stravolgendo il modo in cui ci rapportiamo agli altri. Siamo sempre di più indifferenti a quello che ci succede attorno e sempre più preoccupati di difendere soltanto il nostro orticello. L'INDIFFERENZA uccide la socialità e crea l’ambiente ideale in cui pochi attori possono influenzare il destino di molti spettatori. Come ha ricordato Don Gallo nel suo recente libro ''Sono venuto per servire'' l'indifferente è fuori dalla storia. Bisogna impegnarsi in prima persona e non lasciare che altri decidano per noi. Occorre informarsi, ragionare con la propria testa, verificare quello che ci viene detto dagli altri e dalla televisione, parlare con le persone. Come ha scritto Riccardo Contrino in questo Blog a proposito degli immigrati ''non sappiamo niente fino a quando non ci fermiamo a parlare con loro, finché non li guardiamo negli occhi e gli chiediamo come va''.

In Kenya io non ho guardato negli occhi Francesco e non l'ho ascoltato veramente quando mi diceva: ''dammi i soldi, andare a Malindi e tornare con maglia.''
Francesco è tornato da me quel pomeriggio e mi ha portato la maglia che gli avevo chiesto con la scritta ''HAKUNA MATATA'' (NESSUN PROBLEMA) dandomi una lezione di onestà e di correttezza che ricorderò per sempre; è stata l’esperienza vera e unica che ho portato in Italia dal mio viaggio. Con Francesco siamo diventati amici, ci siamo scambiati la mail e mi ha scritto che gli piacerebbe un giorno venire in Italia. Gli ho risposto con questa mail: ''non venire in Italia, cerca di STUDIARE perché il tuo paese ha bisogno della tua onestà e del tuo entusiasmo. Da noi è sempre più difficile studiare, siamo troppo impegnati a guardare la televisione!''.

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