FINI, IL NUOVO PERSEO? di Giovanni di Girgenti

Il libro di Gianfranco Fini  'Il Futuro della Libertà' traccia un progetto politico di grande respiro. Diritti individuali, solidarietà, modelli istituzionali, Europa, superamento degli schematismi ideologici, accoglienza dei diversi. Diciamo subito che la profondità dei temi scelti e la loro concreta declinazione pongono il presidente della Camera su un terreno assai lontano da quello della destra italiana oggi al governo. Fini ci aveva abituato nei mesi scorsi a posizioni pubbliche in dissenso col suo partito, ma in questo libro esse trovano per la prima volta un quadro di riferimento organico.

Sergio Romano, a proposito del libro del presidente Fini, ha parlato di manifesto per una discesa in campo. Già, in quale campo?
Destra, sinistra possono essere ancora le bussole, i marcatori del discorso politico?
Oggi in Italia mi sembra più discriminante un'altra alternativa: quella tra populismo e liberalismo, tra liderismo salvifico e democrazia partecipativa, tra libertà intesa come identificazione mistica col capo e quotidiano esercizio di un potere di controllo, tra 'reductio ad unum' del potere e rispetto delle autonomie sia istituzionale che sociali e civili.
In quali corni dei dilemmi collocare Fini è evidente, come è evidente la sua rotta di collisione col Berlusconi.
Nell'area del centrosinistra si guarda ora con stupore ora con sospetto l'evoluzione di Fini, ma in ogni caso sempre con distacco come se le posizioni del presidente della Camera fossero una vicenda tutta interna alla Destra. Non è così. O meglio: potrebbe non essere così.
Si ha l'impressione, infatti, che Fini abbia potuto vedere negli occhi la Medusa e, come Perseo, ne abbia colto l'abisso devastante senza risultarne pietrificato. E invece di aspettare paziente il suo turno, all'ombra della Medusa, cerca di ridurre i danni, di alzare muri di contenimento, che rallentino lo straripamento del mostro. Non ne denuncia il progetto, non invoca eserciti della salvezza, scommette sul logoramento. Per calcolo? Pensando di raccogliere l'eventuale eredità nel campo della destra? In realtà il punto cui è arrivato il contrasto tra Berlusconi e Fini è tale che un compromesso sembra impossibile. I fatti potrebbero precipitare rapidamente e richiedere una netta collocazione o di qua o di là. Fino a quando Fini potrà resistere sui principi? Barbara Spinelli definisce la politica attuale di Fini come ispirata alla logica del male minore, cioè sta con Berlusconi ma cercando di ridurre i danni. Puntare ad ottenere sempre minori mali rischia di far dimenticare che siamo di fronte comunque al male, diventandone complice, ammonisce la Spinelli. Al punto in cui siamo, per la posta che c'è in gioco, la democrazia, lo stato di diritto, le istituzioni, bisognerebbe osare di più e avere parole nette contro il male. Lo pensa la Spinelli.
E il Pd? Cosa dice il Pd? Può continuare ad assistere compiaciuto al contrasto tra Berlusconi e Fini pensando di goderne alle prossime elezioni o invece chiedere a Fini di tirare tutte le conseguenze dalla sua analisi e insieme puntare alla salvezza della repubblica?
Già alla fine del 2007 Veltroni inspiegabilmente privilegiò il rapporto con Berlusconi, tramite Letta, piuttosto che quello con Fini e Casini. Come sia andata lo si è visto poi alle successive elezioni. Oggi Bersani vuole ripetere lo stesso copione? E se invece con coraggio proponesse a Fini una fase costituente, un patto di 'Catarsi' come quello greco di qualche anno fa, per neutralizzare le derive populiste e riscrivere insieme alcune nuove regole costituzionali di riassetto delle forme dello stato e di aggiornamento delle garanzie, in primis, quelle sulla libertà di espressione e di comunicazione, finite le quali tornare eventualmente a dividersi secondo vocazioni e interessi?
In questo caso il passaggio alle urne sarebbe necessario e decisivo magari dopo aver ripristinato la possibilità degli elettori di scegliere, nelle forme che si vorrà, i propri rappresentanti al parlamento.
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