I MIEI NIPOTI STUDIERANNO UN ALTRO VENTENNIO di Pimenton
Submitted by redazione on Tue, 15/04/2008 - 12:49
“Siamo vicini alle elezioni, Friedrich. E dobbiamo vincerle a tutti costi se vogliamo che siano le ultime”.
Helmut Griem a Dirk Bogarde in La caduta degli dei, 1969.
Berlusconi ha vinto le elezioni. Inconfutabile. Ha trionfato con un distacco dal centrosinistra per molti inaspettato. Non ci sono brogli. Entriamo nel quindicesimo anno del suo governo e alla fine di questa legislatura aggiungeremo cinque anni. Totale: 20. I miei nipoti studieranno un secondo “ventennio”.
Formalmente i quindici anni non sono stati continui. Sostanzialmente però Forza Italia e le sue trasformazioni prima in Casa, poi in Popolo delle libertà hanno continuativamente rappresentato e rappresentano il primo partito italiano. La vittoria, sofferta e fiacca, di Prodi nel 2006 fu il frutto della creazione dell'Unione, un gruppo eterogeneo e per nulla coeso di partiti, schierati in una disordinata falange per l'antiberlusconismo, una macchina confusa in ritardo rispetto all'economia dello sguardo berlusconiano, sempre prevaricante e onnipotente.
Cominciò tutto così: la reinvenzione di un linguaggio. Questo è stato il vero contratto con gli italiani, ed è stato sottoscritto molto prima di quello programmatico negli studi di Bruno Vespa. Berlusconi si è reso testo, ha costruito attorno a sé un genere letterario, ha preso sulle sue spalle il duplice ruolo di produttore e prodotto culturale, si è autogenerato, autorafforzato, autoirritato, vorticando su sé stesso, ma riuscendo sempre a trovare l'uscita dell'eterodirezione in quel patto di negoziazione linguistica con gli (e)lettori: ha ideato stili e contenuti di immediata riconoscibilità; ha distribuito reiteratamente e in modo massiccio attraverso molti canali di comunicazione ( nulla di più semplice nel suo caso); ha creato le condizioni per essere cognitivamente fruito da un elettorato emotivamente predisposto, un elettorato sapiens divenuto videns, per dirla con Sartori. Quando si parla della “forza mediatica di Berlusconi” è importante tener presente che non si tratta solo di un volto che “buca il video”. Egli agisce come un mezzo di comunicazione di massa post moderno, come la televisione di cui ci ha parlato Luhmann: garantisce l'infinita prosecuzione dello spettacolo, e per ogni trasmissione promette un' ulteriore trasmissione. Posto in esistenza questo modello, era mai possibile la sopravvivenza di un uomo politico dalla voce bassa, dai toni sobri, con poco senso dell'umorismo, palesemente avanti con gli anni e con un paio di occhiali grandi quasi come la sua faccia? No. Prodi non è piaciuto. Non poteva piacere.
Da giovane di centrosinistra mi preparo ad affrontare questo quinquennio con la capacità di meravigliarmi che ho avuto nel precedente governo del “principale esponente”. Meravigliarmi di fronte ai tanti truffaldini “si può fare”, un motto chiaro, di cui Veltroni si è inconsapevolmente e in buona fede appropriato, ma che, pur se non dichiarato, esiste da quando lui scriveva le recensioni ai film sul Venerdì di Repubblica. “Si può fare” governare ed essere padroni dei mezzi di comiunicazione. “Si può fare” la legge Cirami. “Si può fare” cacciare da un azienda un professionista ottantenne di altissimo profilo. “Si può fare” dare del capò ad un parlamentare europeo. “Si può fare” la sospensione dell'articolo 18. “Si può fare” definire eroe un uomo condannato a tre ergastoli. “Si può fare” chiedere le dimissioni del Capo dello Stato.
Nel programma del Pdl c'è la riscrittura della Costituzione (anche della prima parte), proposta essenzialmente dalla Lega Nord, altra trionfatrice inattesa di queste elezioni. Mi chiedo se ai nipoti di cui sopra sarà mai data la possibilità di andare a votare. Lo spero.
Mi rinfranca tuttavia la massiccia presenza del Partito Democratico in parlamento, un movimento cresciuto in sei mesi e che avrà l'opportunità di contare in modo significativo, se ne sarà capace. Dovrà continuare a comunicare agevolmente ed efficacemente e soprattutto dovrà portare avanti il cammino di semplificazione che il suo leader ha promesso durante appassionanti comizi.
Dopo queste righe, per me catartiche, vorrei essere in grado di spezzare il pessimismo che obnubila il pensiero sul mio e sul nostro futuro. Per la terza volta ancora accolgo il dato di fatto e mi ripeto “aspettiamo”. Per la terza volta ancora gonfio i polmoni di realismo.
Auguri, Presidente.
Buon lavoro, Walter.
Pimenton e' una ventiseienne romana che guarda spesso a suddovest
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