AMICI di Vito Bianco

Noi ce lo ricordavamo benissimo quanto tempo era rimasto sotto la pioggia ad aspettare che arrivasse, andando su e giù senza nemmeno pensare a mettersi sotto un portone o un balcone, fissato com'era con la precisione, l'angolo tale, davanti al negozio che vende articoli per la pesca, davanti all'ingresso del cinema ecc., e quindi, e naturalmente, non se l'era sentita di attraversare la strada e trovare un riparo dalla pioggia che poi era diventata grandine e poi nevischio, lui ora nega ma noi ce lo ricordiamo benissimo che aveva parlato proprio di nevischio, aveva detto ''Prima una gran pioggia e poi grandine e nevischio'', l'abbiamo sentito tutti, certo non può sostenere che in tre e nello stesso momento siamo diventati sordi, questo onestamente non può sostenerlo, glielo abbiamo anche detto, ''Non puoi, onestamente sostenere che di colpo tutti e tre siamo diventati sordi'', oppure che ci siamo messi d'accordo sulla stessa bugia per farti un dispetto, come puoi pensarlo, come poteva pensarlo, pensare di noi una cosa tanto meschina, di noi che siamo i suoi migliori amici, mai e poi mai gli faremmo un torto; e a quel punto lui stava per dire che non era vero, che un torto gliel'avevamo fatto, e noi l'abbiamo fermato, gli abbiamo detto quasi all'unisono, ''Aspetta, fermati, segna il passo'', l'abbiamo interrotto per dirgli che se voleva ancora tornare su quella faccenda, beh, allora voleva dire che era un ostinato e un ingrato perché gliel'avevamo spiegato un milione di volte com'erano andate le cose, non poteva fare finta di non aver capito o peggio ancora accusarci di essere in malafede, noi, i suoi migliori amici, quelli con cui aveva diviso i momenti migliori e i momenti peggiori, e lui qui disse, stringendo gli occhi, stringendoli come faceva spesso, per mettere meglio a fuoco il pensiero che voleva comunicare, o forse solo per mettere meglio a fuoco quello che stava guardando, in questo caso uno di noi tre, disse ''Per l'appunto dei peggiori mi piacerebbe parlare'', e noi a ripetere che davvero non riuscivamo a crederci, non credevamo alle nostre orecchie, probabilmente avevamo capito male o lui non si rendeva conto di quello che diceva, che se davvero stava per dire quello che pensavamo stesse per dire allora era un vero ingrato e una testa dura come se ne vedevano poche e che se pensava di ritirare fuori la storia di quando l'avevamo lasciato al campeggio faceva bene a stare zitto, gliel'avevamo detto un miliardo di volte che ci era passato di mente, che si era trattato di un caso raro di amnesia condivisa, c'erano fior di studi sull'argomento, due settimane prima era uscito un articolo sull'argomento persino su Science, e anche su Lancet, fece notare uno di noi, quello che sapeva tutto o quasi tutto sulla teoria delle stringhe e l'antimateria e il bosone di Higgins detto anche il mattone di Dio, se voleva potevamo farglielo leggere, potevamo prestargli tutt'e due le riviste, poteva approfittarne per mettersi al passo con le ultime ricerche nel campo delle neuroscienze, per qualche giorno poteva metterla da parte la letteratura portoghese, ci sono anche altre cose al mondo oltre alla letteratura portoghese, per esempio la scienza.

Bella faccia tosta, bell'amico che era con questa stupida testardaggine, questo cambiare discorso, questo incredibile negare la testimonianza veridica di tre persone che peraltro sono sempre state sue amiche fin dai tempi delle scuole elementari e forse anche prima, uno di noi di sicuro anche prima, e dunque che bisogno c'era, quale godimento perverso gli dava quel negare e negare, fare no con la testa con la faccia di chi non vuole assolutamente sentire ragioni, di chi non vuole ammettere d'essere rimasto sotto la pioggia nonostante che a poche decine di metri ci fosse un riparo, la pensilina di un'edicola di giornali, continuando a bagnarsi e dicendosi che tanto si era già bagnato e che litro più litro meno ormai il danno era fatto e che se doveva ammalarsi si sarebbe ammalato, e poi non poteva correre il rischio di non vederla arrivare o che lei non vedesse lui, non se lo sarebbe mai perdonato, e così il povero Piero aveva continuato a far la sentinella peripatetica su e giù ma sempre e stoicamente a favore d'acqua, e di grandine, e poi di nevischio, l'aveva detto lui, con la sua propria lingua ora diventata lingua biforcuta, che dopo la grandine era arrivato il nevischio e che dopo un'ora di lei, della ragazza, come si chiamava, Leana, Liana...Eliana, non si era vista neppure la forfora o il profumo o la s di pezza o la risata stonata di gallina, insomma niente, neanche l'ombra, e che lui allora aveva cominciato a sospettare che forse non sarebbe venuta (bella forza: aveva un'ora di ritardo: e venivano giù i sette cieli), ma che comunque aveva deciso di restare ancora un po' per principio e perché non si poteva mai sapere, un contrattempo, un ritardo dell'autobus, una storta che ne avesse rallentato il passo, o voleva negare anche questo, voleva forse negare di aver parlato dell'autobus e della storta?; ah, meno male, questo per fortuna non lo negava...; ah, lo negava, incredibile, negava anche questo: secondo lui ancora una volta noi, i suoi amici, i suoi unici amici ci saremmo messi d'accordo, forse siamo sordi anche adesso, oppure rincoglioniti e domani o tra un mese avrebbe detto che questa conversazione non si era mai svolta, l'avrebbe detto col tipico e insopportabile tono professorale, scandendo le parole, avrebbe detto: ''Vorrei farvi notare che la conversazione di cui andate blaterando non ha mai avuto luogo; forse ve la siete sognata''; così come ci siamo sognati di avergli detto chiaramente a senza possibilità di equivoco che la conoscevamo quella Leana, e proprio in risposta ad una sua precisa domanda, o per meglio dire la conosceva bene uno di noi, piuttosto bene a dire il vero, dato che giusto mentre lui passeggiava come un milite sotto la pioggia e poi grandine e poi nevischio (neve vera e propria no, ci pare), Liana o Leana o come accidente si chiamava era a casa con noi, beh, non con tutti e tre, con uno solo, e lui doveva crederci sulla parola se era, come diceva di essere, come aveva sempre detto a destra e a manca nostro amico: sinceramente non ce lo ricordavamo chi era di noi tre, eravamo pronti a giurarlo semmai ce ne fosse stato bisogno, ma vedevamo dalla sua espressione che non ce n'era bisogno, e questo ci rincuorava, non sapeva quanto.
In fondo era un bravo ragazzo, non saremmo stati così amici se lui fosse stato cattivo; e a quel punto uno di noi disse, un po' commosso, ''Vieni, fatti abbracciare'', e così, non so come, ci ritrovammo tutti e quattro abbracciati, anche se lui, notammo, era un po' rigido – la commozione, forse; o la sua benedetta difficoltà a manifestare i sentimenti.
Ecco fatto, pensammo; è proprio vero che nulla vale quanto l'amicizia.

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