Nei giorni scorsi, come tanti in Italia e soprattutto in Sicilia, sono rimasto sconvolto dalla tragedia di Favara, con quel disgraziato crollo che ha tolto la vita a Marianna e Chiara, due splendide bambine.
Mi rendo perfettamente conto delle innumerevoli difficoltà che vive la nostra isola e delle tante contraddizioni che spesso, forse troppo facilmente, ne fanno una terra ritenuta irredimibile.
Ma, al di là di ogni contrapposizione politica e con autentico spirito di collaborazione mi permetto di suggerire una concreta iniziativa legislativa che potrebbe almeno permettere immediatamente alla Sicilia, unitamente agli altri interventi, adottati o programmati, di dotarsi di alcuni strumenti normativi indispensabili per consentire, quantomeno ai privati, di ristrutturare i fatiscenti edifici di loro proprietà nei centri storici siciliani.
Nella nostra terra infatti vige ancora una legge urbanistica vecchia di trent'anni, la legge regionale n. 71 del 1978 ed i nostri centri storici sono stati "imprigionati", con una semplice norma di principio, contenuta nell'art. 1 della legge regionale n. 70 del 1976, una legge che di anni ne ha trentaquattro.
In aderenza al dettato normativo oggi vigente nella nostra Regione è pertanto quasi impossibile - ed antieconomico - per i privati, intervenire nei loro immobili siti nei centri storici - in gran parte fatiscenti -, se non attraverso azioni di solo risanamento conservativo, essendo esclusa la possibilità di interventi di ristrutturazione edilizia in assenza di piani particolareggiati.
Conoscete bene lo stato della pianificazione urbanistica in Sicilia: pochi Comuni hanno potuto dotarsi della pianificazione attuativa, anche a causa di costi insostenibili e la pianificazione generale è anch'essa quasi vecchia di trent'anni.
Non sfugge infatti che più del 60% dei Piani regolatori e dei programmi di fabbricazione dei nostri Comuni sono stati redatti tra il 1969 e la fine degli anni '90.
Pertanto con la generale riforma della materia urbanistica ferma ed immobile da anni per ragioni che non sto qui a ricordare, i privati lasciano andare in malora i loro edifici che continuano a crollare, uno dopo l'altro, dopo qualche piovasco un pò più forte dell'ordinario.
E per quei privati che osano risistemare il loro patrimonio edilizio nei centri storici, grazie alla confusione che regna nella materia dalle nostre parti, ecco arrivare frequentemente esposti e denunce e l'inevitabile intervento della magistratura penale.
La mia è una proposta molto semplice.
Portare all'esame dell'Assemblea regionale siciliana un testo di legge che comprende un solo articolo:
"Si applica nel territorio della regione siciliana, il Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, approvato con il D.P.R. n.380 del 06 giugno 2001".
Ovviamente nulla impedisce al Governo della Regione ed all'Assemblea regionale, nell'ambito delle loro competenze, di poter continuare a ragionare su un assetto urbanistico per la nostra isola che migliori le previsioni normative nazionali.
Ma con l'integrale recepimento della normativa nazionale in materia, si consentirebbe da un lato di dotare la Sicilia di una disciplina finalmente organica della materia e dall'altro i privati disporrebbero di alcuni strumenti normativi utili a risistemare i loro immobili.
Penso alla possibilità seppur condizionata, prevista dall'art. 9 del Testo unico, di agire con interventi di ristrutturazione edilizia anche in aree in cui non siano stati approvati gli strumenti attuativi previsti dagli strumenti urbanistici generali come presupposto per l'edificazione.
Penso ancora alla semplificazione delle procedure che deriverebbe dall'applicazione per intero dell'istituto della D.I.A. (denuncia di inizio attività) previsto dall'art. 22 del Testo unico anche con riferimento proprio agli interventi di ristrutturazione edilizia disciplinati dalla lettera c) del primo comma dell'art. 10.
E tale integrale recepimento consentirebbe altresì di fare definitivamente chiarezza sulle contrastanti interpretazioni in materia che troppo spesso vedono, l'un contro l'altro armati, diversi uffici della Regione siciliana.
Last but not least si tratta di un provvedimento che ritengo non comporti significativi impegni di spesa per le casse regionali: e di questi tempi sarebbe un motivo in più per accellerarne l'approvazione.