SE NON FOSSE PER QUESTO CIELO...ZAMBUTO TRA SOGNO E REALTA' di Fanny Bianchi
Submitted by Suddovest on Tue, 15/04/2008 - 21:25
E’ l’anno 2007. Sogno a lungo, le immagini elaborate restano indelebili nella mia memoria. C’è un giovane candidato a sindaco nella mia città, tira aria di cambiamento, di libertà, di autonomia della classe dirigente dal vecchio servilismo indecente. Assistiamo partecipi ad una campagna elettorale frizzante, festeggiamo come ebbri di gioia, di speranza e saltiamo, battiamo le mani inneggiamo al suo nome:”Marco Marco” per una città migliore, socialmente migliore.
La mia città è bellissima, come una giovane donna bella e talentosa, inconsapevole delle sue potenzialità, ha bisogno di essere cullata e dolcemente rassicurata, ha bisogno che qualcuno con estrema fiducia sviluppi e assecondi le sue qualità, senza secondi fini, solo per amore.
Questo succede nel sogno: Agrigento trova nel giovane sindaco l’uomo più valido della sua storia moderna. Si predispone una comune migliore visione della vita, dei rapporti sociali, degli investimenti di capitali economici e culturali. Nessuno intende ancora adagiarsi e accontentarsi.
L’opera del nuovo Sindaco trasforma il centro storico. I piani terra delle case diroccate diventano delle botteghe di artigiani, numerosi artisti s’incontrano e discutono con passione, eliminando per sempre l’apatia dei cittadini. Tutti sono coinvolti. Le case del centro storico si vestono di bellezza e non circolano più le automobili.
La gente è entusiasta, i turisti pullulano per le strade e i ristoranti raddoppiano, le dolcerie triplicano. I profumi per la strada sono invitanti e i rumori confortanti. Nei vicoli si diffonde, offerta dal Comune, l’Ottava di Malher, domani ascolteremo un’altra opera. Che benessere! Quante mostre, quanti concerti. Ogni evento culturale di spessore deve passare per Agrigento. I rapporti con il nostro caro sindaco s’infittiscono di amichevole fiducia, di collaborazione vera, costruttiva. I cittadini si preoccupano dei problemi comuni, pongono all’attenzione della giunta disagi sociali, l’interesse personale è consequenziale e secondario. La città è rinata. L’immagine della sua imponente bellezza non è più solo una notizia storica.
Ma la tristezza della delusione ci coglie improvvisamente, senza mezzi termini.
Il giovane uomo, troppo giovane, non ha imparato che in politica la vera forza, quella indistruttibile proviene solo dal popolo elettore. Nessun uomo ricco e potente può sostituirsi al consenso unanime di una forza tanto autentica e autonoma, appassionata dal condiviso interesse.
Certo, noi Agrigentini pecchiamo spesso di pigrizia intellettuale e dopo i festeggiamenti postumi all’elezione, ci siamo rintanati nelle nostre case, insensibili al concetto di partecipazione attiva alla politica della nostra città. Ho partecipato nel mese di Novembre circa, ad un’assemblea organizzata dal Sindaco per comunicare agli abitanti del rione “Fontanelle”, le novità sul programma della Giunta. Nella sala c’erano venti partecipanti.
Se non fosse per questo cielo dal colore divino, per questo sole che illumina tutto l’anno la splendida valle, non distinguerei più la vita dalla morte.
La mia città è bellissima, come una giovane donna bella e talentosa, inconsapevole delle sue potenzialità, ha bisogno di essere cullata e dolcemente rassicurata, ha bisogno che qualcuno con estrema fiducia sviluppi e assecondi le sue qualità, senza secondi fini, solo per amore.
Questo succede nel sogno: Agrigento trova nel giovane sindaco l’uomo più valido della sua storia moderna. Si predispone una comune migliore visione della vita, dei rapporti sociali, degli investimenti di capitali economici e culturali. Nessuno intende ancora adagiarsi e accontentarsi.
L’opera del nuovo Sindaco trasforma il centro storico. I piani terra delle case diroccate diventano delle botteghe di artigiani, numerosi artisti s’incontrano e discutono con passione, eliminando per sempre l’apatia dei cittadini. Tutti sono coinvolti. Le case del centro storico si vestono di bellezza e non circolano più le automobili.
La gente è entusiasta, i turisti pullulano per le strade e i ristoranti raddoppiano, le dolcerie triplicano. I profumi per la strada sono invitanti e i rumori confortanti. Nei vicoli si diffonde, offerta dal Comune, l’Ottava di Malher, domani ascolteremo un’altra opera. Che benessere! Quante mostre, quanti concerti. Ogni evento culturale di spessore deve passare per Agrigento. I rapporti con il nostro caro sindaco s’infittiscono di amichevole fiducia, di collaborazione vera, costruttiva. I cittadini si preoccupano dei problemi comuni, pongono all’attenzione della giunta disagi sociali, l’interesse personale è consequenziale e secondario. La città è rinata. L’immagine della sua imponente bellezza non è più solo una notizia storica.
Ma la tristezza della delusione ci coglie improvvisamente, senza mezzi termini.
Il giovane uomo, troppo giovane, non ha imparato che in politica la vera forza, quella indistruttibile proviene solo dal popolo elettore. Nessun uomo ricco e potente può sostituirsi al consenso unanime di una forza tanto autentica e autonoma, appassionata dal condiviso interesse.
Certo, noi Agrigentini pecchiamo spesso di pigrizia intellettuale e dopo i festeggiamenti postumi all’elezione, ci siamo rintanati nelle nostre case, insensibili al concetto di partecipazione attiva alla politica della nostra città. Ho partecipato nel mese di Novembre circa, ad un’assemblea organizzata dal Sindaco per comunicare agli abitanti del rione “Fontanelle”, le novità sul programma della Giunta. Nella sala c’erano venti partecipanti.
Se non fosse per questo cielo dal colore divino, per questo sole che illumina tutto l’anno la splendida valle, non distinguerei più la vita dalla morte.
CHI E' FANNY BIANCHI
Non sono nata ad Agrigento. Ci vivo dall’adolescenza e per anni sono andata in giro con gli occhi bendati, rimpiangendo lo straordinario panorama dell’etna che si tuffa nel mare. Inconsapevolmente, mi ritrovo catturata dall’immagine che ogni giorno mi abbaglia percorrendo la via Panoramica dei Templi, mi sorprende non appena supero la curva ombreggiata dal grande antico albero.
Puntualmente come se non conoscessi a memoria ogni particolare di quella immagine, mi colpisce con un colore infinitamente umano, ogni giorno dalle sfumature diverse, commovente, immobile, generoso. E’ questo che mi conforta dalla consapevolezza di vivere nella peggiore città d’Italia.
Adesso so che non andrei mai via.
Puntualmente come se non conoscessi a memoria ogni particolare di quella immagine, mi colpisce con un colore infinitamente umano, ogni giorno dalle sfumature diverse, commovente, immobile, generoso. E’ questo che mi conforta dalla consapevolezza di vivere nella peggiore città d’Italia.
Adesso so che non andrei mai via.
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