Lo stato di generalizzato e preoccupante degrado in cui versa il Centro storico di Agrigento, come è obiettivamente constatabile, non mi pare costituisca una priorità nell'agenda della nomenclatura politica che attinge dal bacino elettorale della nostra città la propria rendita e la propria fortuna politica. Eppure numerosi e prestigiosi sono i suoi referenti politici e istituzionali sia nazionali che regionali. Chi aveva puntato sull'impegno di costoro, quali referenti privilegiati per una auspicata rinascita della città, è rimasto amareggiato e deluso anche se ancora con dosi di entusiasmo e di speranza apprezzabili. Purtroppo l'entusiasmo e la speranza, da sole non sono sufficienti a costruire un progetto di sviluppo, soprattutto quando le casse sono sempre in deficit e i flussi di denaro pubblico tardano ad arrivare. Agrigento è ancora un paradigma delle contraddizioni del Paese Italia ma è necessario che diventi invece una emergenza nazionale, che sia cioè posta al centro dell'attenzione della comunità civile, politica e culturale nazionale. E' necessario, altresì, che tutti coloro che hanno a cuore l'ambito progetto di rinascita della città, come auspicato recentemente dal nostro Vescovo, a partire dalle proprie responsabilità e al di là delle proprie appartenenze politiche facciano fronte comune, in una unità d'intenti, per la salvaguardia del bene comune. Vivere al Centro storico di Agrigento ormai è diventato un incubo collettivo. Le condizioni poco rassicuranti in cui si trova una ampia fetta del suo sottosuolo richiederebbero un forte impegno da parte di chi gestisce i flussi di finanziamenti pubblici per garantire la realizzazione dei sottoelencati obiettivi:
- un monitoraggio continuo delle condizioni idrogeologiche del sottosuolo agrigentino;
- un intervento di consolidamento di quella vasta rete di ipogei che si trovano in condizioni di instabilità;
- un attenzionamento di quei numerosi edifici, soprattutto privati,che costituiscono, per le loro condizioni di assoluta precarietà strutturale, un pericolo per l'incolumità pubblica, come per esempio quelli che insistono nella Via Saponara, supportato da una azione coercitiva sui proprietari, per la messa in sicurezza degli stessi immobili.
Si deve fare, cioè, tutto il possibile, prima che sia troppo tardi, affinchè coloro che hanno il dovere di intervenire ovvero i responsabili della cosa pubblica in primo luogo, i privati cittadini proprietari degli immobili a rischio crolli, gli organi di informazione, la classe politica nel suo complesso, i rappresentanti delle istituzioni intervengano con tempestività, come ha fatto recentemente Mons. Montenegro Vescovo di Agrigento, per scongiurare una nuova tragedia come quella già vissuta negli anni 60 che tanta sofferenza ha arrecato alla nostra comunità civile. Perché l'ignavia che determina tragedie umane costituisce un grande peccato agli occhi di Dio e un grave reato per la giustizia degli uomini che non può restare impunito. Chi ha orecchie per intendere, intenda. *Componente Direttivo Provinciale Cgil-Agrigento